L a decisione dell’ormai ex ct degli Azzurri appare inaspettata, ma qualche malumore era già filtrato nei mesi scorsi, soprattutto dopo la sconfitta in semifinale di Nations League contro la Spagna. Fra le ipotesi c’è un ricambio generazionale della squadra forse realizzato non proprio secondo le aspettative, ma anche le conseguenze della ristrutturazione del Club Italia
“Non dite che il calcio italiano è rinato”. Oggi suona come un preavviso la frase di qualche mese fa di Roberto Mancini, che il 13 agosto 2023 si è dimesso da ct della Nazionale di calcio italiana. "Le dimissioni da ct della nazionale sono state una mia scelta personale", ha scritto su Instagram. Una decisione almeno apparentemente inaspettata, ma che arriva dopo la delusione per l'assenza degli Azzurri ai Mondiali del Qatar e con una qualificazione a Euro 2024 ancora in ballo. Ma perché Mancini si è dimesso? (IL COMMENTO DI PAOLO CONDÒ E MARCO NOSOTTI).
Il progetto di trasformare la Nazionale
Già dopo la sconfitta in semifinale di Nations League contro la Spagna a giugno, Mancini aveva lasciato trasparire qualche insofferenza riguardo alla sua missione di risollevare una Nazionale fiaccata da diverse delusioni. Dopo la vittoria agli Europei, alle qualificazioni per Qatar 2022 un doppio pareggio con la Svizzera - con la maledizione dei rigori parati da Sommer a Jorginho, uno all'andata, uno al ritorno - condanna l'Italia ai play off: il sorteggio mette gli Azzurri nel girone del Portogallo, ma alla finale-spareggio non si arriva neanche: a Palermo un gol di Nestorovski manda avanti la Macedonia del Nord. Manca un centravanti, non si segna, Mancini fa ricorso agli oriundi come Retegui, e il ricambio in difesa, dopo l'addio di Chiellini e con il declino di Bonucci, è difficile. Soprattutto, l'Italia ha smarrito la sua via a centrocampo. Mancini prova e riprova, fa stage, lamenta che i club non gli hanno concesso spazi prima degli spareggi e si inventa dei “casting” tra giovani delle serie minori in cerca di volti nuovi. Nella sua gestione sono 104 i convocati, molti gli esordienti, il nome simbolo - nella prima fase - è Zaniolo, convocato quando ancora non ha nemmeno 1' di serie A nelle gambe. Un periodo lungo e complesso di ricambio generazionale che, forse, non stava andando come Mancini l’aveva pensato.
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La riorganizzazione federale
Alla base della decisione di Mancini potrebbe esserci anche la ristrutturazione del Club Italia varata nelle settimane scorse dal presidente Figc, Gabriele Gravina, che gli aveva affidato il compito di supervisore di tutte le Nazionali, dai giovani alla sua Italia. Una riorganizzazione inizialmente sostenuta dall’ormai ex ct, ma che l’ha privato di quasi tutti i suoi collaboratori storici come Evani, Nuciari e Lombardo, delineando una squadra di lavoro che avrebbe alimentato i suoi malumori.