Marevivo e WWF: le aree marine protette diventino parchi nazionali

Ambiente
Nicola Veschi

Nicola Veschi

L’Italia è impegnata nel raggiungere l’obiettivo 30/30: tutelare il 30% delle aree marine, terrestri e fluviali entro il 2030. Il 2022 è stato il quarto anno più caldo mai registrato per le temperature dell'aria superficiale

Più del 90% del calore in eccesso intrappolato dalle emissioni di gas serra viene assorbito nel mare e negli oceani. Per questo tutelarli deve essere una priorità per tutti. Il 2022 è stato il quarto anno più caldo mai registrato per le temperature dell'aria superficiale. Gli effetti sono gli eventi meteorologici estremi che lo scorso anno sono stati resi più frequenti e più dalla crisi climatica, come le forti piogge che hanno causato inondazioni devastanti in Ciad, Niger e Nigeria.

In Italia 29 aree marine protette

Proteggere il mare e l’oceano significa proteggere noi stessi, come ricorda la presidente di Marevivo, l’associazione ambientalista che dal 1985 si batte per proteggere il mare che circonda il nostro paese. “Il nostro futuro dipende dalla salute del mare, ma la salute del mare purtroppo dipende dalle nostre azioni”, spiega Rosalba Giugni.

In Italia esistono 29 aree marine protette, più due parchi sommersi. Hanno un ruolo fondamentale. Innanzitutto di divulgazione, perché ci fanno capire di più di quell’ecosistema e del nostro pianeta, in più sono fondamentali per la catalogazione della biodiversità, degli ecosistemi e per capire come funziona il mare.

Assieme al WWF Marevivo oggi chiede che queste aree siano promosse a parchi nazionali. Sarebbe un passaggio fondamentale per garantire loro più fondi, indispensabili per assolvere appieno la loro funzione. Lo Stato ogni anno stanzia 7 milioni di euro per le aree marine protette, un decimo di quello che va ai parchi terrestri. Si tratta, insomma, di un divario che va superato.

“Quando si parla di valorizzare la natura per dare più spazio all’uomo si compie un errore concettuale, perché per dare più spazio all’uomo bisogna preservarla la natura”, spiega il presidente del WWF Italia, Luciano Di Tizio.

False colour image of Antarctic ozone hole, 30 November 1992. The ozone layer plays a vital role in protecting life on Earth from harmful ultraviolet radiation. Studies begun in the 1970s showed that the ozone layer was thinning. The phenomenon was particularly evident over the poles, where the layer was even disappearing on a seasonal basis. The occurence was linked with the presence in the atmosphere of a group of man-made chemicals which destroy ozone, known as CFCs (chloroflurocarbons), used in refrigerators and aerosols. (Photo by Oxford Science Archive/Print Collector/Getty Images)

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L'accordo della COP 15 a Montreal 

Ma a chiedere questo salto non sono solamente le associazioni ambientaliste, ma è anche l’accordo raggiunto a Montreal dalla COP 15 a fine dicembre 2022. I paesi partecipanti (e l’Unione Europea tutta) si sono impegnati a tutelare almeno il 30% delle aree marine, terrestri e fluviali entro il 2030 per tutelare la biodiversità.

“L’Italia è impegnata a raggiungere questo obiettivo”, dice il Ministro dell’Ambiente e sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, “se non sarà il 2031, ma il 2031 non conta” -aggiunge- “noi andiamo avanti con questo obiettivo. Per fare solamente un esempio, si sta definendo l’accordo con Francia, con Spagna, con Cipro per una grande area sulle acque extraterritoriali in questo caso, ma che è un grosso contributo a raggiungere il 30%”.

Una ricerca commissionata dal WWF, però, ci dice che l’90% dei cittadini non è a conoscenza del fatto che l’Unione Europea abbia varato una strategia per arrivare entro il 2030 al 30% di territorio e mare protetti di tutta Europa.

Di contro, però, la percezione dell’opinione pubblica è che non si stia facendo abbastanza per la tutela dei processi naturali e delle aree protette.

Il lavoro da fare è ancora lungo, basti pensare che il mare protetto ad oggi ricopre solo il 13,4% e che solo lo 0,01% di questo risulta con livello di protezione integrale (ossia dove non si può svolgere alcun tipo di attività).

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