La deputata democratica mette in imbarazzo il fondatore di Menlo Park con una serie di domande durante l'audizione al Congresso: "Vuole combattere le bugie diffuse sul social network?". La risposta: "In democrazia le persone sono in grado di decidere per chi votare"
Cambridge Analytica, suprematismo bianco, fact checking. Sono alcuni degli argomenti tirati in ballo dalla deputata democratica statunitense Alexandria Ocasio-Cortez, che hanno messo alle corde Mark Zuckerberg, durante l'audizione al Congresso del fondatore di Facebook. Una difficoltà, quella del ceo di Menlo Park, resa evidente anche dalle espressioni del volto mentre veniva ascoltato. È uno dei tanti momenti complicati per la creatura di Zuckerberg. In questi giorni, 46 Stati americani su 50 hanno aderito all’inchiesta del procuratore generale di New York sulle violazioni antitrust da parte del social. In più, Menlo Park ha annunciato di aver scoperto una presunta interferenza russa sulle elezioni presidenziali del 2020 negli Usa e, per questo motivo, ha rimosso un account Facebook e 50 Instagram.
L'audizione di Zuckerberg al Congresso
Dopo essersi difeso su Libra, la criptovaluta che Facebook si appresta a lanciare, definendolo un progetto "complesso, pericoloso", che "non so se funzionerà", Zuckerberg ha ripetutamente ammesso gli errori di Facebook durante l'audizione: "Abbiamo affrontato molti problemi negli ultimi anni e sono sicuro che ci sono molte persone che vorrebbero che fosse stato chiunque tranne Facebook a collaborare per risolverli".
Ocasio-Cortez su Cambridge Analytica
Zuckerberg si è trovato di fronte una combattiva Ocasio-Cortez. La supporter di Bernie Sanders, nella corsa alle primarie dei Democratici in vista delle presidenziali 2020, ha chiesto al ceo di Facebook chiarimenti su Cambridge Analytica, il caso sulle decine di milioni di dati personali di utenti utilizzati per scopi politici venuto alla luce nel 2018. Zuckerberg ha risposto di averlo saputo solo quando la vicenda era diventata di dominio pubblico, intorno a marzo 2018
"Vuole combattere le bugie diffuse su Facebook?"
Ocasio-Cortez ha incalzato: "Scusi, mister Zuckerberg. Vorrei chiederle alcune informazioni per regolare i miei prossimi comportamenti su Facebook in vista delle imminenti elezioni". La parlamentare ha messo in imbarazzo il fondatore del social network, ponendo il tema del fact checking sugli annunci dei politici. "Potrò dire in un post sponsorizzato che un repubblicano ha votato a favore del Green New Deal, anche se non lo ha fatto?". Zuckerberg ha detto che probabilmente un’operazione del genere potrebbe essere possibile. Così, Ocasio-Cortez ha posto la sua domanda secca: "Lei vuole combattere le bugie che vengono diffuse su Facebook o no?". Zuckerberg, sempre più in difficoltà, ha risposto: "In una democrazia credo che le persone possano essere in grado di decidere per chi votare e per chi non votare, valutando da sé il loro operato".
Le accuse relative al suprematismo bianco
La deputata democratica ha inoltre ricordato a Zuckerberg di una cena con alcune persone, rappresentanti dell'estrema destra, che ritengono che il suprematismo bianco sia una bufala. "Non ricordo nulla di quanto affermato in questa sua frase", ha detto Zuckerberg. "Perché la pubblicazione Daily Caller, che ha legami acclarati con i suprematisti bianchi, è considerato un fact checker da Facebook?", ha successivamente insistito Ocasio-Cortez. Zuckerberg ha affermato che c’è un rigoroso standard da seguire per i fact checker di Facebook. "Quindi deduciamo che le pubblicazioni vicine ai suprematisti bianchi hanno un rigoroso ed elevato standard di fact checking", ha chiuso la parlamentare di New York.