Facebook fa pulizia: cancellate migliaia di app

Tecnologia
Facebook (Getty Images)

La piattaforma, dopo lo scandalo Cambridge Analytica, blocca l’accesso alle applicazioni che non si sono sottoposte al processo di revisione  

Facebook aveva annunciato, nel mese di maggio 2018, che tutte le app che utilizzano le API della sua piattaforma avrebbero dovuto, entro il 31 luglio 2018, revisionare con più accortezza gli account iscritti, al fine di garantire una maggiore protezione della privacy. Giunta ormai al termine dell’accordo, l’azienda di Menlo Park ha dato il via, il primo agosto, alla pulizia delle app in questione. Il social network blocca dunque l’accesso alle migliaia di applicazioni inattive che non si sono sottoposte, entro i termini previsti, al processo di revisione iniziato a seguito dello scandalo Cambridge Analytica.

Annuncio alle applicazioni

Facebook, nel comunicato, esorta le app attive, che non hanno ancora preso parte alla revisione, a risolvere il problema nel più breve tempo possibile. La famosa piattaforma si rende inoltre disponibile, al fine di garantire un’efficienza maggiore del servizio, a stipulare accordi con le app in questione, richiedendo però una veloce risposta ad eventuali perplessità.
Gli sviluppatori delle applicazioni in coda, rassicura l’azienda di Menlo Park, non perderanno il loro accesso alle API purché rispettino i criteri del social network. L’obiettivo di primaria importanza di Facebook è quello di garantire, agli utenti iscritti sulla piattaforma, una maggiore protezione delle loro informazioni personali e allo stesso tempo di consentire agli sviluppatori di creare una realtà che possa puntare più in alto. Lo scopo è quello di integrare il social network con funzionalità aggiunte che permettano ai loro fruitori di pianificare viaggi o di acquistare biglietti per i concerti, direttamente da Facebook.

Lo scandalo di Cambridge Analytica

Durante il mese di marzo 2018, la piattaforma è stata colpita dallo scandalo Cambridge Analytica. I dati di 87 milioni di utenti Facebook, secondo le inchieste di New York Times e Guardian, sono arrivati nelle mani della società di analisi e consulenza politica britannica coinvolta nella campagna elettorale di Donald Trump.

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