È un 20enne di origine nigeriana considerato il leader del gruppo. Si nascondeva in stazione e stava cercando di scappare in treno. Ieri due fratelli di 15 e 16 anni si sono costituiti e un altro minorenne è stato trovato più tardi dalla polizia
È stato arrestato attorno alle 6 di mattina del 3 settembre il quarto membro del branco ritenuto responsabile degli stupri di Rimini avvenuti nella notte tra il 25 e il 26 agosto. È un 20enne di origine nigeriana, rifugiato nel Pesarese, che si nascondeva nella stazione ferroviaria dalla quale stava cercando di fuggire su un treno. Il ragazzo è stato fermato dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro ed è considerato il leader del gruppo, formato per intero da giovani residenti nel Pesarese.
Il Questore: “Arrestato da due donne, gesto simbolico”
"L'arresto di questa mattina è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze - ha detto il Questore Maurizio Improta - Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. L'uomo fermato questa mattina, un nigeriano maggiorenne che risulta richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato".
Gli altri tre componenti del branco
Il 2 settembre due fratelli di 15 e 16 anni di origini marocchine, si erano costituiti alla caserma dei carabinieri di Montecchio, in provincia di Pesaro, e avevano confessato le violenze commesse ai danni di una coppia di turisti polacchi e di una transessuale peruviana. Il terzo componente del gruppo, un 17enne congolese, è stato fermato in seguito dalla polizia.
Il racconto dei due fratelli
I due fratelli avrebbero deciso di presentarsi in caserma dopo la diffusione sui media dei video delle telecamere di sorveglianza della zona dello stupro, che avevano consentito agli investigatori di conoscere il volto dei ricercati, riconosciuti poi dalla transessuale. Avrebbero ammesso di essersi riconosciuti nei video e sarebbero state le loro indicazioni a permettere agli uomini dello Sco di raggiungere il 20enne congolese prima che lasciasse la città.