Facebook valutava l’ipotesi di vendere dati personali

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Immagine di archivio (Getty Images)

Secondo il Wall Stret Journal il materiale sequestrato dal Parlamento britannico conterrebbe e-mail che indicavano la volontà di guadagnare dando accesso alle informazioni degli utenti 

Arrivano nuove rivelazioni su Facebook sulla scia dell’indagine effettuata negli ultimi giorni dalla Commissione per il Digitale e i Media della Camera dei Comuni. Il Parlamento britannico aveva infatti confermato il sequestro di documenti riservati a un manager del social network che si trovava a Londra, e proprio da quel materiale emergerebbero alcune inedite informazioni su come la piattaforma di Mark Zuckerberg avrebbe voluto gestire i dati personali. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, infatti, in passato il social ha perlomeno valutato la possibilità di ricavare soldi dalle informazioni degli utenti iscritti. Non c’è alcuna conferma che il piano sia stato poi messo in pratica, ma l’indiscrezione getta ulteriori ombre sull’azienda, già in un periodo complicato.

Mark Zuckerberg, la posizione sui dati personali

Parlando qualche mese fa, Mark Zuckerberg era stato piuttosto chiaro quando interpellato sul tema della privacy, affermando con sicurezza che “noi non vendiamo dati”. Al di là della politica aziendale attuale, tuttavia, il Wall Street Journal rivela che il colosso social avrebbe almeno considerato di mettere sul piatto i dati personali degli utenti in cambio di compensi maggiori da parte dei propri partner. Lo scenario emerge proprio dal materiale riservato ottenuto dal Parlamento britannico, dove in un caso un impiegato di Facebook consigliava di bloccare l’accesso di alcune compagnie alle informazioni private delle persone a meno che queste aziende non “pagassero 250.000 dollari per poter accedere”.

Facebook: vendita dati considerata e scartata

La discussione riguardo alla vendita dei dati sarebbe avvenuta in un momento nel quale Facebook stava valutando diverse strade per incrementare le proprie entrate. Contattata dal Wall Street Journal in merito alla questione, una portavoce del social network ha ammesso che l’azienda al tempo “cercava un modo per sviluppare un business sostenibile”, ma che dopo diverse conversazioni interne l’opzione fu scartata. Mark Zuckerberg, che intanto ha confermato di non voler lasciare la presidenza della compagnia, si trova quindi di fronte all’ennesimo caso spinoso dopo Cambridge Analytica e le più recenti accuse arrivate nell’ambito dell’inchiesta effettuata dal New York Times.

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