All’Hotel Parco dei Principi di Roma i lavori si aprono con l’annuncio delle dimissioni del segretario, poi l’intervento dell’ex primo ministro: “Scissione è una delle parole peggiori, peggio c'è solo la parola ricatto”. Presenti anche Michele Emiliano, Pier Luigi Bersani, Ivan Scalfarotto e Luca Lotti. FOTOGALLERY - VIDEO
19 febbraio 2017. La notizia delle dimissioni formali di Matteo Renzi da segretario del Partito democratico, annunciate da Matteo Orfini, ha aperto l’assemblea nazionale Pd all’Hotel Parco dei Principi di Roma -
"La scissione ha le sue ragioni che la ragione non conosce. La nostra responsabilità è verso il Paese e quelli che stanno fuori. Adesso basta: si discuta oggi ma ci si rimetta in cammino. Non possiamo continuare a stare fermi a discutere al nostro interno". Così Matteo Renzi all'assemblea Pd, citando Blaise Pascal -
"Cominciamo la riunione di oggi proponendo una parola chiave. Io propongo la parola rispetto, una delle parole più belle, che attiene al guardarsi dentro, intorno e negli occhi - ha detto Matteo Renzi aprendo il suo intervento - Io dico fermiamoci, fuori ci prendono per matti. Oggi discutiamo ma poi mettiamoci in cammino” -
"Scissione è una delle parole peggiori, peggio c'è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito sulla base dei diktat della minoranza - ha detto Renzi - Io non accetto che qualcuno pensi di avere il copyright della parola sinistra. Anche se non canto bandiera rossa penso che il Pd abbia un futuro che non è quello che altri immaginano -
"Ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte degli altri per restare insieme. Se non si fa il congresso diventiamo come gli altri. Trovare un equilibrio non è difficile, ma per fare cosa se il Pd ha già vissuto passaggi analoghi nel ‘98 con Prodi e nel 2009 quando si è dimesso Veltroni", ha contnuato Renzi citando gli scontri interni degli anni passati. "Il Pd si basa sui voti e non sui veti, il congresso è l'alternativa al modello Casaleggio o al modello Arcore” -
"Tutti si sentano a casa nel Pd, anche di discutere e di litigare". Ma a "chi per tre anni ha pensato che si stava meglio quando si stava peggio, non dico che siamo nemici e neanche avversari, dico mettetevi in gioco - conclude Renzi - Non potete chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi perché solo così si evita la scissione. Questa non è una regola del gioco democratico" -
All’Assemblea del Pd è intervenuto anche Walter Veltroni. “Da molto tempo non partecipo alle riunioni degli organismi del partito, ma prendo pochi minuti per dire quanto mi sembri sbagliato e quanto mi angosci quanto sta accadendo. E per rivolgere un appello a tutti perché non si separi la loro strada da quella di tutti noi. Lo faccio non usando l'argomento tradizionale dell'invito all'unità ma dicendo ai compagni e agli amici che delle loro idee, del loro punto di vista, il Pd ha bisogno”, ha detto Veltroni –
"La verità è che come nella vita, vince chi non ingaggia la sfida. Il punto è capire se questo è ancora il luogo della sinistra"- ha detto Gianni Cuperlo, nel suo appello a non arrivare alla scissione, citando una scena del film “Gioventù bruciata”, la corsa del coniglio (chicken game), con le auto in corsa verso il burrone dove vince chi si butta per ultimo - Io il congresso l'ho chiesto il 5 dicembre e non ho mai cambiato idea. Ma se adesso c'è la richiesta di un momento che lo preceda per riflettere, facciamolo, poi teniamo le amministrative e dopo completiamo un percorso” -
“Non dividiamoci oggi: se vi alzate da quelle sedie, non importa quanti sarete, ma sarà una ferita per la nostra storia e per un percorso comune che abbiamo il dovere di proseguire insieme - ha detto Dario Franceschini. La scissione, avverte il ministro della Cultura, "aumenterà la possibilità che vinca la destra o che vinca Grillo" e "comunque siamo vicini alle elezioni ed è davvero difficile in un tempo così corto avere una scissione e poi andare insieme alle elezioni". E aggiunge: "Dovremmo essere qui a rivendicare i risultati della legislatura. Non si può segare la gamba su cui si tiene il governo, ovvero il Partito democratico" -
