Mottarone, perizia: fune danneggiata prima del 23 maggio

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Sulle condizioni della fune traente non sono stati effettuati almeno negli ultimi  mesi i controlli previsti dalla legge. Lo scrivono i periti incaricati dal Tribunale di Verbania

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La fune traente della Funivia del Mottarone si è spezzata "a causa del degrado della fune stessa verificatosi in corrispondenza dell'innesto della fune nella testa fusa, punto più delicato della fune". Lo scrivono i periti tecnici nel documento depositato ieri alla cancelleria del Gip di Verbania. "La causa della precipitazione della cabina n. 3 della funivia - aggiungono - è stata l'inserimento di esclusori di funzionamento al sistema frenante di emergenza previsto da norma e presente nella cabina n. 3. Tali esclusori hanno impedito, in occasione della rottura della fune traente, che il sistema frenante di emergenza si attivasse andando bloccare in sicurezza la cabina sulla fune portante". E ancora: "L'analisi frattografica ha infatti mostrato che, in corrispondenza del punto di rottura della traente, il 68% circa dei fili presenta superfici di frattura che  testimoniano una rottura a fatica e fatica/corrosione dei fili ragionevolmente antecedente la precipitazione del 23 maggio 2021". (TUTTE LE NOTIZIE SULL'INCIDENTE)

La scatola nera

Nella relazione informatica depositata ieri al tribunale di Verbania, si legge inoltre che il registratore eventi, o scatola nera, della funivia del Mottarone non ha conservato i dati per il periodo previsto dalle norme, ossia un anno, "bensì solo degli ultimi 8 mesi". E questo perché durante "le attività di assistenza tecnica" sono stati cancellati i dati precedenti il 6 ottobre 2020, dei quali non è stato effettuato un backup. La relazione è stata stilata da Paolo Reale, professore dell'Università Uninettuno di Roma, e da Paolo Dal Checco.

La perizia

La perizia contiene anche un dettagliato racconto di quanto accaduto il 23 maggio 2021. "Era in corso il normale servizio pubblico di linea sul collegamento  funiviario Stresa-Alpino-Mottarone. L'esercizio si svolgeva in modalità "senza agenti di scorta nelle cabine"; la velocità di esercizio consentita per tale modalità è di 6,00 m/s, con capacità delle cabine limitata a 30 passeggeri, ulteriormente ridotta a 15 passeggeri in relazione alle disposizioni sanitarie in materia di Covid - Sars. Pochi minuti dopo le 12 è in svolgimento la corsa sul secondo tronco del collegamento funiviario che vede, nel movimento a va e vieni della funivia bifune, le cabine giunte quasi alle stazioni terminali: la cabina n. 3 che sta viaggiando in direzione del Mottarone, sta per entrare nella relativa stazione, mentre la cabina n. 4 che scende verso l'Alpino si trova ancora qualche decina di metri prima dell'arrivo alla relativa stazione. In questa fase la velocità di marcia dell'impianto è bassa e le cabine si avvicinano alle corrispondenti banchine con velocità sempre più ridotta. Ed è in questo momento che si ha il collasso della fune traente superiore della funivia, nell'intorno del suo punto di attacco al carrello della cabina n. 3". E ancora: "A questo punto sul carrello agisce, non più contrastato, il tiro della fune traente inferiore che imprime al carrello della cabina n. 3 un violento moto retrogrado di accelerazione verso valle e il sostegno 3. Contemporaneamente la cabina n. 3 ha un'ampia oscillazione verso l'alto e verso monte, reagendo in tal modo proprio alla brusca traslazione verso valle del proprio carrello".

Suoni anomali

Nei video delle telecamere di sorveglianza della funivia del Mottarone che hanno ripreso gli attimi precedenti all'incidente si sentono due suoni anomali - molto simili a quelli della rottura dei fili di un cavo - e si vede l'operatore che guarda in alto verso la fune. Gli ingegneri informatici, nonostante abbiano rilevato la mancanza di sincronizzazione tra il sistema di videosorveglianza e la scatola nera e tra questi e l'orario reale, hanno stimato che l'incidente è avvenuto nel "range temporale individuato tra le 12:03 e 12:04 circa". Per i periti, "le informazioni messe a disposizione dell'operatore dal sistema" di monitoraggio dell'impianto dal registratore di eventi, per via dei molti falsi allarmi segnalati che hanno generato confusione, non ha portato ad "individuare precisi indizi precedenti all'incidente, da correlare con certezza all'incidente stesso".

"Tuttavia - si legge nella relazione - gli stessi dati analizzati consentono di rilevare un sistematico comportamento nella gestione dell'impianto, caratterizzato dalla mancata adozione di una procedura fondata sui principi di prudenza, che avrebbero dovuto comprendere, oltre al tracciamento delle segnalazioni anomale anche l'avvio delle successive attività di determinazione delle cause alla base" della comparsa degli stessi allarmi. Allarmi la cui gestione, "non risulta essere conforme a quella che è stata indicata come 'buona prassi'".

