L’analisi scientifica della musica del compositore tedesco, basata su grandi quantità di dati, ha messo in luce le scelte creative dell’autore fondamentali a definirne lo stile
Grazie ai big data, anche sinfonie composte oltre 200 anni fa possono rivelare nuovi segreti. È quanto accade ad esempio con la musica di Beethoven, analizzata per la prima volta dai ricercatori del Politecnico di Losanna (Epfl) basandosi su grandi quantità di dati al fine di trovare nuove particolarità mai riscontrate prima nello stile dell’autore tedesco. Come spiegano i risultati dello studio pubblicati sulla rivista Plos One, questi nuovi metodi basati su statistica e scienza dei dati hanno permesso di analizzare le scelte stilistiche di Beethoven in un modo “che era fuori dalla portata della musicologia tradizionale”, come spiega il coordinatore del lavoro Martin Rohrmeier.
Il linguaggio musicale di Beethoven
Perché un orecchio esperto può riconoscere in poche note lo stile di Beethoven? I ricercatori hanno provato a trovare una risposta a questa domanda utilizzando l’analisi scientifica di grandi quantità di dati al fine di individuare gli schemi ricorrenti che caratterizzano la musica del compositore tedesco. Per farlo, il team ha preso in considerazione le partiture dei 16 Quartetti d’archi composti da Beethoven tra il finire del 1700 e il 1826, poco prima della sua morte. Come spietato da Fabio Moss, uno degli autori, “abbiamo essenzialmente generato una grande quantità di dati digitali” da analizzare alla ricerca delle caratteristiche che definissero il linguaggio musicale dell’artista.
Beethoven, scoperti gli accordi ‘preferiti’
I Quartetti d’archi, composti da due violini, una viola e un violoncello, contenevano più di 8 ore di musica per un totale di quasi 30.000 accordi. Grazie all’analisi dei big data, i ricercatori hanno notato all’interno delle composizioni la predominanza degli accordi di dominante e di tonica, fondamentali per accumulare e rilasciare la tensione, oltre alla presenza di più di 1000 varianti di questi stessi accordi. L’analisi statistica di tutte queste informazioni ha dunque permesso al team di rendere chiare le scelte creative di Beethoven, come ad esempio le frequenti transizioni da un accordo dominante a uno di tonica o altre decisioni volte a definire un preciso tempo musicale. L’obiettivo di tale lavoro, afferma Rohrmeier, “è quello di capire come funziona la musica”.