Egitto, ratificata una legge per monitorare i social media

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Foto di archivio (Getty Images)

Sulla Gazzetta ufficiale del paese è stato pubblicato un provvedimento che consente di supervisionare e bloccare profili con più di 5 mila follower 

Il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi ha ratificato una legge con lo scopo di monitorare gli utenti che utilizzano i social media. La legge fa parte di una strategia di rafforzamento dei controlli su internet e si pone l’obiettivo di arginare il fenomeno dilagante delle fake news. Con il provvedimento approvato dal parlamento a luglio, il Consiglio supremo per il regolamento sui media avrà il potere di mettere sotto supervisione profili con più di 5 mila follower sui social network, spesso appartenenti a personaggi famosi ma anche a testate giornalistiche. Il Consiglio sarà autorizzato a sospendere o bloccare qualsiasi account personale che “pubblichi o trasmetta notizie false e altre informazioni che violino la legge e istighino alla violenza o all'odio”.

Ad agosto legge contro cybercrime

Il mese scorso il presidente egiziano ha firmato un atto legislativo contro il cybercrime, che consente alle autorità, dopo il via libera del giudice, di ordinare il blocco dei siti web che "costituiscano una minaccia per la sicurezza o l'economia nazionale dell'Egitto”. Coloro che amministrano o visitano tali siti web, intenzionalmente o "per errore, senza un valido motivo", possono incorrere in multe. Le autorità egiziane hanno definito questi provvedimenti necessari per combattere il terrorismo e stroncare la diffusione di fake news, ma Amnesty International ha criticato entrambe le misure evidenziando come “diano il controllo quasi totale allo stato sulla stampa e sui media, anche online”.

Attivisti denunciano frequenti incarcerazioni

Gli attivisti internazionali ed egiziani, che si battono per i diritti umani, hanno accusato il governo di cercare di arginare il dissenso con la censura e il blocco di siti di notizie. Inoltre, le associazioni hanno segnalato spesso negli ultimi anni l’incarcerazione di giornalisti. Arresti avvenuti soprattutto dopo il giro di vite in seguito al rovesciamento militare del 2013. Proprio internet e i social network avevano ricoperto un ruolo importante nel 2011 durante la Primavera araba.

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