Terremoti, che cosa sono e perché è impossibile prevederli
AmbienteUn fenomeno naturale che ci accompagna dagli albori della civiltà ma che non siamo ancora in grado di prevedere, nonostante i precursori sismici
Lo scrittore dell’antica Roma Aulo Gellio, nel suo Notti Attiche, spiegava i terremoti come il risultato delle pressioni esercitate dall’aria accumulata nelle grotte e dall’acqua nel sottosuolo. Correva l’anno 180 e sebbene i terremoti nel bacino del Mediterraneo non fossero pochi, nulla si sapeva circa loro origine. Quasi duemila anni dopo le nostre conoscenze sono notevolmente aumentate, sebbene tanto sapere non ci abbia ancora resi capaci di trovare il modo di prevederne l’arrivo. E infatti, se non in un caso isolato, non è mai stato possibile anticipare questo fenomeno che spesso ha conseguenze devastanti per gli insediamenti urbani.
Non aria né acqua ma roccia
Il movimento della terra (da cui l’etimo di terre-moto) non è causato dall’aria né dall’acqua ma dallo spostamento di roccia nel sottosuolo che smuove la crosta terrestre in superficie. Gli strati di roccia si spostano per via della dinamica che interessa la crosta terrestre, la tettonica a placche, che vede la superficie del nostro pianeta in costante, ancorché impercettibile, movimento. La crosta terrestre è composta da placche rocciose che spingono l’una verso l’altra; la tensione accumulata da queste spinte ogni tanto si manifesta in profondità con spostamenti improvvisi di una certa intensità che si ripercuotono fino alla superficie.
Le faglie
Questi spostamenti improvvisi sono più frequenti in alcune zone della Terra, e cioè proprio nei punti di congiunzione delle placche, dette faglie. Le faglie attraversano tutto il globo con un andamento zigzagante e le più famose sono quelle ai confini dell’Oceano Pacifico, lungo l’asse longitudinale dell’Himalaya e nel Borneo. Anche il Mediterraneo ha la sua faglia, che parte dalla Turchia passa per le isole greche, le due sponde dell’Adriatico (Appennini compresi) e poi giù verso la Sicilia da dove arriva in linea retta, attraverso le coste nordafricane, fino a Gibilterra. È la faglia creata dalla zolla africana che spinge quella euroasiatica.
Tassonomia
Il luogo in cui avviene l’improvviso spostamento di roccia viene chiamato ipocentro ed è sempre sotterraneo: in base alla distanza dalla superficie si definiscono i terremoti superficiali (da 0 a 70 km in profondità), intermedi (da 70 a 300 km) e profondi (a più di 300 km nel sottosuolo).
Dall’ipocentro le onde sismiche si propagano in ogni direzione, esattamente sopra l’ipocentro si trova l’epicentro che generalmente è anche il luogo in superficie dove si registrano i maggiori danni. Le onde sismiche possono raggiungere la superficie dando origine a due sommovimenti diversi, ci sono le scosse sussultorie, che fanno ‘sobbalzare’ il terreno, e quelle ondulatoria, che lo fanno muovere lateralmente.
Le scale di misurazione
La potenza di un terremoto si misura in due modi: l’energia assoluta sprigionata dallo spostamento sotterraneo di roccia e i danni agli edifici costruiti dall’uomo. Per la prima misurazione si adottano convenzionalmente la Scala Richter o la Scala di magnitudo del movimento sismico, per la seconda la Scala Mercalli. Non sempre i due valori corrispondono. Molti terremoti avvengono in aree del pianeta disabitate o negli abissi sottomarini e quindi hanno magnitudo molto alta a fronte di danni esigui o impercettibili. Altri, di magnitudo non elevatissima hanno invece raso al suolo intere città. Il sisma che colpì lo stretto di Messina nel 1908 ad esempio non è tra i più potenti mai registrati (magnitudo 7,1) ma tra la top ten dei più devastanti con 120mila vittime e due città completamente da ricostruire.
Segni premonitori?
Nonostante siano note le faglie e la dinamica dei terremoti, prevedere un sisma è per ora un sogno più che una realtà. Ci sono alcuni segni, che spesso, anche se non sempre, preludono a una forte scossa sismica. Uno di questi è la variazione nel livello dell’acqua di falda, in altri casi si può assistere a variazioni nel campo elettromagnetico, o in quello elettrico o anche nella radioattività naturale; in alcuni casi una forte scossa è preceduta da scosse più lievi e rilevabili solo da strumenti di precisione (i sismografi). Tradizione popolare vuole che gli animali, alcuni per lo meno, riescano a sentire l’arrivo della scossa con un leggero anticipo. Ma il precursore sismico più attendibile al momento sembra essere l’emissione di gas radon nelle aree in cui si verificherà un terremoto. Purtroppo nessuno di questi segni ha convinto i geologi, che non hanno elaborato un sistema di previsione affidabile.
Il terremoto di Haicheng
C’è però un’eccezione all'imprevedibilità dei sismi, ed è rappresentata dal terremoto di Haicheng, avvenuto in Cina nel 1975. In questo caso i precursori sismici si manifestarono tutti insieme, con numerose piccole scosse nei giorni precedenti, lo spostamento del livello di falda acquifera, deformazioni geodetiche e le cronache raccontano anche di comportamenti insoliti da parte di molti animali. Fatto sta che il governo decise l’evacuazione della città: un milione di abitanti abbandonarono le proprie case e la scelta si rivelò provvidenziale, dato che la scossa fu più forte di quella del terremoto di Messina e i morti solo un migliaio.
Previsione e prevenzione
Il caso di Haicheng rimane purtroppo isolato, anche perché spesso la presenza di alcuni segni premonitori non comporta poi l’evento sismico o ne introduce uno di bassa intensità, ed evacuare migliaia o milioni di abitanti non così semplice. Al momento quindi siamo nell’impossibilità di prevedere i terremoti ma non siamo senza risorse per limitarne e di molto i danni. Impossibilitati a prevedere, l’unica cosa che possiamo fare è prevenire. E l’edilizia gioca un ruolo fondamentale. Le tecniche di costruzione antisismiche sono ormai molto efficaci ed abbondantemente testate in quei paesi, come il Giappone, più abituati alle scosse forti. In base alla legge italiana, approvata all’indomani dell’ultimo terremoto dell’Aquila, tutte le nuove costruizioni devono rispettare criteri antisismici. Purtroppo però per quelle costruite prima del 2009 questo obbligo non c’era e molti edifici anche abbastanza recenti non resisterebbero in caso di scosse di una certa magnitudo.