Google digitalizza la storia della moda

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Il progetto "We Wear Culture" ha messo insieme oltre 30 mila documenti, raccolti in collaborazione con 180 musei, per creare il primo archivio mondiale digitale sul costume umano

Anche nei vestiti si legge la cultura e, per raccontarla, Google ha creato il progetto "We wear culture", un archivio digitale con oltre 30 mila documenti che raccolgono tutta la storia umana attraverso il mondo della moda. L'operazione mastodontica ha coinvolto 180 musei in tutto il mondo. Il nuovo progetto è disponibile online, ma anche attraverso app Android e iOs.

Tante chiavi di ricerca

Il nome del progetto significa letteralmente "noi indossiamo cultura": anche il mondo della moda è cambiato attraverso le epoche, grazie all'opera creativa di fashion designer e influenze storiche. Per questo l'archivio di Google, che recentemente ha annunciato di voler puntare sull'arte per migliorare anche le sue mappe, può essere consultabile sia seguendo una chiave temporale, ma anche setacciando i documenti in cerca dell'evoluzione dell'uso di un colore o dell'opera di uno stilista.

I capi che hanno cambiato la storia della moda

"We Wear Culture" dedica uno spazio speciale alle storie dei quattro capi che hanno cambiato la storia della moda: l'abito nero di Chanel del 1925, che oggi si trova al Musée des Arts Décoratifs, a Parigi; gli stiletto di Salvatore Ferragamo, indossati da Marilyn Monroe tra gli anni '50 e '60; la maglia e la gonna che si ispirarono al kimono di Comme des Garçons da Kyoto, Giappone (1983); il corsetto di Vivienne Westwood da Londra. Per questi capi il progetto ha elaborato dei video in realtà virtuale, visibili sia su YouTube sia con visore VR. Inoltre, nel portale è possibile seguire i trend del momento grazie a Ingrid Nilsen, fashion YouTuber.

Nel backstage dei musei

Attraverso la nuova piattaforma di Google dedicata alla moda, è possibile entrare nel backstage dei musei e immergersi nelle collezioni. Si va dal Metropolitan Museum of Art’s Costume Institute Conservation Laboratory di New York alla Fondazione Gianfranco Ferrè a Milano, in via Tortona. Tra le tante istituzioni italiane coinvolte, ci sono anche il Maxxi e la Fondazione Micol Fontana a Roma, il Museo del Tessuto di Prato, Palazzo Madama - Museo Civico d’Arte Antica a Torino e il Museo Rossimoda della Calzatura di Stra (Venezia).

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