Cop30, adottato l'accordo al ribasso: non c’è la roadmap

Ambiente
Alberto Giuffrè

Alberto Giuffrè

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L’atteso percorso per abbandonare le fonti fossili non fa parte della decisione finale. Al suo posto una versione annacquata che non fa grandi passi avanti rispetto a quanto deciso alla Cop di due anni fa. L’addio a gas, petrolio e carbone rientra però in una iniziativa extra negoziale lanciata dalla Colombia con l’appoggio della presidenza brasiliana: una sorta di coalizione dei volenterosi

C’è l’accordo, non c’è la roadmap. Il percorso per abbandonare le fonti fossili responsabili della crisi climatica non fa parte delle decisioni finali della Cop30 che si è conclusa a Belém, in Brasile, un giorno dopo la scadenza ufficiale. Alla vigilia del vertice erano alte le aspettative su questo punto che ha trovato nei giorni finali l’opposizione durissima dei Paesi arabi.

 

Non si fanno dunque passi avanti rispetto a quanto era stato deciso due anni fa a Dubai, con quello storico “transitioning away from fossil fuels”. Al posto della roadmap c’è invece una iniziativa per spingere i Paesi a fare di meglio sui cosiddetti contributi determinati a livello nazionale. Cioè gli obiettivi climatici che i singoli Paesi, sulla base dell’accordo di Parigi, sono tenuti a presentare pubblicamente per limitare il riscaldamento globale a un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. Una soglia pericolosa che temporaneamente abbiamo superato, soprattutto per colpa di quelle fonti fossili che il testo non è riuscito a inserire.

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Pochi passi avanti anche sulla finanza per il Clima, i soldi che servono ai Paesi più vulnerabili per affrontare la crisi climatica. Su questo la Conferenza “invita a compiere sforzi per almeno triplicare i finanziamenti per l’adattamento entro il 2035”.

La sorpresa arriva alla fine dell’assemblea plenaria quando la presidenza, al di fuori del negoziato, accoglie con favore l’iniziativa di una coalizione dei volenterosi (o meglio, degli ambiziosi) per abbandonare i combustibili fossili. Decine di Paesi che si riuniranno ad aprile in Colombia, uno dei principali esportatori di petrolio che pochi anni fa ha deciso di cambiare rotta. Per un gruppo di petrostati che blocca il multilateralismo, ce n’è uno che guida verso il futuro. Verso una conferenza diversa dalle Cop. Se rappresenterà il futuro della diplomazia climatica lo scopriremo nei prossimi mesi.

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