Silvio Berlusconi e i trionfi col Milan: addio a un pezzo di storia del calcio

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Franco Ferraro

Franco Ferraro

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Rilevato il club nel 1986, lo ha portato sul tetto del mondo. Con Sacchi ha rivoluzionato l’idea di gioco. Di lui l’avvocato Gianni Agnelli diceva: “Si è abbattuto sul calcio trasformandolo da sport di città a spettacolo televisivo"

 

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Una straordinaria storia di successi. E numeri pazzeschi: otto scudetti, cinque Coppe dei campioni, tre Coppe intercontinentali, cinque Supercoppe europee, una Coppa Italia e sette Supercoppe italiane. Frutto della sua prima discesa in campo, quello vero, in erba. Non quello politico. Anche altre cifre raccontano il Cavaliere, tra passione sportiva e investimenti: dalla stagione 1985-1986 al 2015, la cifra complessiva investita nel Milan sfiora un miliardo di euro. A cominciare dai 25 miliardi di lire spesi per acquistare nel 1986 il 99,9% del club rossonero. La società è sull'orlo del fallimento. Il piano di Berlusconi è chiaro: trasformare una nobile decaduta in un pirotecnico veicolo pubblicitario e mediatico. Gianni Agnelli una volta ebbe a dire: "Berlusconi si è abbattuto sul calcio trasformandolo da sport di città a spettacolo televisivo". Analisi perfetta. (ADDIO A BERLUSCONI - LE NOTIZIE IN DIRETTA).

 

La vendita del Milan nel 2017

Il Milan di Berlusconi ha fame di successi. Con Sacchi in panchina, è subito scudetto; l’anno dopo arrivano Coppa dei campioni, Supercoppa europea e Coppa intercontinentale. E solo Sacchi riesce ad arginare il Silvio allenatore. Resta nella memoria uno sfogo che trovò spazio tempo dopo: “Si parla tanto”, sbottò il Cavaliere, “del Milan di Sacchi, del Milan di Capello, del Milan di Ancelotti: ma del Milan di Berlusconi non si ricorda nessuno?”. Era, infatti, fortemente convinto di possedere spiccate, di più, elevate qualità tecnico-tattiche. Spesso ricordava: "Quando allenavo l'Edilnord, i miei ragazzi facevano diciassette passaggi consecutivi". Come dire: il tiki-taka lo facevo io 30 anni prima del Barcellona. Quando vende il Milan, è il 13 aprile 2017, finisce un'era. Il Diavolo è più freddo. E cinese. Il Cavaliere è più triste. Tre anni prima aveva detto: "Mio padre sosteneva che ho il Milan tatuato sul cuore. E non ho alcuna intenzione di fare un trapianto".

 

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