Facebook, il co-fondatore Chris Hughes: “La società va separata”
TecnologiaIn un editoriale sul Nyt, Hughes definisce “sconcertante” il potere di Mark Zuckerberg. La replica del social: “Responsabilità ottenuta con successo non va raggiunta con divisione società, ma con nuove regole per Internet”
“È tempo di separare Facebook”. È questo il pensiero di Chris Hughes, uno dei co-fondatori del social network più famoso del mondo insieme a Mark Zuckerberg, Eduardo Saverin e Dustin Moskovitz. In un lungo editoriale apparso sul New York Times, Hughes espone tutte le motivazioni per le quali la società di Menlo Park andrebbe divisa, sostenendo che il potere di cui dispone Zuckerberg è “sconcertante, va al di là di chiunque altro nel settore pubblico e privato“, definendolo poi “anti-americano”, poiché “l’America è basata sull'idea che il potere non dovrebbe essere concentrato su una singola persona perché tutti siamo fallibili”. La risposta di Facebook alle parole di Hughes è arrivata a poche ore di distanza tramite Nick Clegg, vicepresidente per gli Affari Globali e la Comunicazione, il quale ha dichiarato che la responsabilità ottenuta da Facebook nel tempo “non va imposta chiedendo lo smembramento di un'azienda americana di successo, ma va raggiunta attraverso nuove regole per Internet”, proprio come richiesto da Mark Zuckerberg.
“Mark ha sacrificato la sicurezza e la civiltà dei click”
Hughes apre il suo editoriale ricordando l’ultimo incontro con Mark Zuckerberg, avvenuto nell’estate del 2017, poco tempo prima degli scandali che hanno poi travolto Facebook: “Ci siamo visti nell’ufficio di Menlo Park, poi siamo andati a casa sua, in un quartiere tranquillo e ricco di verde. Abbiamo trascorso un'ora o due insieme, mentre sua figlia ci girava intorno, e abbiamo parlato soprattutto di politica, un po' di Facebook e un po' delle nostre famiglie”. Tuttavia, dopo l’esordio amichevole, Hughes non esita ad attaccare l’ex compagno di college: “Mark è ancora un ragazzo bravo e gentile, ma il suo potere è sconcertante: controlla tre piattaforme di comunicazione - Facebook, Instagram e Whatsapp - che miliardi di persone usano tutti i giorni. Il consiglio di amministrazione di Facebook - aggiunge - funziona più come comitato consultivo che come organo di supervisione, poiché Mark controlla il 60% dei voti”. Inoltre, Zuckerberg può decidere da solo “come configurare gli algoritmi di Facebook per determinare ciò che le persone possono vedere nella loro bacheca”.
“Mark è una brava persona - continua Hughes - ma sono arrabbiato per il fatto che la sua attenzione sulla crescita lo abbia portato a sacrificare la sicurezza e la civiltà dei click. E sono preoccupato dal fatto che Mark si sia circondato da una squadra che rafforza le sue idee anziché metterle in dubbio”.
"C’è bisogno di una nuova agenzia"
Hughes, che ha lasciato l’azienda nel 2007 e nel 2008 ha collaborato nella campagna politica di Obama per le Presidenziali, si rammarica poi per non aver riflettuto di più in passato su come l’algoritmo del news feed avrebbe cambiato la cultura, influenzato le elezioni e rafforzato i leader nazionalisti. Secondo lui il governo deve ritenere Zuckerberg come l'unico responsabile. “Per troppo tempo - aggiunge - la politica è rimasta meravigliata dalla crescita di Facebook ed è passata sopra la sua responsabilità di assicurarsi che gli americani siano protetti. Siamo un paese - riferisce ancora - che ha la tradizione di governare i monopoli, a prescindere dalle buone intenzione delle persone che guidano le aziende dominanti: il potere di Mark è senza precedenti, è anti-americano”, attacca Hughes. Per questo motivo, la società, e con essa il potere decisionale interno, andrebbero divisi.
Al termine del suo lungo intervento, Hughes suggerisce la creazione di una nuova agenzia a tutela della privacy: "Adam Smith aveva ragione: la concorrenza stimola la crescita e l'innovazione", ma separare Facebook "non è sufficiente. Abbiamo bisogno di una nuova agenzia, che abbia il potere di regolamentare le società tecnologiche. Il suo primo mandato - conclude - dovrebbe essere tutelare la privacy”.
"La risposta di Facebook"
La replica di Facebook alle dichiarazioni di Chris Hughes non si è fatta attendere. A intervenire è stato Nick Clegg, vicepresidente della società per gli Affari Globali e la Comunicazione: “Facebook - spiega il dirigente - accetta che con il successo arrivi la responsabilità. Tuttavia, la responsabilità non va imposta chiedendo lo smembramento di un'azienda americana di successo. La responsabilità delle aziende tecnologiche può essere raggiunta attraverso la scrupolosa introduzione di nuove regole per Internet: questo è esattamente ciò che Mark Zuckerberg ha chiesto. Infatti - conclude -, questa settimana incontrerà vari leader di governo per portare avanti questo progetto”.