Inclusione digitale, sottosegretario Butti a Live in Napoli: “Colmare divario entro 2026"

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Parliamo di inclusione digitale con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, la scrittrice e insegnante Viola Ardone, la booktoker Martina Levato e la food creator Diletta Secco

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Il ritardo italiano nella formazione digitale è un fatto evidente, come spiega il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti. “Noi - spiega - siamo messi molto male anche sotto il profilo infrastrutturale. L'Italia ha un ritardo pesantissimo che ci colloca al terz’ultimo posto in Europa e su questo stiamo lavorando”. In Italia l’11% dei cittadini non ha mai usato Internet. Meno della metà della popolazione possiede competenze digitali. Uno degli obiettivi del governo, spiega Butti, è colmare questo divario "entro il 2026". (LIVE IN NAPOLI. LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI DELLA SECONDA GIORNATA)

Nuovi mestieri nel mondo digitale

Parlando di inclusione digitale è fondamentale parlare di quelle che stanno diventando le nuove professioni nel mondo virtuale a partire dal cosiddetto booktok, il fenomeno che ha travolto l’editoria. “Un booktoker - spiega l’influencer di libri sui social Martina Levato - è una persona che su Tiktok parla di libri. Io ho iniziato durante il primo lockdown e poi siamo diventati sempre di più. Ormai è diventata una professione e ora sempre più case editrici si sono accorte di questo fenomeno che ha contagiato molti ragazzi”. Chi legge di più è non a caso il pubblico femminile giovanissimo tra gli 11 e i 24 anni, ovvero coloro che frequentano di più i social e tiktok. “C’è un rapporto tra pari tra ragazzi e ragazze che si consigliano libri”, conferma la scrittrice e insegnante Viola Ardone. “Un mondo orizzontale della lettura che è diverso rispetto al consiglio calato dall’alto da parte di un professore”.

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Food creator, un lavoro a tutti gli effetti

Intuito e intraprendenza sul web in un periodo in cui eravamo tutti a casa come durante il promo lockdown ha favorito la crescita delle nuove professioni digitali. Tra queste anche quella di food creator di cui è esponente Diletta Secco. Quello della pandemia, racconta la giovane influencer, “è stato un periodo di transizione per quanto riguarda la comunicazione sui social. Prima eravamo abituati a una comunicazione statica tramite immagine. Poi ci siamo concentrati su un formato di video breve, fatto di spiegazioni, video racconti… un periodo di importanti cambiamenti”. Quello sui social “è stato un processo graduale ma ad oggi è un lavoro a tempo pieno. Io ho avuto anche fortuna perché l’inizio ha coinciso con un percorso di studi e ad oggi io vivo collaborando con i brand e pubblicando contenuti”.

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Rischi e opportunità dei social

Per il Sottosegretario Butti il ragionamento che sta alla base delle nuove professioni digitali è molto interessante anche dal punto di vista culturale: “I librai con l’avvento del digitale spinto fino a 8-10 anni fa erano giudicati fuori mercato. Invece la medaglia positiva di Tiktok è che anche i librai hanno movimentato il mercato con una serie di rubriche sui social che addirittura hanno fatto intravedere nelle librerie uno spazio virtuoso, un’agorà vera. Quindi il libro non muore e oggi c’è un coordinamento tra realtà e virtualità”. Sicuramente i social nascondono anche degli aspetti negativi, come quelli evidenziati da alcuni stati che hanno deciso di bandire l’utilizzo di Tiktok ai dipendenti pubblici. “Stiamo parlando della parte meno virtuosa di Tiktok - spiega Butti - che evidentemente ha delle espressioni che noi dobbiamo controllare dal punto di vista della formazione e dell'accesso a internet. Il ban degli Stati Uniti ha una giustificazione perché lì il tema è sull'utilizzo dei dati raccolti sul social. In questo caso si abbraccia la questione giuridica e politica”. Oltre all’uso improprio dei dati, un altro rischio dei social secondo Viola Ardone riguarda l’educazione dei più giovani. Un social è positivo “se permette di uscire dalla bolla del social stesso e di andare in un luogo fisico”. “Se ti trattiene nella bolla, cosa in cui spesso i ragazzi cadono, si entra in conflitto tra il reale e il virtuale e bisogna educare al mondo digitale in modo critico. Vietare i social non ha senso, bisogna educare".

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