Telegram nega alla Russia l'accesso ai messaggi dei suoi utenti

Tecnologia
Secondo Telegram rispondere alla richiesta del governo russo è "tecnicamente impossibile" (Getty Images)
gettyimages-telegram_720

L'app di messaggistica ha rifiutato la richiesta di Mosca e non consegnerà le chiavi di cifratura: “È tecnicamente impossibile”. I servizi di sicurezza federali avevano imposto un ultimatum, ora il servizio rischia di essere bloccato

Telegram dice "niet". L'applicazione di messaggistica istantanea non darà le chiavi di cifratura alla Russia. La decisione sarebbe stata già comunicata alle autorità di Mosca, le quali il 20 marzo avevano imposto un ultimatum di 15 giorni per esaudire la richiesta.

"Tecnicamente impossibile"

L'azienda, fondata proprio in Russia dai fratelli Nikolai e Pavel Durov, sostiene che consegnare le chiavi di cifratura dei propri utenti sarebbe tecnicamente impossibile. Le normali chat della app sarebbero infatti conservate su server cloud e i dati non sarebbero conservati in un singolo spazio digitale, ha scritto l'avvocato di Telegram, Dmitry Dinze, in una lettera indirizzata all'ente federale per il controllo dei media, il Roskomnadzor, e visionata dal Financial Times.

L'ultimatum di Mosca

Non solo. La funzione che permette di iniziare “chat segrete” garantirebbe agli utenti totale riservatezza e non conserverebbe alcun dato. Per questo Telegram non sarebbe in grado di rispondere alla richiesta delle autorità russe. Ora bisognerà capire quale sarà la possibile reazione di Mosca. Lo scorso 20 marzo, come detto, il Roskomnadzor aveva lanciato un vero e proprio ultimatum, avvertendo formalmente Telegram che se non avesse adempiuto entro 15 giorni alla richiesta avrebbe rischiato il blocco totale sul territorio nazionale.

Lungo scontro

La disputa tra Russia e Telegram è ormai di lunga data. L'azienda, nata nel 2013, ha avuto più volte problemi con le autorità di controllo di Mosca. Già la scorsa estate si era parlato di una minaccia di chiusura per l'app, anche se il caso sembrava parzialmente rientrato dopo che i fratelli Durov avevano accettato di fornire alcune informazioni aggiuntive all'ente per le telecomunicazioni e di aderire al registro federale dei diffusori di informazioni. Ma contestualmente a quella decisione, Telegram aveva ribadito - attraverso un tweet di Pavel Durov - che non avrebbe mai consegnato i dati dei suoi utenti.

"Libertà e privacy"

Una posizione ribadita lo scorso 20 marzo, quando dopo l'ultimatum delle autorità russe, Durov aveva detto che "Telegram difenderà sempre libertà e privacy".

La battaglia sui codici

L'ultimatum nasce da una sentenza della Corte Suprema russa. I servizi di sicurezza federali russi (Fsb) non si erano infatti accontentati delle maggiori informazioni condivise da Telegram lo scorso giugno e avevano chiesto di consegnare le chiavi per decifrare le chat. Telegram si era rivolta ai tribunali, chiedendo di annullare l'ordine. Due settimane fa, però, i giudici hanno respinto il ricorso dell'azienda, che ha ancora qualche mese di tempo per fare ricorso. Ma ora, dopo il rifiuto dell'app di rispettare l'ultimatum, potrebbe arrivare la reazione di Mosca.

Tecnologia: I più letti