
Covid, scoperta su Telegram rete di negozi "illegali" per no vax sparsi in tutta Italia
Un'inchiesta del giornalista Nicola Pinna de Il Messaggero ha messo in luce l'esistenza di una chat in cui vengono forniti numeri di telefono e indirizzi di attività commerciali dove non viene richiesto il Super Green pass. Si tratta di bar, ristoranti e palestre, ma anche centri estetici e medici

Ristoranti, palestre, centri estetici. Prima di lasciare entrare i clienti, quasi tutti i negozi e le attività commerciali devono chiedere il Super Green pass, ottenibile solo se vaccinati contro il Covid oppure se già guariti dall’infezione. Ma i modi per aggirare le norme si trovano, come rivela un’indagine del giornalista Nicola Pinna pubblicata su Il Messaggero
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Il quotidiano romano, dopo essersi introdotto nella rete di no vax italiani, fa sapere che in molti casi essere immunizzati contro il coronavirus non è un requisito per entrare in negozi e locali, dal Nord al Sud Italia
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Il punto di partenza, racconta Il Messaggero, è Telegram. Da mesi ormai sulla piattaforma di chat online continuano a nascere gruppi gestiti e frequentati da chi è contro i vaccini anti Covid. Si scopre così una chat - con circa 5.900 iscritti, riporta il quotidiano - dove è disponibile una “lista proibita” di commercianti e imprenditori che non faticano a chiudere un occhio davanti agli obblighi di legge
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Il giornalista si iscrive alla chat e lì trova i contatti di nutrizionisti, medici, palestre, ristoranti. Nomi, indirizzi e numeri di telefono per prenotare, una sorta di PagineGialle per chi non si è vaccinato e non ha intenzione di farlo
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Nell’articolo di Pinna si legge di un barista genovese che, se qualcuno sottolinea il pericolo che i controlli delle forze dell’ordine potrebbero scoprire la sua politica a maglie larghe in tema di Super Green pass, risponde: “Ma lei si immagina i carabinieri che fanno il giro dei tavolini?”
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Non è difficile trovare posti che non rispettano le regole a Cagliari, a Napoli, a Trento e a Roma. I numeri più alti si registrano però in città come Milano e Torino
L'inchiesta de Il Messaggero
Il Messaggero mette anche in luce come la rete degli esercenti che si trovano nella chat per no vax non sia per forza composta tutta da persone contrarie in linea di principio ai farmaci anti Covid

Viene citato il caso di una donna commerciante della Capitale, vaccinata come il marito, che dice di aderire “ovviamente” alla rete perché, a rispettare le regole, si rischia di perdere i clienti

La chat Telegram, dice sempre la stessa donna, è anche un luogo dove far rete. Lei lì ha conosciuto una parrucchiera, dove va a tagliarsi i capelli, che ha suggerito il suo nome a parenti e amici

Resta sempre vero che la maggior parte degli iscritti fa parte degli italiani che guardano ai vaccini e al certificato verde come a pezzi di un più ampio piano di “dittatura sanitaria”, scrive Pinna, che sottolinea come l’esperimento si sia già trasformato in successo. Sarebbero oltre 2mila le aziende reperibili in queste conversazioni

Un po’ di paura di essere scoperti, tra il giro di imprenditori di cui parla Il Messaggero, comunque resta. Si racconta l’episodio di un barista di Milano. L’uomo, dopo aver notato che ai vicini non era passato inosservato il numero in crescita di visitatori, ha iniziato a fingere di controllare il pass dei clienti con il telefonino