Intelligenza artificiale, Italia tra gli ultimi in Europa

Economia
Simone Spina

Simone Spina

Solo il 5 per cento delle nostre aziende utilizza le nuove tecnologie, che promettono di dare una spinta all'economia. I motivi: costi alti e mancanza di competenze. A disposizione trenta miliardi per investire nel digitale

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L’intelligenza artificiale promette di spingere le economie più avanzate. Parliamo di macchine e software in grado di avere capacità simili a quelle umane, dotate di una certa creatività e che, in qualche misura, ragionano. Possono far crescere la ricchezza, creare posti di lavoro ma anche sostituirci in molte funzioni. In ogni caso non è un fenomeno che si può ignorare e non si può rimanere indietro.

Siamo in ritardo

L’Italia, invece, è in ritardo. Solo il 5 per cento delle nostre imprese nel 2023 ha utilizzato l’intelligenza artificiale: lontanissimi dalla Germania, dietro Spagna e Francia e al di sotto della media Europea. Abbiamo persino fatto un passo indietro rispetto al 2021.

Tanti lavoratori ancora non sono connessi

Solo la metà dei lavoratori, poi, ha in ufficio un computer o un altro dispositivo connesso e siamo fra gli ultimi per l’uso di programmi gestionali. Le nostre aziende sono consapevoli delle potenzialità della nuova frontiera tecnologica, ci dice l’Istat nel suo ultimo Rapporto Annuale, ma incontrano molti ostacoli: gli alti costi, i problemi di sicurezza, ma anche la mancanza di competenze.

Gli informatici sono pochi

In pratica, ci sono pochi professionisti per far funzionare computer, reti di telecomunicazione, trasmissione di dati e rendere, così, operativa l’intelligenza artificiale. Solo il 4 per cento di tutti gli occupati in Italia è impiegato come informatico, relegandoci tra gli ultimi posti dell’Unione. Dove, comunque, si arranca.

Digitale, tanti soldi da spendere fino al 2030

A Bruxelles il problema è noto, tanto che una fetta consistente dei soldi dei vari Pnrr è destinata a investimenti sul digitale. Roma può contare su una trentina di miliardi, in larga parte fondi comunitari. Soldi che servono per metterci in linea con l’Europa e ridurre le disuguaglianze esistenti all’interno del nostro Paese.

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