Era nato tutto per gioco, ma adesso quel gioco sta diventando realtà. La storia dei Carota Boys, il gruppo di sei giovani tifosi cuneesi che segue Jannik Sinner in ogni suo torneo, sta facendo il giro del mondo. Venerdì scorso, prima dell’inaugurazione delle ATP Finals di Torino, hanno raggiunto un nuovo traguardo nella lista dei loro sogni: conoscere il proprio idolo di persona
Un po' di tempo fa avevano espresso un desiderio: incontrare il loro idolo di persona. A distanza di pochi mesi questo sogno è diventato realtà: venerdì scorso, in occasione delle ATP Finals di Torino, i Carota Boys hanno potuto conoscere il giocatore a cui hanno scelto di consacrare la propria passione di tifosi, Jannik Sinner. Sono sei ragazzi, amici da una vita e originari di Revello, in provincia di Cuneo, che un giorno hanno deciso di andare a vedere una partita del proprio atleta preferito. Solo che l’hanno fatto vestiti da carote e adesso sono conosciuti e seguiti in tutto il mondo.
Chi sono questi giovani tifosi vestiti di arancione
Tutto è iniziato nel 2019 quando Sinner si trovava a Vienna a disputare un torneo. In quell’occasione tra un game e l’altro chiese allo staff se ci fosse qualcosa che potesse mangiare per ricaricarsi e, al posto della tradizionale banana, gli fu recapitata una carota. “A quell’immagine, di lui che nel bel mezzo della partita sgranocchia una carota cruda, fomentata poi per associazione dal colore arancione dei suoi capelli, ci siamo ispirati nella scelta dei nostri costumi” spiega Francesco Gaboardi, uno dei sei membri del team dei tifosi. “Li abbiamo indossati per la prima volta a maggio a Roma: era un’idea nata per scherzare. Faceva anche molto caldo quel giorno e prima di entrare eravamo stati quasi tentati di rinunciare. Poi li abbiamo messi e quando siamo entrati la gente è impazzita”. Quel momento ha consacrato la carota a simbolo identitario del tennista altoatesino e ha segnato l’inizio di una storia di tifoseria che, nella sua originalità, ha fatto il giro del mondo.
Da allora i sei fan travestiti da ortaggi hanno seguito il loro idolo in tutte le principali competizioni: dal Roland Garros di Parigi, a Wimbledon a Londra, agli US Open a New York. Fino alle ATP Finals di Torino quando, grazie al sostegno di Lavazza, hanno potuto coronare il proprio sogno e scambiare con Sinner qualche colpo. “È stato molto bello, siamo contenti che abbia accettato e che apprezzi il nostro tifo” – commentano –. “Adesso non vogliamo forzare troppo: rispettiamo la concentrazione di cui ha bisogno durante i tornei e speriamo alla fine che ci possa essere una nuova occasione, augurandoci che vada bene”. L’esito del primo incontro al Pala Alpitour contro il greco Stefanos Tsisipas sembra assecondarli in questo intento.
Un supporto non solo sportivo
Il talento sul campo da tennis non è stato però l’unico motivo che ha alimentato la passione dei Carota Boys per Jannik Sinner. “Oltre ad essere il giocatore italiano più forte e il quarto al mondo è sempre stato un simbolo di serietà e umiltà – spiegano –. Anche davanti alle telecamere rimane sempre molto genuino: è una persona vera, che apprezza le cose semplici senza montarsi la testa e si impegna tanto in quello che fa. È la cosa che abbiamo apprezzato subito di lui e per questo lo abbiamo scelto”. E così, partita dopo partita, tra un selfie scattato insieme e una story repostata su Instagram, la storia di questo fan club si è evoluta sempre di più, introducendo una vera e propria novità all’interno del panorama tennistico. “Il tennis è silenzioso e il tifo è molto diverso dal calcio per esempio – prosegue Gaboardi –. Essendo il singolo che gioca si tratta di uno sport più appartato, che richiede un maggiore raccoglimento. Noi cerchiamo di portare il nostro supporto anche dentro lo stadio, facendo una cosa nuova, ma sempre in modo rispettoso delle regole e della serietà del gioco”. I Carota Boys sono l’esempio di una competizione sana, che si manifesta con simpatia e che per questo viene apprezzata anche dagli avversari.
Il loro obiettivo è quello di infondere sostegno non solo all’icona sportiva, ma al ragazzo di ventidue anni che trascorre la vita in movimento costante, tornando a casa due o tre volte all’anno e i cui affetti sono spesso sacrificati. “Quando l’abbiamo conosciuto è rimasto molto colpito dalla nostra storia di amicizia, che ci lega da quando siamo bambini: lui non è abituato ad avere rapporti simili e spesso il suo stile di vita lo porta a convivere con la solitudine. Si vedeva che era felice di conoscerci e ci ha confidato di aver parlato di noi anche con sua mamma”.
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Da fan club a idoli a loro volta: sfruttare la notorietà per fare qualcosa di buono
La pagina Instagram dei Carota Boys sfiora adesso i 43mila followers e continua a crescere giorno dopo giorno. Oltre ai messaggi di ringraziamento di molte persone, il profilo ha iniziato a ricevere anche numerose richieste di poter avere delle t-shirt come quelle indossate dai ragazzi. Da lì è nata l’idea dell’e-commerce: “abbiamo fatto stampare delle magliette colorate, bianche e arancioni, con la scritta “crew”, in modo che il fan club potesse ampliarsi. Le spediamo in tutto il mondo, dall’Australia al Giappone all’America”.
Ma le vendite online non sono l’unico progetto dei “ragazzi carota”. Quest’estate, mentre si trovavano agli US Open a New York, hanno dato il proprio sostegno al Cicetekelo Youth Project, un’iniziativa che, attraverso una raccolta fondi, mira a migliorare le condizioni di vita dei giovani tra i 6 e i 17 anni che vivono nelle aree degradate della cittadina di Ndola, in Zambia. Si tratta di un progetto che crede nello sport come una parte costitutiva dell’educazione e il cui obiettivo è, per questo, quello di portare a termine la costruzione di un campo da tennis nel centro sportivo, fornendolo di tutte le attrezzature necessarie. “Era nato tutto per gioco, ma a un certo punto ci siamo accorti che con la nostra notorietà inaspettata potevamo influenzare le persone: volevamo cercare di sfruttarla per fare qualcosa di buono”.
A cura di Ludovica Rossi