L'Europa contro Uber: la sentenza che dà ragione ai tassisti
TecnologiaL'avvocatura della Corte europea di giustizia considera la società di San Francisco una società di trasporto, soggetta dunque alle stesse licenze necessarie ai taxi
Uber è una società di trasporto, e in quanto tale i Paesi membri dell'Unione europea possono obbligarla a ottenere delle licenze per esercitare la sua attività. Lo scrive l’avvocatura generale della Corte di giustizia europea.
Per Uber gli stessi obblighi dei taxi
Lo stato “ibrido” della società di San Francisco aveva scatenato le proteste dei tassisti in tutta Europa (molte le manifestazioni anche in Italia). E ora, a sostenere le ragioni dei conducenti dei taxi, ci pensa l'avvocato generale della Corte di giustizia europea Maciej Szpunar. La sentenza riguarda una causa intentata da un'associazione di tassisti di Barcellona: il tribunale della città spagnola aveva rimandato la decisione alla giustizia comunitaria e oggi è arrivata la prima risposta. Secondo l'avvocatura della Corte Ue, Uber "non può essere considerato un mero intermediario fra conducenti e passeggeri e può quindi essere obbligata a possedere le licenze richieste dalle legislazioni nazionali”. Proprio come succede per i taxi.
<blockquote class="twitter-tweet" data-lang="it"><p lang="it" dir="ltr">Avvocato Corte <a href="https://twitter.com/hashtag/Ue?src=hash">#Ue</a>: "Stati possono imporre licenza a <a href="https://twitter.com/hashtag/Uber?src=hash">#Uber</a>" <a href="https://t.co/zvBCTMb3B9">https://t.co/zvBCTMb3B9</a> <a href="https://t.co/eLUsEMKZWJ">pic.twitter.com/eLUsEMKZWJ</a></p>— Adnkronos (@Adnkronos) <a href="https://twitter.com/Adnkronos/status/862631538214805504">11 maggio 2017</a></blockquote>
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Decisione al momento non vincolante
La decisione di deve al fatto che Uber, pur essendo una piattaforma web, non beneficia del principio di libera circolazione dei servizi garantito dall'Ue per i servizi delle società di informazione. Si tratta comunque di una sentenza non vincolante né definitiva. L'ultima parola spetterà infatti alla Corte stessa, che può riprendere le conclusioni dell'avvocato generale ( con una sentenza vincolante), come accade in circa l'80 per cento dei casi. Nell'ipotesi in cui la Corte europea ratificasse la possibilità di obbligo di licenza, per la società di San Francisco potrebbe essere più difficile continuare a fornire il servizio Uberpop, che consente ai privati di operare come tassisti attraverso una app. Per le altre attività di Uber, invece, la situazione non dovrebbe modificarsi. Anzi, la progressiva applicazione delle regole europee potrebbe portare in generale a una maggiore liberalizzazione dei servizi di trasporto e a un'adesione più completa della società californiana alle norme comunitarie e nazionali.
La risposta di Uber
In una nota la società invita ad attendere la decisione finale, prevista entro una decina di mesi. “Essere considerati una società di trasporto non cambierebbe il modo in cui molti Paesi europei già oggi regolano le nostre attività – si legge nella nota – ci auguriamo che questo non rallenti i processi di aggiornamento di leggi datate che impediscono a milioni di europei di accedere a corse affidabili con un semplice clic”. In giornata è arrivato anche il commento delle sigle sindacali dei taxi italiane: "Ora ci aspettiamo che anche in Italia, nonostante le fortissime pressioni di politici lobbisti, queste conclusioni si concretizzino grazie alla Magistratura".