Morto Sinisa Mihajlovic, la famiglia: "Ha lottato con coraggio contro orribile malattia"

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La famiglia del tecnico serbo ha diramato un comunicato nel quale annuncia la scomparsa, definendo la sua morte "ingiusta e prematura". "Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti - si legge nel comunicato diffuso -. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito  in questi anni, con amore e rispetto"

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Sinisa Mihajlovic è morto (LA SUA FOTOSTORIA). Lo annuncia all'ANSA la famiglia del tecnico serbo, che ha diramato un comunicato nel quale annuncia la scomparsa, definendo la sua morte "ingiusta e prematura" (LE TAPPE DELLA MALATTIA - IL RICORDO SUI SOCIAL). "La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic". Il comunicato della famiglia Mihajlovic prosegue dicendo: "Uomo unico, professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessandro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l'amore che ci ha regalato" (LA LOTTA DELLA MOGLIE ACCANTO A SINISA MIHAJLOVIC - SINISA E I RICORDI DELLA GUERRA).

Sinisa Mihajlovic nel 2020.

Chi era Mihajlovic

Sinisa Mihajlovic è morto a 53 anni dopo la battaglia con la leucemia durata tre anni, durante i quali il tecnico serbo non ha rinunciato al suo lavoro. Era stato lo stesso Mihajlovic, nel luglio 2019, a dare la notizia di essere malato. Da calciatore è stato centrocampista e difensore di tante squadre - dalla Stella Rossa di Belgrado all'Inter - e poi sulle panchine di vari club italiani: la stessa Inter, Catania, Fiorentina, Milan, Torino, Sampdoria, Bologna. Ha vestito anche le maglie di due nazionali: Jugoslavia, e Serbia-Montenegro. Nato a Vukovar, madre croata e padre serbo, Sinisa dopo aver vissuto gli orrori della guerra etnica si mette in luce con la Stella Rossa, vincendo la Coppa dei campioni a 22 anni. Attira l'attenzione con il suo potente sinistro, micidiale nei calci piazzati (28 le reti realizzate solo in serie A). Portato in Italia dalla Roma nel 1992, due anni dopo passa alla Sampdoria, dove diventa il pupillo del tecnico Sven Goran Eriksson che lo valorizza schierandolo al centro della difesa. Nel 1995 conosce la donna della sua vita, Arianna Rapaccioni, che sposa l'anno dopo e più di chiunque altro gli è stata vicina durante la battaglia contro la malattia. Dalla loro unione sono nati sei figli. A giugno 2021 avevano festeggiato le nozze d'argento dicendosi nuovamente sì, con una romantica cerimonia a Porto Cervo. Nel 1998 si trasferisce alla Lazio. Sono gli anni dell'ultimo conflitto balcanico e quando la Nato bombarda Belgrado, con gli aerei che partono dalle basi in Italia, Mihajlovic non nasconde l'orgoglio di essere serbo. In biancoceleste dal 1998 al 2004, diventa l'idolo della tifoseria che ripaga con un totale di 20 gol, suo record con la stessa maglia. Chiude la carriera nel 2006, dopo due stagioni all'Inter. Da tecnico si guadagna ben presto il soprannome di 'sergente' per i pesanti metodi di allenamento. Una carriera con più esoneri che successi, ma ovunque Mihajlovic è apprezzato per l'impegno e la dedizione al lavoro. La grinta, la voglia di essere in panchina nonostante gli effetti delle cure, lo fanno amare a Bologna più che altrove. E giocatori e tifosi lo ringraziano, andando a salutarlo sotto le finestre dell'ospedale, quando non può essere al suo posto. O recandosi in pellegrinaggio al Santuario di San Luca, con quelli della Lazio, per pregare insieme per il loro allenatore. La storia in rossoblù si chiude con l'esonero nello scorso settembre, amaro e non accettato: "Stavolta il sapore che mi lascia il mio voltarmi indietro è più triste", scrive rivolto a "fratelli e concittadini, dopo tre anni e mezzo di calcio, di vita, di lacrime, di gioia e di dolori".

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Mihajlovic: Lega Serie A, icona di calcio e di vita 

"La Lega Serie A è profondamente addolorata per la scomparsa di Sinisa Mihajlovic, icona di calcio e di vita. La sua classe purissima come calciatore e allenatore, la sua forza e la sua umanità sono un esempio che lascia un solco indelebile nel calcio italiano e mondiale". Così la Lega Serie A ricorda Sinisa Mihajlovic, scomparso oggi a 53 anni. "Il Presidente Lorenzo Casini, l'Amministratore Delegato Luigi De Siervo e l`intera Lega Serie A si stringono intorno alla famiglia di Mihajlovic ed esprimono le più sentite condoglianze per la scomparsa di Sinisa", conclude la Lega in una nota sul sito.

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Il cordoglio

Tra i primi a ricordare Mihajlovic dopo la notizia della morte, c'è stata Giorgia Meloni. Il presidente del Consiglio ha scritto su Twitter: "Hai lottato come un leone in campo e nella vita. Sei stato esempio e hai dato coraggio a molti che si trovano ad affrontare la malattia. Ti hanno descritto come un sergente di ferro, hai dimostrato di avere un gran cuore. Sei e resterai sempre un vincente. A Dio Sinisa Mihajlovic". Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha invece scritto: "Un grande uomo, un grande combattente. Lo ricorderemo come uno dei più forti giocatori serbi che hanno giocato in Italia. Un caro abbraccio alla sua famiglia. Ciao Sinisa, riposa in pace". Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle Infrastrutture scrive: "Non ci voglio credere, stramaledetta bastarda malattia. Buon viaggio Sinisa, campione dentro e fuori dal campo. Ci mancherai, tanto". 

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