
"Mare caldo", Greenpeace si immerge contro i cambiamenti climatici. FOTO
L’ong ambientalista è impegnata in una spedizione di ricerca vicino alla costa dell'Isola d'Elba, dove è stato rilevato, attorno ai 35 metri di profondità, un aumento repentino delle temperature fino a 20 gradi centigradi. LA FOTOGALLERY

Uno degli effetti più disastrosi del cambiamento climatico è il riscaldamento delle acque. Un fenomeno che Greenpeace ha potuto verificare sul campo con immersioni vicino alla costa dell'Isola d'Elba nell’ambito del progetto "Mare Caldo"
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La spedizione di ricerca "Difendiamo il Mare", condotta con la barca Bamboo della Fondazione Exodus di don Mazzi, ha permesso all’ong e al Distav (Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Ambiente e della Vita) dell'Università di Genova di raccogliere i dati che mostrano l’impatto dei cambiamenti climatici anche nei nostri mari
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"Le prime osservazioni - spiega Monica Montefalcone, responsabile scientifico del progetto 'Mare Caldo' per il Distav - sembrano indicare come l'aumento delle temperature stia causando impatti evidenti anche all'Elba e a Pianosa"

Nello specifico, sono sempre più frequenti i fenomeni di sbiancamento di alcune delle specie più sensibili e la diffusione "di specie termofile, che arrivano da mari più caldi"
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In compenso, però, spiega Montefalcone, "la maggiore biodiversità a Pianosa è un chiaro segnale che, laddove il mare è totalmente protetto, le specie hanno una maggiore resilienza al cambiamento, che purtroppo è già in atto"

I monitoraggi hanno rivelato che, vicino alla costa dell'Isola d'Elba, è in atto un aumento repentino delle temperature che a inizio giugno, attorno ai 35 metri di profondità, sono arrivate fino a 20 gradi centigradi

Questi monitoraggi sono stati svolti anche mediante una stazione pilota per misurare le variazioni delle temperature del mare a diverse profondità
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Il monitoraggio ha rivelato anche un sensibile aumento delle temperature invernali
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La media minima tra dicembre e marzo è risultata essere infatti di 15 gradi centigradi, di ben un grado più alta di quella registrata in superficie fino al 2006

Durante le immersioni, gli operatori di Greenpeace hanno anche voluto sensibilizzare il pubblico nei confronti del mare, un bene che secondo l’ong abbiamo il dovere di preservare
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