Eutanasia e biotestamento: la battaglia di Irene, morta a 30 anni

Cronaca

La ragazza si è spenta per un tumore, due giorni dopo aver concluso le procedure per l’aiuto medico alla morte volontaria, in Svizzera, senza però riuscire a raggiungerla. In un video il marito racconta la sua storia. L'Associazione Coscioni: "Biotestamento non basta"

A quattro giorni dall’approvazione in via definitiva della legge sul biotestamento il caso di Irene riaccende il dibattito sul tema del fine vita. La ragazza è morta il 24 agosto 2017, a 30 anni, per un cancro ai polmoni. Aveva predisposto tutto per andare in una clinica Svizzera ed ottenere il suicidio assistito, ma non ha fatto in tempo. Il suo sorriso e i grandi occhi sono stati scelti come nuova immagine della campagna per 'l'eutanasia legale' promossa dall'Associazione Luca Coscioni.

Un video per raccontare la storia di Irene

Irene, nonostante la malattia, è riuscita a viaggiare, adottare un cane, sposarsi. E anche suo marito, Andrea Curiazi, che è rimasto al suo fianco, è diventato il protagonista della battaglia dell’Associazione Luca Coscioni. È proprio lui, infatti, a raccontare la storia della ragazza e la sua battaglia contro il tumore, in un video: nel 2015 una diagnosi di adenocarcinoma polmonare al quarto stadio. Irene aveva contattato la clinica Dignitas nel gennaio 2016, per poi fare richiesta di assistenza al suicidio nell'agosto 2017 e contattare Marco Cappato al ritorno da un viaggio in camper in Nord Europa. La ragazza, però, non ha fatto in tempo ed è morta subito dopo aver presentato tutta la documentazione necessaria ed effettuato il pagamento dell'ultima tranche per avviare la richiesta di "luce verde provvisoria". Irene, dice Andrea, "avrebbe voluto essere padrona del suo destino ma, soprattutto, avrebbe voluto che il suo caso potesse aiutare chi oggi, nel nostro Paese, lotta per fare in modo che venga discussa ed approvata in Parlamento una legge sul fine vita che possa garantire a tutti di decidere autonomamente e di morire degnamente". Per questo l'Associazione Coscioni ha scelto lei come simbolo. 

Dopo testamento biologico, la legge sul fine vita

Ora, per i promotori dell'iniziativa, conquistato il Testamento biologico, "l'obiettivo è il raggiungimento di una legge sul fine vita che consenta la libertà di scelta anche a chi, come Irene, come Fabo, come Dominique Velati, come Davide Trentini, desidera interrompere una condizione di irreversibile sofferenza. Sarà possibile solo con la legalizzazione dell'eutanasia". "Ci batteremo", ribadiscono dall'associazione, "perché questo non avvenga più: in Parlamento c’è già una proposta di legge di iniziativa popolare per l'eutanasia legale, depositata quattro anni e mezzo fa e mai discussa nemmeno per un minuto". La campagna per vivere #LiberiFinoAllaFine, intanto, continua con il consiglio generale Associazione Coscioni del 20 dicembre a Roma, il giorno dell'undicesimo anniversario dalla morte di Piergiorgio Welby

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