Cop27, l'Onu avverte: "Siamo su un'autostrada verso l'inferno. Ma c'è una buona notizia"

Ambiente

l'inviato a Sharm el-Sheikh, Alberto Giuffrè

Alla Cop27 di Sharm el-Sheikh, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima, sono i giorni dei leader internazionali. Guterres lancia l'allarme ma dice: abbiamo tutti gli strumenti per intervenire

“Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede sull’acceleratore”. Usa un’immagine forte il segretario delle Nazioni Unite Guterres nel suo discorso di avvio dei lavori della Cop27, la conferenza delle Nazioni Unite sulla lotta alla crisi climatica. Il numero uno dell’Onu, però, ricorda anche che c’è una notizia positiva: abbiamo tutti gli strumenti per intervenire. Per intervenire però, serve la volontà politica. Ed è anche per questo che oltre 130 tra Capi di Stato e di Governo sono venuti a Sharm el-Sheikh. L’occasione anche per ascoltare le voci dei Paesi che meno hanno contribuito alla crisi climatica e più ne subiscono le conseguenze. 

Una questione di soldi

Come Mia Mottley, la premier delle Barbados, che l’anno scorso aveva parlato della condanna a morte a cui andava incontro il suo Paese in caso di un aumento della temperatura media globale di 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali. E che quest’anno ha ricordato come il sud del mondo rimanga “alla mercé del Nord”. È la finanza climatica, una questione di soldi. Così come è una questione di soldi quello che in gergo viene chiamato: “loss and damage”. Perdite e danni. I soldi da dare ai Paesi più poveri per i danni che hanno già subito. Un tema che dopo anni di lotte e discussioni è entrato formalmente nell’agenda dei negoziati. Di questo ha parlato anche il presidente francese Macron, invitando Stati Uniti e Cina a pagare la propria parte.

Greta Thunberg pronta a passare il testimone

A testimonianza della frattura tra i Paesi più ricchi e quelli in via di sviluppo è arrivata l’accusa di ONG africana al cancelliere tedesco Scholz di fare “colonialismo energetico” nel tentativo di sostituire il gas russo con quello proveniente dall’Africa. Una frattura, quella tra Nord e Sud, che porta Greta Thunberg a dire di essere pronta a passare il testimone. Dovremmo ascoltare, ha detto, le voci delle persone più colpite dalla crisi. La voce degli attivisti però, qui in Egitto, arriva da lontano. 

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