Il giudice ha archiviato il procedimento per cinque amici della ragazza e il padre di uno di loro, accusati di diffamazione. Chiesto un supplemento di indagini sul rappresentante legale di Facebook. La madre della giovane: mia figlia morta per colpa dei magistrati
Il giudice per le indagini preliminari di Napoli Tommaso Perrella ha archiviato la posizione di cinque ragazzi (e il padre di uno di loro) indagati per diffamazione con l’accusa di aver messo sul web alcuni video hot girati da Tiziana Cantone, la giovane che si è suicidata lo scorso settembre in seguito alla diffusione online dei video.
L’archiviazione riguarda le persone a cui la ragazza aveva inviato i video e quindi accusati dalla stessa 31enne di essere gli autori della diffusione sul web dei video. Il procedimento nei loro confronti era stato avviato a fine 2015. È stata quindi accolta la richiesta della Procura di Napoli, secondo cui quella denuncia fu indotta dall’ex fidanzato della ragazza, a sua volta iscritto nel registro degli indagati per calunnia.
Supplemento di indagini su Facebook
Il giudice inoltre disposto che venga fatto un supplemento di indagini sul legale rappresentante di Facebook Italia, per una ipotesi di violazione della privacy, in quanto non avrebbe tempestivamente cancellato le pagine sul social con il link che rinviavano ai video, nonostante la ragazza avesse chiesto, con una procedura d'urgenza al Tribunale civile di Napoli, il diritto all'oblio.
La vicenda della Cantone ha già coinvolto direttamente Facebook: nel novembre scorso il Tribunale Civile di Aversa aveva infatti bacchettato la multinazionale americana perché non aveva rimosso le pagine che rinviavano ai video dopo la diffida presentata dalla ragazza. Per i giudici la diffida era vincolante, mentre la società si era difesa spiegando di non aver rimosso le pagine perché non aveva ricevuto alcun ordine del giudice o del Garante per la privacy. (NUOVI STRUMENTI CONTRO IL REVENGE PORN)
La madre accusa i pm
"Sono molto amareggiata per l'archiviazione disposta dal Gip a carico dei cinque ragazzi cui mia figlia aveva inviato i video da lei girati. Se mia figlia è morta la colpa è dei magistrati che non hanno fatto il loro dovere, in particolare del pm che per primo ha indagato”. Questa la reazione della madre di Tiziana Cantone dopo la decisione del gip. (LO SFOGO DELLA MADRE: IN PASTO AL WEB ANCHE DA MORTA)
Alessandro Milita, procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere che fino a poche settimane fa era sostituto alla Procura di Napoli, dopo essere stato tirato in ballo direttamente, ha dichiarato che non risponde a queste parole ma si “riserva di valutare con i legali se presentare querela per diffamazione”.
L'inchiesta per istigazione al suicidio
Sulla vicenda prosegue invece un’altra inchiesta parallela per istigazione al suicidio. Nel registro degli indagati dei magistrati di Napoli Nord, la cui sede è ad Aversa (Caserta), non è stato iscritto alcun nome