All’assemblea anche Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd e uno dei principali esponenti della minoranza dem avversa a Matteo Renzi. Pochi giorni fa aveva lanciato un appello auspicando un governo Gentiloni fino al 2018: “Prima il Paese, poi il partito, poi le esigenze di ciascuno. Questo criterio, per me e per tanti, e spero per tutti noi, è la base stessa della politica - aveva detto Bersani - Se noi non teniamo ferma questa sequenza, non siamo più il Pd. Non c'entrano nulla l'astio o il rancore verso Renzi. Stravolgeremo dunque tutto il percorso per le esigenze o le velleità di una persona sola? No” -
Anche Guglielmo Epifani, ex segretario del partito fino al 2013, auspica il congresso e le elezioni nel 2018: “La prima cosa è dare al governo la possibilità di finire la legislatura, perché abbiamo la maggioranza per governare e abbiamo il dovere di farlo". L’ex segretario generale della Cgil risponde anche a Matteo Renzi: “Ricatto è una parola che non va usata né per sé né per gli avversari. La parola scissione non ha senso, non l'avrei mai usata”. E aggiunge: “Noi ci aspettavamo una proposta, il segretario ha tirato dritto, io credo che sia un errore perché un grande partito deve avere a cuore il superare le difficoltà ed è il segno della democraticità del processo” -
“Stiamo a sentire cosa dice il segretario”, ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano arrivando all’Hotel Parco dei Principi. Sabato, all’assemblea della minoranza dem, unito nella linea comune con l’ex capogruppo Roberto Speranza e il governatore della Toscana Enrico Rossi, ha chiesto che i tempi del congresso siano quelli previsti dallo statuto e che la legislatura venga sostenuta fino al 2018 -
“Sulla riforma costituzionale abbiamo fatto profonde modiche perché le chiedeva la minoranza, e poi hanno comunque votato No. Quindi a che serve?”. Queste le parole del sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto all’arrivo all’assemblea del Pd. “La scissione - ha detto - avrebbe un impatto anche sui governi regionali. Non ci voglio neanche pensare” -
"Ne ho fatti tanti di congressi, non ne ho mai visti congressi di figurine, non sono i tempi di un congresso a determinare la qualità del congresso. Ai compagni della minoranza dico che c'è spazio per tutti, il Pd è la casa di tutti - ha detto l’ex sindaco di Torino Piero Fassino - Quando ho sentito la parola scissione, io ho avuto un grande turbamento, se la pronunci ti vincolano e sei prigioniero della parola. Tiriamola via, non usiamola più e lavoriamo a creare condizioni perché congresso che oggi parte sia un congresso in cui ci misuriamo e discutiamo. Ci si scinde quando si hanno visioni inconciliabili. E invece tutte le ragioni per cui abbiamo fatto il Pd sono ancora in campo e sono tutte valide " -
Davanti all’albergo che ospita l’assemblea Pd anche i Giovani democratici del II Municipio di Roma, con uno striscione che recita “Restiamo uniti", un appello a evitare la scissione -
Sabato, alla vigilia dell'assemblea, la minoranza del partito si è riunita al teatro Vittoria per discutere della scissione. L’ex capogruppo alla Camera Roberto Speranza aveva detto: “"La nostra proposta è sensata - spiega Speranza - facciamo il Congresso nei tempi normali, si faccia una normale azione di governo, si porti il Paese al voto a scadenza nel 2018. Se non c'è questo, il Pd diventa il partito dell'avventura e non esiste più". Nella foto da sinistra: Michele Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi -