LinkedIn, report Dpc: dati di non iscritti usati in annunci Facebook

Tecnologia
Foto di archivio (Getty Images)

Il report della Dpc irlandese accusa il social network di aver utilizzato gli indirizzi email di oltre 18 milioni di persone non ancora iscritte e senza il loro consenso al trattamento dati 

La scorsa settimana, la Commissione irlandese per la Protezione dei Dati (Dpc) ha pubblicato un rapporto sulle attività di controllo svolte nel primo semestre del 2018, nel quale è presente un reclamo contro LinkedIn. Come rivela l’indagine, il noto portale destinato alla ricerca e creazione di contatti lavorativi avrebbe infatti utilizzato, in maniera poco trasparente, l’indirizzo email di 18 milioni di persone non iscritte al sito per indirizzare i propri annunci su Facebook alla ricerca di nuovi utenti. Tutto ciò sarebbe avvenuto prima dell’entrata in vigore della nuova normativa europea per il trattamento dei dati (Gdpr).

Annunci pubblicitari su Facebook

Stando a quanto riportato da TechCrunch, l’inchiesta è partita dalla segnalazione di un utente, risalente all’anno scorso, con la quale denunciava la pratica messa in atto dal sito. LinkedIn ha ammesso che per incrementare le iscrizioni ha usato gli indirizzi email di circa 18 milioni di persone non ancora registrate, alle quali apparivano annunci pubblicitari sulla propria bacheca di Facebook. All’interno del rapporto, la Dpc ha affermato che "il reclamo è stato alla fine risolto amichevolmente con LinkedIn, che ha dato il via a una serie di azioni immediate per cessare il trattamento dei dati dell’utente per gli scopi che hanno dato origine all’inchiesta".

Reti professionali create prima dell’iscrizione

La commissione ha voluto però approfondire la posizione di LinkedIn, in quanto preoccupata "delle questioni sistemiche più ampie identificate". Dalle ulteriori indagini è infatti emerso che il sito web avrebbe utilizzando un suo algoritmo per creare reti professionali da suggerire agli utenti durante il percorso di registrazione, prima che questi effettuassero il primo accesso e accettassero le condizioni per il trattamento dei dati. La Dpc ha quindi ordinato l’immediata sospensione della procedura e la cancellazione di tutti i dati personali associati a tale elaborazione.
In una dichiarazione rilasciata a TechCrunch, il social network afferma di aver collaborato con le indagini e di aver agito in buona fede. "Abbiamo preso le misure appropriate e abbiamo migliorato il nostro modo di lavorare per garantire che ciò non accada di nuovo", conclude la nota.

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