No Tav, attivista ferita durante la manifestazione a San Didero

Piemonte
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La donna è stata colpita al volto durante la protesta che si è svolta ieri presso il cantiere del nuovo autoporto. Si trova ricoverata, sveglia e cosciente, nel reparto di chirurgia d'urgenza dell'ospedale Molinette di Torino: verrà operata da chirurghi maxillo facciali e neurochirurghi e per ora resta in osservazione

Una donna di 36 anni, Giovanna Saraceno, è rimasta ferita al volto durante la manifestazione No Tav di protesta di ieri sera a San Didero, in Valle di Susa, che si è svolta nei pressi del cantiere del nuovo autoporto. Fonti sanitarie parlano di "trauma da corpo contundente" e fanno sapere che Giovanna nella nottata è stata trasferita dall'ospedale di Rivoli al pronto soccorso di chirurgia delle Molinette di Torino. Si trova ricoverata, sveglia e cosciente, nel reparto di chirurgia d'urgenza: verrà operata da chirurghi maxillo facciali e neurochirurghi e per ora resta in osservazione.

Il referto medico

"La paziente riferisce corpo contundente su zona temporale destra, successiva caduta a terra e trauma massiccio facciale". È quanto si legge nel referto stilato dal pronto soccorso dell'ospedale di Rivoli alle 2:57 della scorsa notte. L'orientamento diagnostico è "fratture multiple massiccio facciale - frattura osso temporale - emorragia cerebrale". La prognosi, provvisoria, è di 25 giorni.

Le proteste No Tav

Alle 23 di ieri sera un centinaio di attivisti No Tav ha raggiunto un piazzale di fronte all'area del cantiere a San Didero e per circa un'ora ha manifestato esplodendo alcuni fuochi d'artificio che, affermano gli attivisti No Tav, sarebbero serviti per "salutare" i sei attivisti rimasti nel presidio all'intero dell'area cantierabile. Si sarebbero però registrati anche lanci di sassi, bombe carta e oggetti contundenti ai quali le forze dell'ordine hanno risposto con lacrimogeni e idranti. I dimostranti si sono barricati lungo la recinzione della linea ferroviaria bloccando la circolazione per circa un'ora. Non ci sono stati contatti tra manifestanti e forze dell'ordine.

La dinamica del ferimento

I militanti No Tav parlano di gravi lesioni e attribuiscono il ferimento della donna, esponente del centro sociale autonomo Newroz di Pisa, "al lancio di un lacrimogeno". Stando invece a quanto trapela da ambienti investigativi, non sono compatibili con il getto di un lacrimogeno le lesioni riscontate sull'attivista. Il lacrimogeno, di dimensioni tonde, lanciato da una "distanza di 30-40 metri" si sfalda in dischi di sostanza polverosa urticante di pochi millimetri che si incendiano, producendo fumo, ma non sono non in grado di procurare un trauma di quel tipo. 

"Le forze dell'ordine hanno avuto reazione spropositata"

"Le forze dell'ordine hanno avuto una reazione spropositata scatenando un fitto lancio di lacrimogeni ad altezza uomo colpendo una ragazza in pieno volto". È quanto nel corso di una conferenza stampa a San Didero ha detto Martina Casel, del movimento No Tav, riferendosi al ferimento di una attivista. "La polizia si è presentata in ospedale - prosegue Martina Casel - entrando nella stanza di Giovanna per interrogarla, contrariamente a quanto definiscono le norme anti-covid, che vietano l'ingresso in ospedale ad esterni, compresi i parenti". Loredana Bellone, consigliere comunale a San Didero, ha affermato che "l'occupazione militare del territorio è un fatto molto grave e ha parlato di "comportamento ignobile" da parte delle forze dell'ordine. Per Guido Fissore, attivista storico del movimento No Tav, "questo non è stato un incidente ma un attentato vero e proprio. Si è sfiorata una tragedia che possiamo definire annunciata perché purtroppo queste modalità le abbiamo già incontrate negli anni passati".

Frediani: “Abbiamo denunciato lancio di lacrimogeni ad altezza uomo”

"Proprio ieri abbiamo denunciato il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo e l'imponente, spropositata, presenza di forze dell'ordine a tutela di un cantiere irregolare", haa commentato la consigliera regionale piemontese Francesca Frediani, ex Cinque Stelle e oggi del 'Movimento 4 ottobre'. "Uno Stato che ha bisogno della forza - aggiunge - è uno Stato debole. La storia del Tav è sbagliata fin dall'inizio e già da tempo doveva essere scritta la parola "fine". E invece... Spero che la donna ferita si riprenda presto e che si chiariscano correttamente le dinamiche dei fatti", ha concluso Frediani.

Siulp: "Prevedere normativa che agisca da deterrenza ad aggressioni contro forze dell'ordine"

"Forse è arrivato il momento di pensare all'inapplicabilità del beneficio della sospensione condizionale della pena per i reati di questo tipo inerenti all'ordine pubblico. Concentrare le forze dell'ordine nei cantieri che si vorrebbero giustamente aprire per l'ammodernamento del Paese, significa distogliere le stesse forze dell'ordine da attività di prevenzione, repressione reati dalle città e dai territori del nostro Paese". È quanto afferma Eugenio Bravo, segretario generale del sindacato autonomo di polizia Siulp a Torino. "Spiace sempre il ferimento di chicchessia - dichiara - ma un conto è provocare il pericolo come fanno i No Tav violenti per impedire un'opera decisa dal legislatore, altro è subirlo come fanno le forze dell'ordine per far rispettare la volontà dello Stato: il confine è chiarissimo. Che poi qualcuno rischi di farsi veramente male durante le manifestazioni di contestazione No Tav, che purtroppo non si concludono quasi mai pacificamente, è la triste storia di questo cantiere. Tuttavia deve essere chiara a tutti che la condizione che determina la legittima risposta delle forze dell'ordine è originata dal terribile scenario di guerriglia, causato da facinorosi e violenti antagonisti che trasforma un cantiere edile in un campo di battaglia". Secondo Bravo forse bisogna "prevedere una normativa che agisca da deterrenza alle aggressioni contro le forze dell'ordine e dirette ad impedire, sabotare, osteggiare fisicamente il cantiere Tav come qualunque altro cantiere". 

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