Dimissioni Mancini, Condò: “Riassetto deciso da Gravina lo ha spinto a dimettersi”

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Ai microfoni di Sky TG24, l’opinionista di Sky Sport ha evidenziato come le avvisaglie del malessere dell’allenatore di Jesi fossero già presenti da tempo, tant’è che si parlava di un gesto forte già dopo la Nations League di giugno. Un’analisi condivisa anche da Marco Nosotti: “Si era parlato di rivoluzioni e lui le voleva anticipare con alcuni giocatori, specialmente con i più giovani, ma non ci aveva detto di questo. Se ne va dopo 61 partite e con una media di oltre 2 punti a partita” 

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La Figc, dopo aver annunciato che il ct della Nazionale italiana di calcio Roberto Mancini ha rassegnato le dimissioni nella giornata di ieri, è ora alla ricerca di un sostituto per le decisive sfide di qualificazione a Euro 2024, quelle contro la Macedonia del Nord (9 settembre) e Ucraina (12 settembre a Milano). Una decisione, quella di Mancini, inaspettata per molti, anche se qualche avvisaglia c'era: “Ci sono stati due momenti: uno a giugno quando, dopo gli impegni di Nations League, si parlava di una sua stanchezza molto forte, l’altro a inizio agosto, con il riassetto delle squadre nazionali varato dal presidente Gravina”, ha dichiarato ai microfoni di Sky TG24 il giornalista Paolo Condò.

Il commento di Condò

L’opinionista di Sky Sport evidenzia anche come “alcuni mesi fa poteva già arrivare una simile decisione e non è arrivata, mentre ad agosto sembrava che la Federazione gli avesse cucito un ruolo di grande protagonista, cioè direttore di tutte le squadre nazionali, però ora, se facciamo due più due evidentemente lui tanto protagonista non si sentiva”, sottolinea Condò. È perciò probabile che “questo riassetto abbia dato il colpo finale alla sua decisione di dimettersi. Strano che le dimissioni non siano arrivate quei giorni, il 4 agosto venne presa quella decisione”.

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L’opinione di Nosotti

Ai microfoni di Sky TG24 traccia invece un bilancio di questi cinque anni il giornalista di Sky Sport Marco Nosotti: “Questa notizia ci ha colti tutti un po' di sorpresa in quanto, dopo 5 anni, si chiude l'era Mancini, l'era del 4-3-3, del gioco da offensivo dei giovani in campo, dell'Europeo vinto contro tutto e tutti e soprattutto del Mondiale 2022 fallito nella sfida contro la Macedonia del nord che, tra l'altro, guardate con l'ironia della sorte, a settembre sarà la prima sfida a cui sarà chiamato il nuovo ct della Nazionale. Mancini dopo 61 partite se ne va. Se ne va con una media oltre i 2 punti a partita, dopo aver fatto debuttare 57 giocatori e averne chiamati 105. Ha raschiato il barile, ha cercato di capire, è stato visionario”. Secondo Nosotti il ct “è stato anche troppo riconoscente, in alcuni casi. Aveva parlato di rivoluzione, "non mi piace il 3-5-2", ci aveva detto a giugno nella finale della Nations League. L'Italia di nuovo al terzo posto dopo aver battuto l'Olanda nella finalina di cosiddetta di consolazione ritornando al 4-3-3. Si era parlato di rivoluzioni e lui le voleva anticipare con alcuni giocatori, specialmente con i più giovani, ma non ci aveva detto di questo. Le avvisaglie c'erano”.

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