Torino, aperta inchiesta per lesioni plurime e possibili omissioni
CronacaFascicolo a carico di ignoti per i fatti di piazza San Carlo. Intanto il bambino di sette anni ricoverato in gravi condizioni non è più in coma farmacologico. Appendino: evento del 3 giugno ha seguito "prassi consolidata". Minniti: "Stop eventi senza massima sicurezza"
Lesioni plurime "anche gravissime". Si basa su questo l’apertura di un procedimento penale, in procura a Torino, per quanto accaduto la sera del 3 giugno in piazza San Carlo. L'iniziativa fa seguito a una informativa della Digos e il fascicolo è a carico di ignoti. Ma il procedimento riguarda anche possibili "omissioni" con il titolo di reato che si riferisce all'articolo 40 del codice penale, in base al quale "non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".
Documentazione al vaglio della procura
Nell'ambito dell'indagine, la procura ha cominciato ad acquisire documentazione amministrativa su diversi fronti. Si analizzano le misure di sicurezza e di prevenzione, le modalità di accesso alla piazza e le eventuali autorizzazioni rilasciate alla vendita dei prodotti, comprese le bevande in bottiglia di vetro dopo che i cocci si sono rivelati una delle principali cause delle ferite riportate da chi si è trovato nel mezzo della calca. Mentre gli inquirenti hanno vagliato i video e le immagini della serata, oltre che ascoltato decine di testimoni per cercare di ricostruire la dinamica dei fatti che rimane ancora da chiarire. Proprio grazie alle indagini, è stato scagionato il giovane a torso nudo con lo zainetto sulle spalle, apparso in un filmato che si pensava avesse scatenato la fuga, ma che si è poi scoperto essere ubriaco e impegnato a cercare di calmare la folla.
Minniti: "Senza massima sicurezza no eventi"
Sui fatti di Torino è intervenuto anche il ministro dell'Interno Minniti: "Di fronte ai feriti di Torino e a chi è ancora in ospedale, l'impegno che dobbiamo prendere tutti è che le istituzioni devono coralmente creare le condizioni perché certi fatti non succedano più. Se non ci sono i requisiti non si farà l'evento". "Se l'evento non garantisce il livello massimo di sicurezza è chiaro che non può farsi" ha ribadito.
Bambino ferito esce da coma
Intanto è uscito dal coma farmacologico il bambino di sette anni ferito gravemente nella fuga della folla di circa 30mila persone riunite nel centro di Torino per assistere alla finale di Champions League che vedea impegnata la Juventus contro il Real Madrid. I medici del reparto di rianimazione dell'ospedale Regina Margherita hanno ridotto al minimo la sedazione e il Kevin, questo il nome del bambino, sta ricominciando a respirare da solo. La prognosi resta comunque riservata.
Appendino: ragione di quanto accaduto è ancora ignota
Sulla fuga di massa delle persone riunite nella piazza torinese durante la finale di Champions League, ha riferito in consiglio comunale anche il sindaco della città, Chiara Appendino che, nella mattinata del 5 giugno, ha visitato alcuni dei feriti ricoverati in ospedale (l'ultimo bilancio parla di 1.527 persone che hanno avuto bisogno di cure mediche). Per Appendino, l'evento del 3 giugno "ha seguito una prassi di atti amministrativi e di supporto organizzativo ormai consolidata". Il sindaco ha sottolineato che la ragione di quanto accaduto, "che in un primo momento era stata ricondotta a degli atti scellerati di pochi incoscienti perpetrati in un clima di incertezza globale, ora resta ancora ignota". Il primo cittadino ha anche fatto sapere che il Comune di Torino "sta valutando l'ipotesi di autorizzare, in sede di comitato provinciale per la sicurezza, tutte quelle manifestazioni di piazza che per le loro caratteristiche possono costituire un luogo nel quale possa generarsi un pericolo per la sicurezza". E si è impegnata a "fare di più contro gli abusivi" che vendono bevande in bottiglie di vetro che si sono rivelare pericolose.
La critica di Fassino: "Gestione superficiale"
Critico nei confronti di Appendino, l’ex sindaco del capoluogo piemontese, Piero Fassino: per lui la questione ”è stata affrontata con superficialità, richiamandosi solo all'ordinarietà della prassi, quando invece erano necessarie misure straordinarie". “È ora che la sindaca Appendino si assuma le responsabilità che competono al suo ruolo, che talvolta sono anche più grandi di quelle dovute”, ha precisato il consigliere comunale del Pd.