L'impatto dell’intelligenza artificiale in India, come ha influenzato le elezioni

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Francesco Di Blasi

Francesco Di Blasi

Qual è stato l'impatto dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale durante le elezioni in India? Tra deepfake, disinformazione e regolamentazioni accusate di limitare la libertà di espressione, il Paese è considerato da molti osservatori un caso di studio

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In India, l'utilizzo dell’intelligenza artificiale durante la campagna elettorale ha sollevato preoccupazioni su come questa tecnologia possa intensificare il fenomeno della disinformazione o spingere i governi a imporre regolamenti che potrebbero limitare la libertà di espressione.

 

Nonostante non esistano dati ufficiali, molti osservatori internazionali hanno denunciato il largo utilizzo della tecnologia deepfake per finalità di campagna elettorale nel Paese. Questa tecnologia consente di manipolare le fattezze o la voce delle persone e permette di farle apparire mentre dicono o fanno cose, che potrebbero non avere mai detto o fatto. 

 

Di questo furto di identità sono rimasti coinvolti molti personaggi noti, come attori, politici o musicisti. La voce di Mahendra Kapoor ad esempio, un famoso cantante indiano morto due anni fa, è stata usata per uno spot elettorale pubblicato dagli account ufficiali del BJP, il partito del primo ministro Narenda Modi.

L’India è il paese a più alto rischio “disinformazione”

A gennaio un rapporto del World Economic Forum ha classificato l'India come il Paese a più alto rischio di disinformazione. Nonostante solo una minoranza della popolazione abbia accesso a Internet, milioni di nuovi utenti si collegano mensilmente, spesso dotati di limitate competenze digitali. E la platea di persone connesse, fa comunque dell’India la seconda popolazione online più grande al mondo.

Il governo indiano ha cercato di intervenire, imponendo alle piattaforme digitali di eliminare i contenuti falsi, compresi quelli generati da tecnologie deepfake. Tuttavia, le regolamentazioni sono state solo parzialmente rispettate, sia per la difficoltà di identificare questi contenuti, sia per il cortocircuito venutosi a creare quando - capendone le potenzialità - gli stessi partiti politici hanno iniziato a creare i deepfake dei loro leader, in modo da farli parlare nelle decine di lingue presenti nel Paese e raggiungere una platea elettorale più ampia. 

Gli usi di questa tecnologia però non si sono fermati a questo. "I partiti caricano video divertenti o “video parodia” dai loro account ufficiali, spesso prendendo in giro gli avversari con contenuti manipolati", racconta Divyendra Singh Jadoun, fondatore di una start-up indiana  che si occupa di A.I.

La regolamentazione dell’AI in India e il rischio censura

I regolamenti previsti dal governo indiano per contrastare la disinformazione, se da una parte sono stati poco efficaci, dall’altra sono stati criticati per la loro applicazione considerata incoerente e a volte censoria, come sottolineato da Prateek Waghre, Direttore esecutivo della Internet Freedom Foundation India, che ha dichiarato a SkyTG24: "In diversi casi, le regolamentazioni sono state applicate in modo soggettivo e selettivo, colpendo membri dell'opposizione, attivisti e giornalisti".

Nonostante in tutto il mondo i governi stiano cercando di regolamentare le applicazioni dell’A.I., situazioni come quella in India mostrano quanto sia complicato gestire una tecnologia dalle molteplici applicazioni e dagli effetti ancora in fase di definizione.

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