IA, ricerca crea chatbot con versione digitale di se stessi nel futuro: come funziona

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Tommaso Spotti

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Un gruppo di ricercatori ha sviluppato un chatbot guidato da un’intelligenza artificiale che simula una versione digitale di sé nel futuro: l’obiettivo è “motivare le persone a fare scelte più sagge nel presente per ottimizzare il loro benessere a lungo termine e i loro risultati nella vita”

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Se oggi aveste vent’anni e vi fosse data la possibilità di parlare con una futura versione di voi più adulta, che cosa chiedereste? Difficile dirlo, anche perché una macchina del tempo non esiste e non è possibile parlare con se stessi nel futuro. Ma un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha sviluppato un chatbot guidato da un’intelligenza artificiale che permette di parlare con una possibile versione digitale di noi stessi più anziana, al fine di incoraggiare le persone a focalizzarsi di più su che tipo di persona si vuole essere nel futuro. “L’obiettivo è promuovere il pensiero a lungo termine e un cambiamento nei comportamenti”, ha detto al Guardian Pat Pataranutaporn, che lavora a questo progetto chiamato “Future You” presso il Media Lab del MIT. “Questo potrebbe motivare le persone a fare scelte più sagge nel presente per ottimizzare il loro benessere a lungo termine e i loro risultati nella vita”.

Cos’è e come funziona il “Future You”

Il chatbot è orientato, come spiegato dal sito del progetto “Future You”, verso le persone più giovani ed è ispirato a studi secondo cui una forte connessione con la versione futura di sé può influenzare positivamente il livello di risparmio, i risultati accademici, la salute mentale e la qualità della vita. Per interagire con questo chatbot - spiega il Guardian - agli utenti è stato chiesto prima di tutto di rispondere a una serie di domande su se stessi, sulla propria famiglia e amici, sulle esperienze passate e sulla vita ideale che si immaginano per il futuro. A quel punto bisogna caricare una propria foto, che viene alterata per produrre una possibile versione digitale di sé a circa 60 anni. Il programma fornisce quindi le informazioni raccolte a un LLM - un tipo di intelligenza artificiale - che crea ricordi sintetici plausibili per la versione simulata di se stessi più adulti. Alla fine il chatbot, che è basato sulla versione GPT3.5 di OpenAI, si presenta come una possibile futura versione di sé digitale, capace di parlare delle proprie esperienze simulate di vita. I dati raccolti, viene spiegato, saranno salvati e saranno usati in forma anonima solamente per scopi di ricerca.

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Non una profezia, ma un possibile futuro

A questo punto è necessario fare una precisazione, sottolineata anche dal sito del progetto “Future You”: il chatbot non rappresenta una profezia sul futuro, insomma è importante ricordare che non si sta parlando con chi si sarà davvero in futuro. Si tratta invece di una possibile futura versione di sé, generata da un’intelligenza artificiale che si basa sulle risposte che le sono state fornite in precedenza. E il chatbot non prevede dettagli specifici sulla vita futura, ma disegna un’immagine di quella che potrebbe essere la vita futura. Agli utenti, inoltre, viene consigliato di esplorare diversi possibili futuri cambiando le risposte al questionario a cui si risponde nella fase iniziale di utilizzo del chatbot. Secondo quanto riportato da un paper scientifico - ancora in fase di pre-print e non peer-reviewed - i trial che hanno coinvolto 344 volontari hanno mostrato come le persone che hanno conversato con il chatbot si sono sentite meno in ansia e maggiormente connesse con se stesse nel futuro. E, secondo i ricercatori, si tratta del primo studio che dimostra con successo l’uso di personaggi personalizzati generati dall’intelligenza artificiale per migliorare la connessione con se stessi nel futuro e il proprio benessere.

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Come funzionano le conversazioni con l’IA

Il Guardian nel suo approfondimento ha raccolto anche alcuni esempi di conversazione tra utenti e il chatbot: in una di queste una studentessa che vorrebbe diventare insegnante di biologia ha chiesto alla versione simulata di sé 60enne quale sia stato il momento più gratificante della sua carriera. E l’IA, che si è presentata come un’insegnante di biologia in pensione, ha raccontato di quando ha aiutato uno studente in difficoltà a migliorare i propri voti: “È stato così gratificante vedere la sua faccia illuminarsi di orgoglio e realizzazione”. Come detto, le risposte fornite dal chatbot sono personalizzate in base alle informazioni fornite sui propri obiettivi futuri. Per Ivo Vlaev, professore di scienze comportamentali all’università di Warwick, l’efficacia del progetto “probabilmente dipenderà da quanto bene riuscirà a simulare conversazioni dense di significato. Se gli utenti percepiscono il chatbot come autentico e perspicace, potrebbe influenzare il loro comportamento. Se invece le interazioni risultassero superficiali o ingannevole, l’impatto potrebbe essere limitato”.

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