Il progetto di Vero Volley per combattere l'abbandono sportivo in Italia

Sport

Per rispondere al calo dell'attività fisica svolta sempre meno dagli italiani, Vero Volley ha presentato al Duomo Space di Milano un nuovo progetto di filiera. Tra i temi affrontati durante l'evento e che sono al centro degli obiettivi del consorzio: impatto sociale dello sport, sostenibilità economica e nuovi modelli sportivi

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Lo scorso anno il 25,4% degli italiani ha dichiarato di aver fatto “drop-out”, ovvero di aver lasciato una disciplina sportiva. Tra i motivi ci sono: impegni familiari e lavorativi, studio, perdita d’interesse e, secondo gli esperti del settore, mancanza di strutture adeguate. In risposta a questo fenomeno, Vero Volley ha presentato in estate il progetto di filiera dello sport a Regione Lombardia, approvato in data 30 ottobre 2025 che farà da capofila alla filiera: si tratta del primo caso del genere nel panorama sportivo italiano. Il nuovo progetto è stato presentato in occasione di Vero Volley Next: parliamo di futuro, tenutosi il 6 novembre presso il Duomo Space Milano, durante il quale sono stati approfonditi temi come sostenibilità economica, nuovi modelli di revenue e impatto sociale dello sport insieme a istituzioni e partner di Vero Volley. 

Perchè Vero Volley

"Una delle ragioni principali dell'abbandono sportivo è l’assenza di impianti di prossimità: partecipando a un bando come filiera, anziché come singola realtà, sarà possibile rendere più efficiente il progetto, per esempio, di ristrutturazione di una palestra scolastica" ha spiegato il direttore Martire. "Lo scopo della filiera è quello di generare impatto, permettendo una maggiore sostenibilità, confronto ed innovazione, tramite sinergie, che possano massimizzare il Social ROI, il ritorno sociale dell’investimento, andando così oltre la semplice dimensione finanziaria”. La filiera diventa, così, una rete di società che cooperano tra loro: le diverse realtà che ne faranno parte potranno accedere a bandi dedicati, destinati a progetti di innovazione, internazionalizzazione, sostenibilità e coesione sociale. In questo modo diventa non solo una catena di realtà, ma anche un vero e proprio strumento di crescita, in grado di trasformare le idee in progetti concreti e sostenibili. “Entrare in questo progetto significa contribuire a generare valore per il territorio: solo unendo idee, risorse e visioni potremo costruire un’economia più innovativa, solida e capace di guardare lontano” ha aggiunto Alessandra Marzari, Presidente Vero Volley.

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Alessandra Marzari, Presidente Vero Volley
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L'evento di presentazione di Vero Volley

Tra gli addetti ai lavori, c'è quindi chi ritiene che, protagonisti di un rilancio della pratica sportiva a tutti i livelli nei territori di riferimento, debbano essere i sodalizi più competitivi, a prescindere dalla disciplina, interessati in prima persona da questa ondata di abbandoni. Una scelta che, per esempio, ha voluto introdurre una realtà agonistica come il Vero Volley che ha costituito e farà da capofila alla “filiera dello sport”. Questo progetto è stato presentato in occasione di Vero Volley Next: parliamo di futuro, tenutosi il 6 novembre presso il Duomo Space Milano, durante il quale sono stati approfonditi temi come sostenibilità economica, nuovi modelli di revenue e impatto sociale dello sport insieme a istituzioni e partner di Vero Volley. L’evento ha visto gli interventi di Alessandra Marzari, Presidente di Vero Volley, sulla fotografia delle nuove generazioni e la visione di Vero Volley, oltre che sulle prospettive internazionali; Gianpaolo Martire, Direttore Marketing di Vero Volley, si è soffermato su impatto e sostenibilità economica; Martina Riva, Assessore allo Sport, Turismo e Politiche giovanili del Comune di Milano, sul tema dei grandi impianti sportivi a Milano e l’importanza della palestra di prossimità; Filippo Giordano, docente presso l’Università Bocconi, in merito a Social ROI e sviluppi dei Social Bond; Andrea Boaretto, docente al Politecnico di Milano e fondatore Personalive, ha approfondito i trend aziendali su prevenzione e educazione ai sani stili di vita; Ada Rosa Balzan, fondatrice ARB S.B.p.A ed esperta indipendente alle Nazioni Unite, ha parlato di Social ROI e ESG in ottica internazionale; Fabio Pugini, amministratore delegato e direttore generale di Numia SPA, e lo stesso direttore Martire, hanno parlato di posizionamento e nuove redditività nel mondo dello sport. 

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Gianpaolo Martire, Direttore Marketing Vero Volley
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Il rapporto di ISTAT sulla pratica sportiva in Italia

Secondo i dati diffusi da ISTAT nell’ultimo report sulla pratica sportiva in Italia, lo scorso anno il 25,4% (14 milioni e 600 mila dai 3 anni in su, poco più di una persona su 4) della popolazione italiana ha dichiarato di aver interrotto l’attività fisica continuativa in un certo momento della loro vita. Il fenomeno del cosiddetto “drop-out sportivo, sottolinea il rapporto, emerge già in età giovanile: oltre 1,5 milioni di giovani tra i 10 e i 24 anni hanno smesso di praticare sport. L’abbandono riguarda soprattutto le ragazze (21,6%) rispetto ai ragazzi (15,1%), con un’età media di interruzione di 14 anni per le prime e 15 per i secondi. Le motivazioni sono varie: dalla mancanza di tempo alla perdita d’interesse, passando per lo studio, la pigrizia e, in alcuni casi, la mancanza di strutture. Un quadro che evidenzia la necessità di interventi mirati, in particolare in ambito scolastico e territoriale, per contrastare l’abbandono precoce e favorire la diffusione di una cultura del movimento, che ha molteplici effetti positivi. Per alcune discipline sportive, per contro, il fenomeno del drop-out presenta risvolti deleteri anche dal punto di vista più strettamente economico: perché giovani che abbandonano uno sport significano, molto spesso, anche tifosi che si allontanano e che lo fanno proprio nel momento in cui divengono “spendenti”. A questo preoccupante quadro si aggiungono i dati riportati nel rapporto Coni 2024 che vedono in Italia, nel confronto con altri Paesi europei, livelli di pratica sportiva tra i più bassi nell’area. In particolare, rispetto a Germania, Francia e Spagna, il nostro Paese presenta un marcato ritardo con riferimento sia alla quota dei cosiddetti “super-sportivi” (che si allenano a ritmo quotidiano) sia alla percentuale di sedentari.

 

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