Mottarone
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La vicenda

"La cabina n. 3 non si arresta - continua il drammatico racconto dei periti -  ma, trascinata dal tiro della fune traente inferiore, si avvia verso il sostegno 3, seguendo la fune portante sx (non collassata), come un vero e proprio binario, acquistando via via sempre maggiore velocità. Raggiunto il sostegno 3, dopo una corsa di oltre 400 m, il carrello della cabina n. 3 scarrucola sulla scarpa del sostegno e, dall'altezza di circa 17 m, si ha la precipitazione al suolo del veicolo che, anche per effetto della severa pendenza del pendio, dopo l'impatto a terra prosegue la sua corsa fino alla collisione finale con gli alberi di alto fusto, in sinistra della linea".

Nessun controllo sulle condizioni della fune

Inoltre, sulle condizioni della fune traente non sono stati effettuati almeno negli ultimi  mesi i controlli previsti dalla legge. Lo scrivono i periti incaricati dal Tribunale di Verbania nell'ambito dell'incidente probatorio sulla tragedia delle funivia del Mottarone. "Al fine di ridurre al minimo i rischi di precipitazione della cabina la prescrizione di normativa, oltre a prevedere la già citata presenza e disponibilità del freno di emergenza agente sulla fune portante, richiede anche che vengano condotti specifici e programmati controlli alla fune traente in corrispondenza dell'attacco della medesima con la testa fusa finalizzati alla sostituzione della testa fusa all'apparire dei primi segnali di degrado. Questo proprio perché è noto (cfr Circolare 130/1987) che in corrispondenza di tale innesto con più probabilità possano avvenire rotture a fatica e fatica/corrosione di questo tipo. Dalle analisi mostrate nella presente perizia con ragionevole certezza ingegneristica, si dimostra che negli ultimi mesi i controlli, peraltro non ritrovati in alcun Registro, non sono stati effettuati; una corretta attuazione dei controlli stessi avrebbe consentito di rilevare i segnali del degrado, ovvero la presenza di anche un solo filo rotto o segni di corrosione, e quindi di sostituire la testa fusa, così come previsto da norme". In particolare, "Dall'analisi della documentazione disponibile, non si ha evidenza della conduzione degli specifici controlli, con cadenza non superiore ai 30 giorni prescritti dalla norma, in corrispondenza dell'innesto della fune traente con le teste fuse nel periodo febbraio 2020 - aprile 2021". "Trattasi di controlli di particolare importanza anche alla luce dei generali principi di prudenza, diligenza, in quanto noto in letteratura che i tratti terminali delle funi dell' 'anello trattivo', nelle immediate vicinanze degli innesti delle funi stesse alle c.d. teste fuse e quindi ai veicoli, risultano particolarmente critici - si legge ancora -. La non conduzione di tali controlli viola quanto prescritto dalle norme per evitare precipitazioni quali quella verificatasi il 23 maggio 2021 così come i generali principi di prudenza, diligenza, da adottarsi nell'esercizio di un impianto funiviario".

"Cabina 3 fece 329 corse con forchettoni inseriti"

Emerge dalla relazione informatica depositata da Reale e Dal Checco che tra l'8 e il 23 maggio 2021, giorno della tragedia della funivia del Mottarone, la cabina numero 3, quella precipitata, ha effettuato tutte le 329 corse registrate dall'impianto di videosorveglianza con i forchettoni inseriti. Forchettoni che sono stati attivati anche nella cabina numero 4 per 223 volte. Prima dell'8 maggio non si hanno dati sui forchettoni in quanto il sistema di videosorveglianza non le ha in memoria e la scatola nera è 'cieca', ossia non traccia l'inserimento delle 'ganasce', che una volta attive non consentono l'entrata in funzione dei freni di sicurezza.

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La sindaca di Stresa Marcella Severino: "Rabbia verso indagati"

"Non ho mai avuto modo di incontrare nessuno, di sicuro a Stresa non si sono visti", dice la sindaca di Stresa Marcella Severino, all'indomani della deposizione in tribunale della perizia, riferendosi a Luigi Nerini, il titolare della società che gestiva l'impianto, e il caposervizio Gabriele Tadini, due degli indagati. "Mesi fa ho incrociato Nerini per strada, l'ho intravisto ma io per fortuna ero in transito: davvero non saprei neanche che cosa dirgli". Più rabbia o più incredulità nei confronti delle persone coinvolte? "Forse è proprio la rabbia, anche perché erano persone che a Stresa si conoscevano: qui è un gran paesone".

"Stresa riavrà la sua funivia per salire sul Mottarone, assolutamente. E mi permetto di dire non solo Stresa, ma l'intero territorio", aggiunge. "Il territorio vive di turismo, la funivia era un ingranaggio fondamentale ed è giusto ridarlo al territorio. Noi siamo molto determinati, non si dimentica ma si va avanti".

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