Giornata mondiale delle api: quanto valgono per l'economia globale? I dati

Ambiente
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Indetta 8 anni fa dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la ricorrenza è legata, principalmente, a uno specifico rapporto che ha segnalato il declino a cui stanno andando incontro le api e le altre tipologie di impollinatori. Una situazione allarmante considerando che la produzione agricola a livello globale direttamente legata all'impollinazione animale ha un valore economico stimato “tra 235 e 577 miliardi di dollari”

Era il 20 dicembre 2017 quando l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di adottare una risoluzione attraverso cui ha dichiarato che il 20 maggio di ogni anno ricorre la Giornata mondiale delle api. La ricorrenza è stata istituita in seguito alla pubblicazione del “Rapporto di valutazione tematico su impollinatori, impollinazione e produzione alimentare”, pubblicato circa nove anni fa daIl’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, che ha segnalato il declino a cui stanno andando incontro le api e le altre tipologie di impollinatori. Gli esperti segnalavano già allora che un numero sempre più crescente di specie di impollinatori in tutto il globo era persino a rischio estinzione anche, ma non solo, a causa dell’uomo. Tra le cause che stanno portando al declino della biodiversità, spiega  l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, vi sono la “distruzione, la degradazione e la frammentazione degli habitat, l’inquinamento (in particolare da pesticidi), i cambiamenti climatici e la diffusione di specie aliene invasive, tra parassiti e patogeni”.

Gli obiettivi della Giornata

L’istituzione della Giornata Mondiale delle api è arrivata, dunque, con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione di opinione pubblica, media e politici circa l'importanza delle api e in generale di tutti gli impollinatori, oltre che “per la sicurezza alimentare, la sussistenza di centinaia di milioni di persone e per il funzionamento degli ecosistemi e la conservazione degli habitat”. Gli impollinatori, in particolare, posandosi sui fiori alla ricerca di nettare e polline, s’imbrattano proprio di quest’ultimo (gamete maschile) di cui sono ricche le antere, cioè la porzione fertile degli organi sessuali maschili di un fiore. Poi, andando a posarsi sui fiori di altre piante, trasferiscono lo stesso polline sullo stigma, la parte più esterna pistillo (ovvero la parte femminile del fiore). Proprio grazie allo stigma il polline finisce per fecondare l’ovario, favorendo così la riproduzione delle piante.

I numeri legati all'economia nel mondo

L’importanza delle api appare dunque significativa, anche considerando che quasi il 70% delle 115 principali colture agrarie nel mondo ottiene importanti benefici grazie all’impollinazione animale. In Europa, segnala ancora l’Ispra, “la produzione di circa l’80% delle 264 specie coltivate dipende dall’attività degli insetti impollinatori”. Ma non solo, perché la produzione agricola a livello globale direttamente legata all'impollinazione animale ha un valore economico stimato “tra 235 e 577 miliardi di dollari”. In Italia, invece, la valutazione economica del servizio di impollinazione delle aree agricole italiane è pari “a circa 3 miliardi di euro l’anno”. Ecco poi altri numeri che raccontano la situazione. La riproduzione dell’88% delle piante selvatiche da fiore del mondo (pari ad oltre 300mila specie) dipende, in buona parte, dall'impollinazione animale.

I numeri

Tra gli impollinatori, le specie del genere Apis sono quelle con più esemplari, oltre 20.000 in tutto il mondo, gran parte delle quali selvatiche. La più popolare è l’ape domestica, anche conosciuta come ape italica. Il valore di questa specie, originaria dell'Europa, dell'Asia e dell'Africa, nelle stesse aree che hanno visto sorgere le civiltà antiche, è legato oltre che al servizio d’impollinazione anche alla produzione di miele, cera, propoli e pappa reale. In tutta l'Unione Europea ci sono “almeno 600.000 apicoltori, che gestiscono 17 milioni di alveari e producono circa 250.000 tonnellate di miele l’anno.  In Italia, gli apicoltori censiti in Italia cinque anni fa, erano circa 70mila, in costante aumento.  In aumento è anche il numero degli alveari con una produzione di miele stimata in “circa 25.000 tonnellate”, sottolinea l’Ispra. Ma, come detto, negli ultimi anni chi lavora nel settore ha dovuto fronteggiare la sempre più netta riduzione del numero delle colonie di api e il declino delle loro popolazioni.

 

Le minacce per gli impollinatori

Sono diversi i possibili fattori di questa condizione: “la distruzione, il degrado e la frammentazione degli habitat, la semplificazione del paesaggio e l’eliminazione di fasce inerbite e siepi, filati, boschetti; l'agricoltura intensiva; la morte per fame delle api per via della ridotta disponibilità o qualità delle risorse alimentari, gli attacchi di agenti patogeni (virus, batteri e funghi) e parassiti (principalmente insetti e acari), tra cui specie invasive come l'acaro varroa, il calabrone asiatico e il piccolo scarabeo dell'alveare”, spiegano gli esperti. Ma anche “i cambiamenti climatici, il cambiamento culturale e commerciale delle pratiche di apicoltura e, non ultimi per importanza, l’esposizione ai pesticidi usati in agricoltura per la difesa delle colture agrarie, la lotta agli insetti molesti ed il diserbo operato in aree urbane e periurbane e i prodotti chimici utilizzati negli alveari per combattere i parassiti e i patogeni delle colonie”.

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