Emergenza sanitarie, con Oxgen ossigeno autoprodotto e on demand

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Si tratta di un concentratore di ossigeno che permette a ospedali, cliniche private e case di cura di diventare autonomi nella produzione e gestione dell'ossigeno richiesto da ogni singola struttura

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Un concentratore di ossigeno che permette a ospedali, cliniche private e case di cura di diventare autonomi nella produzione e gestione dell'ossigeno richiesto da ogni singola struttura. Si tratta di Oxgen, prodotto dalla azienda di Rosate (Milano) Delta P e in grado di far fronte durante le emergenze sanitarie a picchi di richieste da parte del sistema sanitario nazionale tali da mettere in crisi la catena di approvvigionamento tradizionale. Come per esempio in caso di carenza di bombole di ossigeno o dei tempi richiesti dalla filiera di produzione e distribuzione, come avvenuto in molti Paesi durante l'emergenza Covid. Una volta a regime, il concentratore funziona solo on demand, riducendo i costi e i consumi quando c’è meno bisogno del gas. L'approvvigionamento tradizionale con le bombole di ossigeno determina invece un relativo spreco dovuto al fatto che le stesse, quando vengono sostituite, presentano una modesta pressione residua, cui corrisponde presenza di ossigeno non utilizzato.

Oxgen
Oxgen

Che cos'è Oxgen

Il dispositivo, scalabile e dimensionato in base al picco di consumi di ossigeno richiesto dai posti letto di ogni struttura, utilizza l'aria dell'ambiente. Dopo averla opportunamente filtrata per rimuovere ogni impurità, la fa passare attraverso un 'setaccio molecolare', trattenendo l’azoto e producendo così l'ossigeno che può essere utilizzato per i pazienti. L'ossigeno così ricavato ha una purezza pari al 93%. Questo prodotto è stato inserito da tempo nella Farmacopea Europea a fianco al tradizionale ossigeno al 99%, distribuito attraverso bombole o in forma liquida criogenica. "Il vantaggio di OxGen - ha spiegato Dario Bassino, direttore commerciale di Delta P - consiste nel fatto di garantire disponibilità continua di ossigeno a uso medicale, eliminando rischi di carenze di stock". Produrre l’ossigeno in casa per una struttura ospedaliera "vuol dire limitare i rischi connessi alla logistica e movimentazione delle bombole - ha aggiunto il direttore -, abbattere l’impatto ambientale generato dal trasporto su gomma delle stesse e, in ultima analisi, ottenere un risparmio considerevole, dopo aver ammortizzato l'investimento iniziale in un periodo che a seconda delle dimensioni dell’impianto va dai 2 ai 4 anni". 

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L'autoproduzione di ossigeno

L’utilizzo dell’ossigeno 93% ha preso piede soprattutto in nazioni come l’Australia, il Canada o in altri Paesi in cui l’approvvigionamento tradizionale autotrasportato è reso difficoltoso da condizioni meteo estreme o carenza di collegamenti stradali, ma anche in Europa, come ad esempio in Francia dove, dietro la spinta dell'Unione Europea, che invita i Paesi membri a effettuare pratiche di risparmio, si sta affermando negli ospedali pubblici il modello dell'autoproduzione da affiancare all’approvvigionamento tradizionale, per ridare ossigeno alle finanze del sistema sanitario. "Ci attendiamo una crescita lenta ma costante del mercato legato alla generazione dell’ossigeno - ha detto Bassino - anche perché la nostra azienda è l'unica in Italia in grado non solo di proporre alle strutture sanitarie il concentratore, ma anche di effettuare la progettazione, certificazione e installazione dell’intero impianto di autoproduzione, oltre a garantirne la pur minima manutenzione necessaria".

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La collaborazione con Emergency

Il concentratore di ossigeno è stato installato in diverse cliniche private ed è stato fornito anche per alcune iniziative benefiche, come nel caso della collaborazione con Emergency che ne ha previsto l’invio in un ospedale in Uganda. "Da sempre siamo attenti alle tematiche che riguardano il sociale - ha dichiarato Bassino - e per questo abbiamo partecipato nel tempo a varie iniziative come quelle con la Fondazione Francesca Rava". Tra le operazioni benefiche di rilievo si può citare l'iniziativa con l’ex calciatore e campione Beppe Bergomi per una raccolta di fondi in favore dei bambini di “Casa di Gabri”, la struttura della Onlus Agorà 97, di Albiolo (in provincia di Como), in cui è stato installato un impianto per la generazione di ossigeno a uso medicale destinato ai suoi ospiti, bambini con malattie gravi e gravissime.

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