
Ospedali, la classifica dei migliori e dei peggiori in Italia: ecco quali sono
L’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che fa capo al Ministero della Salute, ha presentato un report in cui sono analizzate le performance delle aziende ospedaliere italiane pubbliche nel 2021. Tra le 53 prese in esame, solo 9 hanno raggiunto alti livelli mentre 12 hanno registrato livelli bassi

Quali sono gli ospedali migliori in Italia? E quali invece i peggiori? A fornire una possibile risposta a queste domande è stata l’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che fa capo al Ministero della Salute, che ha valutato le performance di 53 ospedali pubblici comparabili, di cui 30 universitari
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Si tratta di informazioni presentate il 24 maggio a Roma, in un report nel quale è stato preso in considerazione l’anno 2021 (ancora pesantemente influenzato dall’emergenza Covid-19). E il Dataroom del Corriere della Sera ha analizzato questi dati insieme a quelli del “Piano nazionale esiti”, valutando così quali siano i migliori e i peggiori in termini di performance
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Sono sei gli indicatori presi in considerazione. Tra questi ci sono le performance del Pronto Soccorso, valutando se questo è in grado di fornire l’assistenza necessaria entro le 8 ore; i tempi d’attesa, valutando se rispettano i termini indicati dalla legge; i tassi di ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza; i bilanci in ordine; il numero adeguato o meno di medici e infermieri per posti letto disponibili; il livello di obsolescenza di macchinari e apparecchiature
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In base a questi parametri, a raggiungere livelli di performance alti su 53 strutture pubbliche esaminate sono solo 9. Tra gli ospedali universitari sono presenti in questa categoria Pisana, Careggi (a Firenze), Senese, Padova, Integrata Verona e Policlinico Sant’Orsola (a Bologna). Tra i nosocomi non universitari invece ci sono il Santa Croce e Carle (a Cuneo), Riuniti Marche Nord e Ordine Mauriziano (a Torino)
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Dall’altra parte della classifica, sono 12 gli ospedali tra universitari e non che registrano un livello basso di performance: si tratta di quelli di Cosenza, San Pio (Benevento), Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo), Ospedali Civico Di Cristina Benfratelli (Palermo), Cannizzaro (Catania), San Giovanni Addolorata (Roma), San Camillo Forlanini (Roma) Luigi Vanvitelli (Napoli), San Giovanni di Dio Ruggi d’Aragona (Salerno), Mater Domini (Catanzaro) e Policlinico Umberto I (Roma)
L'approfondimento del Dataroom del Corriere della Sera
Il Corriere della Sera ha poi analizzato il dettaglio di alcune specifiche circostanze. Per quanto riguarda i tempi d’attesa di interventi per tumori, nella top 3 a livello di performance si classificano il Senese, Padova e Pisana. Mentre i peggiori tre risultano essere il Sant’Anna e San Sebastiano (Caserta), il San Luigi Gonzaga (Torino) e il Santi Antonio e Biagio e Cesare e Arrigo (Alessandria)

Per quanto riguarda invece i macchinari più o meno obsoleti, dall’approfondimento del Dataroom risulta che i migliori ospedali in termini di apparecchiature sono il Cardarelli (Napoli), il Monaldi Dei Colli (Napoli) e il San Martino (Genova). I peggiori, invece, sono l’ospedale di Cagliari, il Mater Domini (Catanzaro) e il Riuniti Villa Sofia Cervello (Palermo)

Infine, è analizzato l’Indice comparativo di Performance, che misura a parità di gravità del caso la durata del ricovero: più è lungo più vuol dire che l’ospedale ha problemi organizzativi. E su questa specificità i tre migliori ospedali risultano essere gli Ospedali Riuniti Marche Nord, il Careggi (Firenze) e il Pisana (Pisa). I peggiori invece risultano essere il Policlinico Umberto I (Roma), il Cardarelli (Napoli) e il Civico di Cristina Benfratelli (Palermo)

Il Corriere della Sera ricorda come i direttori generali per gli ospedali pubblici vengono scelti dalle Regioni. Alla carica possono essere nominati solamente coloro che sono iscritti all’albo nazionale. Tra i requisiti richiesti ci sono essere in possesso della laurea, esperienza dirigenziale di 5 anni nel settore sanitario o 7 in altri e non aver compiuto i 65 anni di età
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