Val Susa, No Tav sul tetto da una settimana chiedono di scendere

Piemonte
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I quattro attivisti da giorni erano sul tetto del presidio a San Didero, a ridosso del cantiere del nuovo autoporto. I manifestanti hanno chiesto la presenza di un avvocato e di un medico prima di scendere

Hanno chiesto alla polizia di scendere i quattro attivisti No Tav da giorni sul tetto del presidio a San Didero (in provincia di Torino), in Val di Susa, a ridosso del cantiere per il nuovo autoporto, opera connessa alla Torino-Lione. Gli attivisti hanno chiesto la presenza di un avvocato e di un medico prima di scendere. La protesta sul tetto era iniziata lo scorso lunedì 12 aprile. Alcuni attivisti No Tav sono sempre rimasti sopra l’edificio, altri si sono invece alternati nel corso della manifestazione. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, insieme a un medico, operatori della Croce Rossa e un avvocato del Legal Team No Tav, mentre la polizia sta seguendo gli sviluppi. I quattro presidianti, secondo fonti del movimento, hanno terminato le scorte di acqua e di cibo. (L'ATTIVISTA FERITA - LE MANIFESTAZIONI)

 

Questura: “Impossible ferite attivista causate da fumogeno”

Intanto, secondo fonti della Questura di Torino ”è impossibile" che le ferite riportate dall'attivista No Tav a San Didero siano state provocate dal getto di un lacrimogeno. "Gli operatori delle forze dell'ordine - spiegano - stazionavano dietro una recensione alta 4 metri e un lancio orizzontale non è proprio possibile. Il tipo di lacrimogeni utilizzato ha una gittata massima di 40 metri con tiro a parabola e si limita a disperdere 5 piccoli dischi che producono il gas”.

Oggetti - proseguono le fonti della Questura torinese "che non sono in grado di provocare tutte quelle microfratture, rimangono incandescenti per alcuni minuti e se ci fosse un contatto con la pelle lascerebbe ustioni: cosa che non risulta dai referti del pronto soccorso". Una delle domande che si pongono negli ambienti della polizia è il perché la donna risulta, da referto, giunta al pronto soccorso dell'ospedale di Rivoli alle 2.04, quando gli scontri sono terminati molto prima della mezzanotte. Sul ferimento sono stati avviati accertamenti da parte della polizia. Si procede d'ufficio in quanto "le lesioni hanno prognosi di 25 giorni e sono da considerare lievi".

No Tav: “Il ferimento non è stato un incidente”

"Non è stato un incidente. Due filmati provano il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo", ribadisce il movimento No Tav. “L'attivista si trova è ricoverata alle Molinette e subirà un intervento chirurgico maxillo-facciale giovedì 22 aprile, perché la frattura che preoccupa di più – riferisce il movimento – è quella alla parte inferiore dell'orbita, oltre alla frattura allo zigomo e al naso. Per fortuna non è stata rilevata alcuna frattura alla mandibola, ma solo un forte dolore causato dal colpo preso. A livello neurologico la situazione è migliorata, non ci sarà pertanto alcuna operazione. I medici aspettano per vedere se l'ematoma si riassorbe autonomamente". L'umore della donna "è sollevato nonostante continuino le forti nausee e un grande dolore". Secondo la tesi deI movimento No Tav ci sarebbero stati "almeno due episodi di spari di lacrimogeni ad altezza uomo". In uno dei video si vedono dei carabinieri parlare tra di loro durante la manifestazione di martedì, quindi 5 giorni prima del ferimento dell'attivista No Tav. "Abbiamo alzato il volume e tolto un po' di rumore di fondo: si sentono distintamente le parole di uno dei due: Sì, ne ho tirati due in faccia sulla strada'”, si legge sulla pagina Facebook del movimento No Tav. Sempre sui social hanno pubblicato anche un video, non relativo a sabato sera, in cui i No Tav accusano le forze dell'ordine di utilizzare i lacrimogeni sparandoli ad altezza uomo.

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