La dieta mediterranea fa bene, ma solo ai ricchi

Salute e Benessere
I benefici della dieta mediterranea variano tra le diverse classi sociali (Foto d'archivio: Getty Images)
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Uno studio italiano rivela che i benefici della dieta mediterranea non sono uguali per tutte le classi sociali: i vantaggi maggiori li avrebbe chi è più istruito ed è più benestante perché opta per varianti della dieta di maggiore qualità 

Elisir di salute, la dieta mediterranea può aiutare a prevenire malattie neurodegenerative, cardiovascolari, obesità. Tuttavia i suoi benefici non sono "democratici", ma sembrano variare anche in base alle classi sociali delle persone che la seguono. A questa conclusione è arrivato uno studio italiano pubblicato sulla rivista International Journal of Epidemiology.

Lo studio su 18 mila molisani

Realizzata dall'Istituto Irccs Neuromed di Pozzilli (Isernia) su oltre 18 mila adulti reclutati nell’ambito del progetto "Moli-sani", la ricerca suggerisce che la dieta mediterranea riduce sì il rischio di malattie cardiovascolari, ma solo se a seguirla sono i "gruppi economicamente più forti". In pratica i ricercatori affermano che i benefici di questo modello alimentare, riconosciuto come patrimonio anche dall'Unesco, sono fortemente condizionati dalla posizione socioeconomica delle persone. A parità di adesione alla dieta mediterranea, lo studio ha evidenziato che la riduzione del rischio di patologie cardiovascolari si concretizza solo nelle persone che hanno un livello di istruzione elevato e in chi ha un reddito familiare più consistente. Nessun beneficio significativo è stato invece riscontrato nelle classi sociali più deboli.

Nuovo approccio nella ricerca

"La novità del nostro studio", spiega Marialaura Bonaccio, ricercatrice del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'istituto Neuromed, autrice principale della ricerca, "è di aver documentato per la prima volta che il livello di istruzione e il reddito sono in grado di modificare nettamente i vantaggi potenziali della dieta mediterranea sulla nostra salute cardiovascolare. In altre parole, per quanto una persona a basso reddito possa seguire la dieta mediterranea in maniera ottimale, non avrà gli stessi vantaggi di una persona che segue la stessa dieta ma dispone di un reddito maggiore".

Scelte a tavola decisive

I ricercatori hanno cercato quindi di capire i possibili meccanismi che possono essere alla base delle disparità osservate. È emerso che a parità di adesione alla dieta mediterranea i gruppi socialmente più avvantaggiati riportavano una serie di indicatori di buona alimentazione migliori rispetto alle persone meno abbienti. In parole povere, spiega Licia Iacoviello, capo del Laboratorio di Epidemiologia molecolare e nutrizionale dello stesso Dipartimento,"a parità di consumo dei prodotti tipici della dieta mediterranea, l'alimentazione delle persone con alto reddito e un livello di istruzione maggiore, risultava più ricca di antiossidanti e polifenoli, oltre a presentare una maggiore diversità in termini di frutta e verdura consumate. Non solo. Abbiamo riscontrato differenze socioeconomiche anche per quanto riguarda il consumo di prodotti integrali e i metodi di cottura degli alimenti". Inoltre "le persone con una migliore posizione sociale tendevano a consumare relativamente più pesce e frutta secca a guscio e meno carne e derivati". Questi elementi, conclude, spingono a credere "che sia la diversa qualità dei prodotti della dieta mediterranea consumati a fare la differenza e non solo la loro quantità o frequenza di consumo" Risultati che fanno riflettere, sottolinea Giovanni de Gaetano, direttore del Dipartimento, perché "le disparità socioeconomiche sono in crescita e si manifestano anche a tavola". "I più deboli dal punto di vista socio-economico consumano prodotti teoricamente ottimali ma di fatto con minori qualità salutistiche".

Il progetto Moli-Sani

Avviato nel marzo del 2005, il progetto "Moli-Sani" ha trasformato un'intera regione, il Molise, in un laboratorio di ricerca. Coinvolge 25 mila molisani e punta a comprendere come fattori ambientali e genetici incidono sullo sviluppo di malattie cardiovascolari, cancro e patologie degenerative.

La dieta mediterranea

Secondo l'ultimo Bloomberg Global Health Index, se gli italiani sono il popolo "più sano" e in salute a livello mondiale il merito è in gran parte della dieta mediterranea. Consumo quotidiano di frutta e verdura di stagione, legumi e cereali, pesce, uova e olio di oliva, senza eccedere con carne e formaggi sono gli elementi cardine della dieta nostrana e favoriscono il consumo di acidi grassi monoinsaturi rispetto a quelli saturi e, allo stesso tempo, il consumo di nutrienti con proprietà anti-infiammatorie che aiutano a diminuire colesterolo "cattivo", stress ossidativo e trigliceridi. Grazie a queste caratteristiche nel 2010 questo regime alimentare è diventato anche patrimonio Unesco, proprio perché ritenuto alleato della salute. 

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