Il Grande Torino scomparso nella tragedia di Superga del 1949

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Il Grande Torino fu la prima squadra italiana a vincere nello stesso anno campionato e coppa Italia (archivio LaPresse)

Nell'incidente aereo del 4 maggio sparì una delle squadre più forti della storia del calcio italiano, capace di vincere cinque scudetti consecutivi e un Coppa Italia. A guidarli, il capitano Valentino Mazzola

La marcia del Grande Torino, capace di vincere cinque scudetti consecutivi e una Coppa Italia, si arrestò il 4 maggio del 1949 a Superga. Quella squadra, scomparsa tragicamente in un incidente aereo, è stata, probabilmente, una delle più forti della storia del calcio italiano. Quasi tutti i suoi calciatori erano anche giocatori della Nazionale azzurra. A guidarli il capitano Valentino Mazzola, divenuto in pochi formidabili anni il simbolo del Torino, di Torino e del calcio italiano più in generale. Ecco allora un focus sugli "Invincibili", nel giorno del settantesimo anniversario della tragedia di Superga.

Alle origini del Grande Torino

Per capire come e quando siano nati gli "Invincibili", bisogna tornare all'estate del 1939, quando l'imprenditore piemontese Ferruccio Novo assunse la presidenza. Per lui fu quasi un ritorno a casa, visto che aveva già militato nei granata da giocatore negli anni Dieci, pur non essendo mai riuscito ad arrivare in prima squadra. Il neo presidente riorganizzò la società sul modello della Juventus degli Agnelli, circondandosi di collaboratori selezionati tra gli ex giocatori, come succede nelle squadre inglesi.

L'arrivo di Valentino Mazzola

Per la definitiva consacrazione, però, bisognò aspettare il calciomercato e, in particolare, quello dell'estate del 1942. Quell'anno, infatti, arrivarono dal Venezia Ezio Loik e il futuro capitano e simbolo del Grande Torino, Valentino Mazzola. Ai due si aggiunse il mediano, prelevato dalla Triestina, Giuseppe Grezar. Tutti e tre facevano parte della Nazionale italiana e andarono a completare una rosa già di tutto rispetto, in cui spiccavano, tra gli altri, l'attaccante varesino Franco Ossola, il campione del mondo 1938 Pietro Ferraris e la punta Guglielmo Gabetto, strappata ai cugini della Juventus. Al termine dell'estate del '42, le basi della squadra che dominerà il calcio italiano per cinque anni di seguito erano state gettate.

Il primo "double" della storia

La marcia inarrestabile del Grande Torino iniziò nella stagione '42/'43 quando, al termine di un durissimo testa a testa risolto solo all'ultima giornata, i Granata si laurearono campioni d'Italia ai danni della sorpresa Livorno. Quell'anno il Torino, vincendo anche la Coppa Italia, diventò la prima squadra della storia del nostro calcio a realizzare il cosiddetto "double" (l'accoppiata scudetto-coppa nazionale). In finale trovò e battè proprio il Venezia al quale, nell'estate precedente, aveva strappato Mazzola e Loik. Intanto, in Europa e in tutto il mondo, la Guerra incalzava e anche il calcio fu costretto a fermarsi. Si tornerà in campo due anni più tardi, al termine del conflitto, ma il copione, nel campionato italiano, non cambierà di una virgola, con il Torino a guardare tutti dall'alto verso il basso.

Gli "Invincibili" scomparsi a Superga

Nella stagione '45-'46 il Torino ricominciò così come ha finito e vinse il campionato con tre punti di vantaggio sull'Inter. L'anno successivo difese il titolo dando dieci punti ai cugini della Juventus, mentre nella stagione '47-'48 fu il Milan a doversi inchinare, distante ben 16 punti quando il sipario calò sul campionato. La stagione '48-'49 sembrava destinata al medesimo epilogo delle precedenti, quando il Torino venne invitato in Portogallo dal Benfica, in occasione di un'amichevole per celebrare l'addio al calcio del capitano dei lusitani Ferreira. Si giocò il 3 maggio del 1949. Il Torino perse al termine di un pirotecnico 4-3 e, il giorno successivo, si imbarcò per tornare in Italia. Il 4 maggio, poco dopo le 17, l'aereo con a bordo l'intera squadra si schiantò contro la Basilica di Superga. Sul volo sono 31 passeggeri. Del Grande Torino partito per la trasferta portoghese non si salvò nessuno. Nello schianto muoiono Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Giulio Schubert.

La stagione dell'addio

Orfano di tutti i suoi campioni, il Torino decise di disputare le ultime quattro partite del campionato con la squadra giovanile. I suoi avversari fecero lo stesso come gesto di rispetto e i Granata riuscirono a portare a casa quello scudetto, il quinto consecutivo. Con il Grande Torino se ne andò anche gran parte della Nazionale italiana. La compagine che partirà per il Mondiale del 1950 in Brasile sarà, infatti, orfana di 9 dei suoi 11 titolari (Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto e Mazzola), portati via dall'incidente di Superga. Quella squadra, però, non è mai morta davvero e vive ancora oggi, a distanza di 70 anni, nella memoria degli appassionati e di tutti gli sportivi. Perché, per usare le celebri parole di Indro Montanelli, "gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta".

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