Facebook, in Australia stop alla pubblicità elettorale dall’estero
TecnologiaPer limitare le interferenze esterne in vista delle elezioni di maggio, il social ha annunciato nuovi provvedimenti nel paese, che prevedono il divieto di acquistare spot da paesi esteri e l’introduzione del fact-checking
Dopo i provvedimenti annunciati in vista delle elezioni europee, Facebook introduce nuovi strumenti per limitare le possibili interferenze esterne anche in occasione delle elezioni federali in Australia, che si terranno a maggio. Al fine di proteggere gli elettori, il social network ha fatto sapere che bloccherà la pubblicità elettorale proveniente dall'estero e porterà sulla piattaforma servizi di fact-checking. La direttrice delle strategie di Facebook nel paese, Mia Garlick, tramite un post ha assicurato che il nuovo approccio ridurrà la disinformazione, ostacolerà gli interventi di disturbo e migliorerà la trasparenza degli spot politici.
Vietato acquistare spot elettorali fuori dall’Australia
"Combattere le interferenze straniere è un pilastro fondamentale del nostro approccio nel salvaguardare le elezioni sulla nostra piattaforma”, scrive Garlick. “Come parte del nostro impegno - continua -, non permetteremo temporaneamente che pubblicità elettorale sia acquistata fuori dall’Australia, compresi slogan politici e loghi dei partiti". I nuovi strumenti entreranno in vigore il giorno dopo l'annuncio di convocazione delle elezioni, previsto per domenica 7 aprile, e includerà tutti i tipi di annunci che provengono dall’estero nei quali è contenuto un riferimento a esponenti politici e partiti australiani.
Ridurre condivisioni di fake news
Facebook estenderà al paese il servizio di fact-checking esterno, già in uso in 20 altri paesi, affidandolo all'Agence France Presse. Si tratta di un sistema che individua le notizie false condivise sulla piattaforma e le trasferisce in fondo al News Feed. "La nostra esperienza indica che una volta che una notizia è considerata falsa abbiamo potuto ridurre le sue successive visioni di oltre l'80% in media", ha concluso Garlick.
Le restrizioni giungono in un momento molto delicato per l’Australia, con il parlamento che ha da poco approvato una legge che condanna al carcere i dirigenti dei social media nel caso in cui le loro piattaforme trasmettano scene di violenza reale, come quelle condivise in diretta dall’attentatore di Christchurch poche settimane fa.