L’asso svedese lo ha detto dal palco del Festival dello Sport di Trento, ripercorrendo le fasi principali del suo passato sportivo e toccando diversi temi legati alla sua lunga carriera calcistica. Da Capello al possibile ritorno al Milan, da Raiola a Tonali: ecco tutti gli argomenti affrontati dall’ex campione rossonero
"Gli scudetti della Juventus sono 38 perché abbiamo lottato ogni giorno dimostrando che eravamo i più forti in Italia. Non sono 36, gli scudetti della Juve sono 38". Questa una delle dichiarazioni di Zlatan Ibrahimovic, presente sul palco del Festival dello Sport di Trento, in ricordo del suo passato da calciatore a Torino. "In Italia iniziai nella Juventus di Fabio Capello. Mi diceva che mi avrebbe tirato fuori tutto l’Ajax che avevo dentro. Mi dissi fra me e me ‘iniziamo bene’. Voleva da me più concretezza e da quel giorno sempre, ogni giorno, con Italo Galbiati lavoravamo sempre nei tiri in porta. Capello diceva che la mia tecnica era superiore a Van Basten ma non avevo i suoi movimenti. Abbiamo lavorato su questo aspetto", ha ricordato l’asso svedese ormai ritiratosi dal calcio giocato.
“Ritorno al Milan? Stiamo parlando, vedremo”
Tra i tanti temi toccati di Ibrahimovic anche quello riguardante il suo futuro professionale. "Con il Milan stiamo parlando, vediamo dove arriviamo, è il momento di conoscersi. Se uno può portare qualcosa ha un effetto, altrimenti... Non voglio essere un simbolo del passato", ha detto. "Ora ho un'altra libertà, non ho programmi e sto facendo cose per me stesso. Non ho nessun capo che mi dice cosa devo fare e aspetto di capire cosa voglio fare. Ho più offerte adesso che quando giocavo ma io voglio fare qualcosa per fare la differenza".
“Raiola metteva davanti a tutto i suoi giocatori, non i club”
In un passaggio, ecco poi un ricordo su Mino Raiola. "Lavorava per i suoi giocatori e non per i club. Mi ha sempre messo davanti a tutto ma non solo con me, è stato un generoso. Era forte Mino", ha raccontato Ibra. “Amsterdam per me è stata la città in cui ho conosciuto Raiola. Ci siamo posti inizialmente in maniera arrogante entrambi. Il primo incontro fu ad un ristorante giapponese, arrivai ben vestito. Lui ordinò per 8 persone. Mi mise davanti a me i numeri dei più grandi attaccanti: Vieri, Shevchenko, Trezeguet, Inzaghi. Le statistiche di Ibracadabra non erano eccezionali. Lui mi disse con quei numeri non poteva vendermi ad una big. Poi per me divenne tutto: amico, papà, confidente. Siamo cresciuti insieme, le nostre carriere sono andate di pari passo”.
“Se Tonali è ludopatico va aiutato, il gioco è come una droga”
Infine, ecco un passaggio al recente caso sul calcioscommesse. “Se davvero Sandro Tonali è malato di ludopatia bisogna aiutarlo perché è come una droga. Anche io ho giocato al casinò perché ognuno fa quello che vuole con i suoi soldi. Però bisogna capire la situazione", ha concluso Ibra. "So poco di questa storia, non avevo mai notato nulla di strano in lui. Però non si giudica prima di sapere tutto".