Cacciatorpediniere Usa verso Siria, jet russi a bassa quota

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Foto d'archivio (getty images)

Dopo il presunto attacco chimico a Duma, la Casa Bianca sarebbe pronta ad agire. Trump promette decisioni a breve. Mosca: "Guerra con Usa sarebbe follia". Scintille Israele-Iran per raid su base siriana

La tensione internazionale sulla Siria rimane alta ad alcuni giorni dalla strage di Duma. Il cacciatorpediniere americano USS Donald Cook, armato con missili Tomahawk, dopo una sosta a Cipro è diretto verso il Mediterraneo orientale, nel raggio d'azione della Siria. Lo riferisce il Washington Examiner, citando fonti della Marina. Secondo il quotidiano turco Hurriyet, la nave da guerra statunitense sarebbe arrivata a circa 100 km dal porto siriano di Tartus, dove c'è una base della marina militare russa. Alcuni jet russi avrebbero sorvolato a bassa quota per quattro volte il cacciatorpediniere americano, compiendo manovre di disturbo. Ma Mosca garantisce, attraverso il vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov: "Non credo che vi sia il rischio di un conflitto armato fra la Russia e gli Usa in Siria". E aggiunge: "Alla fine il buon senso dovrebbe prevalere sulla follia".

Le accuse di Trump e degli Usa

Una mossa, quella statunitense, che arriva dopo il presunto attacco chimico lanciato il 7 aprile contro Duma, nella Ghouta orientale, che ha causato almeno 100 morti. Per il presidente Trump i responsabili sono Damasco e gli alleati Russia ed Iran. In merito, gli Stati Uniti hanno chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di votare una bozza di risoluzione per istituire un nuovo meccanismo d'inchiesta indipendente sull'uso di armi chimiche in Siria: proposta che ha ricevuto il veto di Mosca.

La replica di Mosca

Dopo il viceministro degli Esteri, sulla questione siriana è intervenuto anche il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: "Gli Usa hanno adottato, insieme ad altri Paesi, una posizione poco costruttiva: si rifiutano di affrontare la realtà e cercano colpevoli per l'uso delle armi chimiche", ha detto. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha comunque ribadito che gli esperti dell'Opac "devono visitare Duma" per compiere degli accertamenti e ha assicurato che la Russia può "garantire" la loro sicurezza. A questo proposito Mosca ha proposto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu una risoluzione per "istituire un'indagine" sui fatti di Duma, bocciata. Anche la Siria, tramite il ministero degli Esteri, ha invitato gli osservatori dell'Opac a indagare a Duma, garantendo aiuti nell’indagine.

Le mosse della Casa Bianca

La casa Bianca ieri, 9 aprile, ha detto di valutare un raid missilistico contro il regime di Damasco. "Non escluderei" alcuna opzione, aveva spiegato alla Abc Thomas Bossert, consigliere di Trump per la sicurezza nazionale e l'antiterrorismo. Domenica era stato lo stesso Trump a scrivere su Twitter: "Il presidente Putin, la Russia e l'Iran sono responsabili per il sostegno all'animale Assad". La Casa Bianca aveva promesso "qualche decisione importante nelle prossime ore". Intanto il presidente, il 9 aprile, ha parlato della questione siriana in un colloquio con il presidente francese Macron. Si tratta della seconda chiamata in due giorni. E la Francia ha assicurato che "se la linea rossa" dell'uso delle armi chimiche "è stata superata", allora arriverà "una risposta".

Erdogan: "Maledico chi ha compiuto il massacro di Duma"

Su quanto accaduto in Siria è intervenuto anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha detto: "Maledico chi ha compiuto questo massacro nella Ghuta orientale e a Duma. Chiunque abbia compiuto questo massacro ne pagherà il prezzo, e sarà certamente un prezzo alto".

Scintille Iran-Israele su raid in base siriana

Sempre sullo scenario siriano, rimane altissima la tensione anche per il raid del 9 aprile in una base-aeroporto a Homs in cui hanno perso la vita 14 persone, tra cui 7 militari iraniani presenti. Damasco ha prima accusato gli Usa, che hanno negato il proprio coinvolgimento. In seconda battuta ha puntato il dito contro l’aviazione israeliana accusandola di aver lanciato gli 8 missili. Oggi un alto funzionario di Teheran ha minacciato: il raid "non rimarrà senza risposta”. Ma il ministro israeliano della Difesa Avigdor Lieberman ha fornito una versione diversa: "Non so cosa sia successo lì o chi abbia attaccato, ma so per certo una cosa: non permetteremo all'Iran di stabilirsi in Siria qualunque sia il prezzo. Consentire a Teheran di stare in Siria significa consentire all'Iran di stringerci un cappio al collo. Non lo faremo”.

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