La conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici prosegue con gli interventi di altri leader. Oggi in evidenza Stati insulari e Sudafrica. Annunciato il plan con 30 obiettivi per migliorare, entro il 2030, la resilienza di 4 miliardi di persone che vivono nelle comunità più vulnerabili alla crisi climatica. L'inviato per il clima della Casa Bianca, John Kerry, dice: "Avanti sugli impegni con ogni esito del voto". Von der Leyen: capacità rinnovabili Ue più che raddoppiata
Prosegue a Sharm el-Sheikh la Cop27, conferenza annuale delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (LO SPECIALE). Tra gli interventi odierni quelli di Macron, Von der Leyen, Michel e del Segretario di Stato Vaticano Parolin. La presidente della Commissione Ue, intervenendo alla Plenaria ha detto che "non stiamo solo riducendo la nostra dipendenza dai combustibili fossili russi - che è un bene, ma non abbastanza - ma stiamo accelerando in modo massiccio l'introduzione delle energie rinnovabili. La capacità rinnovabile aggiuntiva dell'Ue è destinata a più che raddoppiare quest'anno, fino a 50 Gigawatt. E l'anno prossimo potremo stabilire un nuovo record assoluto di oltre 100 Gw, a condizione di accelerare ulteriormente la diffusione delle energie rinnovabili." Invece il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, in un tweet dove ha ripreso un passaggio del suo discorso, dice: "La nostra azione per il clima comporta un obbligo nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, della prossima generazione e dei nostri cittadini. Siamo più che mai decisi a proteggere il nostro pianeta e a lavorare con gli altri per fare lo stesso".
Lanciata Agenda Sharm per adattamento
Il presidente della Cop27, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, ha annunciato questa mattina l'Agenda di Sharm el-Sheikh per l'adattamento al cambiamento climatico, per migliorare, entro il 2030, la resilienza di 4 miliardi di persone che vivono nelle comunità più vulnerabili alla crisi climatica. L'Agenda per l'adattamento è il primo piano globale per raccogliere attori statali e non statali intorno a un pacchetto condiviso di 30 risultati di adattamento al 2030, su cibo e agricoltura, acqua e natura, oceani e coste, insediamenti umani e sistemi di infrastrutture, pianificazione e finanza. Stamani a Sharm è stato anche diffuso l'Annuario dell'azione globale sul clima 2022. L'Annuario riferisce ogni anno sui progressi fatti dai soggetti non statali verso i loro obiettivi climatici. A presentarlo sono stati i due Campioni di alto livello dell'Onu per le Cop26 e 27, Nigel Topping e Mahmoud Mohieldin. L'Annuario mostra che, nonostante gli ostacoli che persistono, il mondo degli affari, gli investitori, le città, gli stati e le regioni stanno costruendo la resilienza e realizzando rapidi cambiamenti nell'economia reale. L'azione dei soggetti non statali continua ad aumentare: 34 partner da 139 Paesi hanno intrapreso azioni per costruire la resilienza di 2,9 miliardi di persone, mentre altri 26 partner hanno mobilitato più di 11.000 attori non statali da 116 Paesi perché adottassero misure per dimezzare le emissioni globali al 2030 e arrivare a zero emissioni nette a metà secolo. L'azione climatica sta diventando più uniforme fra le aree del globo: l'Annuario registra un aumento del 78% di attori dell'Asia-Pacifico e del 67% dell'Africa.
Kerry: Usa avanti sugli impegni con ogni esito del voto
L'inviato per il clima della Casa Bianca, John Kerry, a margine del vertice ha detto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, "è più determinato che mai a continuare quello che stiamo facendo" e, indipendentemente dall'esito delle elezioni di midterm, "la maggior parte di ciò che stiamo facendo non può essere cambiata da nessun altro che arriva. Il mercato ha deciso di fare il necessario per rispondere alla crisi climatica". Kerry ha detto anche che l'amministrazione spera in un esito favorevole alle elezioni. Biden ha riportato gli Usa nell'accordo di Parigi dopo l'uscita dell'ex presidente Trump.
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Parolin: "Crisi clima chiede decisioni non più rimandabili"
"La crisi socio-ecologica che stiamo vivendo è un momento propizio per la conversione individuale e collettiva e per decisioni concrete e non più rimandabili. Il volto umano dell'emergenza climatica ci sfida profondamente. Abbiamo il dovere morale di agire concretamente per prevenire e rispondere agli impatti umanitari sempre più frequenti e gravi causati dai cambiamenti climatici", ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nel suo intervento a Sharm el-Sheikh. "Il crescente fenomeno dei migranti sfollati è un segnale preoccupante - ha sottolineato - Anche quando non hanno accesso alla protezione internazionale, gli Stati non possono partire senza soluzioni tangibili, anche nelle aree di adattamento, mitigazione e resilienza. Laddove ciò non sia possibile, è importante riconoscere la migrazione come una forma di adattamento e aumentare la disponibilità e la flessibilità dei percorsi per la migrazione regolare". Secondo Parolin, "in modo preoccupante, dobbiamo ammettere che eventi globali come il Covid-19 e il numero crescente di conflitti in tutto il mondo, con le loro gravi conseguenze etiche, sociali ed economiche, rischiano di minare la sicurezza globale, esacerbare l'insicurezza alimentare, mettere a repentaglio il multilateralismo e persino oscurare i nostri sforzi qui a Sharm el-Sheikh". "Non possiamo permettere che ciò accada. Il cambiamento climatico non ci aspetterà. Il nostro mondo è ormai troppo interdipendente e non può permettersi di strutturarsi in blocchi isolati e insostenibili di Paesi. Questo è il momento della solidarietà internazionale e intergenerazionale - ha aggiunto il porporato - Dobbiamo essere responsabili, coraggiosi e lungimiranti non solo per noi stessi, ma per i nostri figli".
La Germania annuncia la ripresa degli stanziamenti per il Fondo Amazzonia
Dopo la Norvegia, anche la Germania ha reso noto che riprenderà gli stanziamenti per il Fondo Amazzonia, che finanzia progetti di sviluppo sostenibile nella foresta tropicale. Il Fondo era stato sospeso per divergenze con il governo del presidente uscente del Brasile, Jair Bolsonaro. L'annuncio è arrivato dal segretario del ministero tedesco per la Cooperazione e lo Sviluppo, Jochen Flasbarth, a margine della Cop27. "Con la notizia dell'elezione del presidente Luiz Inacio Lula da Silva ho deciso di sbloccare i soldi. Confidiamo che il nuovo governo li spenderà nel miglior modo possibile", ha commentato Flasbarth alla Cnn. Creato nel 2008, il Fondo aveva cessato di funzionare nel 2019 a causa delle critiche di Germania e Norvegia alla politica ambientale di Bolsonaro.
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Gli altri interventi
Oggi sono intervenuti il primo ministro di Antigua e Barbuda, Gaston Browne, che parla in rappresentanza dei piccoli Stati insulari minacciati dall'innalzamento dei mari, e il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, che sta guidando il Paese durante in una transizione che lo affranchi la grande economia africana dal carbone quale fonte di energia. "Siamo qui riuniti in un continente africano che sta vivendo gli effetti sempre più gravi dei cambiamenti climatici. Per il bene del nostro continente e del mondo, abbiamo bisogno di un drammatico aumento della mitigazione globale e dell'ambizione per mantenere il mondo sul percorso di 1,5 gradi", ha detto Ramaphosa aggiungendo che "gli impegni della Cop21 di Parigi vanno mantenuti". "Il nostro continente ha bisogno di un flusso di fondi e di supporto tecnico prevedibile, appropriato e adeguato. Questo deve sostenere il nostro diritto allo sviluppo". Le economie sviluppate "hanno una grande responsabilità di rispettare gli impegni" verso i Paesi con maggiori necessità.
Ai Paesi poveri servono 2.000 miliardi l'anno
I Paesi del Sud del mondo avranno bisogno di più di 2mila miliardi di dollari all'anno entro il 2030 per finanziare la loro azione per il clima, quasi la metà dei quali proverrà da investitori esterni: lo prevede un rapporto commissionato dalla presidenza della Cop appena pubblicato. Questi investimenti nei mercati emergenti e nei Paesi in via di sviluppo - esclusa la Cina - dovrebbero essere utilizzati per "ridurre le emissioni, costruire resilienza, affrontare le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici e ripristinare la terra e la natura", secondo il rapporto commissionato dalla presidenza egiziana della COP27 e da quella quella precedente, britannica. La somma totale necessaria per questi obiettivi dovrebbe raggiungere circa 2,4 trilioni di dollari all'anno entro il 2030: di questi, 1.000 miliardi dovranno venire da finanziamenti esterni grazie a investitori, Paesi sviluppati e istituzioni multilaterali. Il resto verrebbe da finanziamenti all'interno di questi Paesi, privati o pubblici. Per garantire finanziamenti esterni, "il mondo ha bisogno di una svolta e di una nuova tabella di marcia per i finanziamenti per il clima", scrivono gli autori, gli economisti Vera Songwe, Nicholas Stern e Amar Bhattacharya. "Potenti effetti moltiplicatori possono emergere dai punti di forza complementari di tutte le fonti di finanziamento", sottolineano. Il rapporto propone strade concrete come una riorganizzazione delle banche multilaterali di sviluppo e un aumento dei prestiti a tasso basso o zero dei Paesi sviluppati.