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Stupri Rimini, la procura vuole la conferma del carcere per il branco

Cronaca

Oggi (martedì) l'udienza per la convalida dei fermi. I giovani accusati di rapina, lesioni aggravate e violenza sessuale di gruppo potranno raccontare le loro versioni. La Polonia ha chiesto l'estradizione

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Il gruppo di quattro giovani stranieri accusati degli stupri di Rimini arriva al primo vaglio giudiziario con accuse che potrebbero portare a pene fino a 20 anni di reclusione. E con la richiesta della misura più restrittiva: il carcere. Intanto la Polonia, patria di due delle tre vittime, ha fatto sapere che intende chiedere l'estradizione per i quattro indagati: il maggiorenne congolese, considerato il leader e rintracciato su un treno a Rimini all'alba di domenica, i due fratelli marocchini di 15 e 17 anni che sabato si sono costituiti ai carabinieri di Montecchio di Pesaro, il nigeriano 16enne fermato dalla Polizia sempre a Pesaro, dove i giovani risiedono.

Udienze di convalida fermi

Nelle udienze di convalida dei fermi, prevista per oggi 5 settembre, toccherà ai Gip del tribunale di Rimini e di quello minorile di Bologna valutare la posizione degli indagati e, in attesa dei processi, dare un giudizio preliminare sulla ricostruzione delle rispettive Procure. I giovani sono accusati di rapina e lesioni aggravate e violenza sessuale di gruppo, per aver stuprato una turista polacca sulla spiaggia di Miramare, malmenato il compagno connazionale e abusato, poco dopo, di una transessuale peruviana.

Polonia chiede estradizione

Secondo Patryk Yaki, viceministro della Giustizia polacco, i quattro accusati dovrebbero affrontare una punizione molto severa e ha chiesto all'Italia di consegnarli alla Polonia. Le autorità del Paese hanno anche aperto un'inchiesta autonoma per far luce sui fatti. Non sarà facile ottenere un'estradizione o un mandato d'arresto europeo, perché i fatti sono avvenuti in Italia ed è l'autorità giudiziaria italiana ad indagare, tra Rimini e Bologna.

Procure al lavoro

Tra Rimini e Bologna, appunto, gli investigatori continuano a lavorare, sia per raccogliere elementi che possano inchiodare i presunti responsabili sia per capire se sarà possibile attribuire alla banda altre aggressioni e rapine avvenute in zona. La Procura per i minorenni, guidata da Silvia Marzocchi, ha già avanzato la richiesta di custodia cautelare in carcere per i due ragazzi marocchini e il nigeriano e presumibilmente la stessa scelta faranno i colleghi della Procura riminese. 

Versioni diverse

Le loro versioni non sono proprio concordanti sin qui. L’unico maggiorenne si è detto estraneo alle violenze. “Dopo essere stato a una festa in spiaggia, bevuto un drink e mezzo, mi sono addormentato”, avrebbe riferito agli inquirenti. “Quando mi sono svegliato ho incontrato dei ragazzi che mi hanno offerto di acquistare un orologio e un telefonino probabilmente rubati, e così ho fatto”, ha aggiunto. Ha ammesso, però, di riconoscersi nei fotogrammi estrapolati dalle telecamere di sicurezza che lo hanno ripreso con i tre minorenni dopo il primo stupro. I due fratelli, invece, hanno negato la violenza, dicendo di aver partecipato perché costretti dal 20enne congolese.

Polemiche sui social

Così come le indagini, non si fermano le polemiche sui social. La coop sociale Labirinto di Pesaro, che gestisce il servizio di accoglienza di cui ha usufruito il ragazzo congolese, ha chiesto di moderare i toni dopo gli attacchi online. Un'altra cooperativa, la Lai-Momo di Bologna, ha licenziato il mediatore culturale che aveva scritto su Facebook un commento nel quale sosteneva che “lo stupro è peggio solo all'inizio”. Prende spunto dalla vicenda per un pesante attacco alla presidente della Camera un sindaco della provincia di Savona. “Potremmo dare loro gli arresti domiciliari a casa della Boldrini, magari le mettono il sorriso...”, ha scritto su Facebook Matteo Camiciottoli, primo cittadino di Pontinvrea considerato vicino alla Lega.


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