Il regista iraniano riceverà il prestigioso premio alla Carriera e presenterà la pellicola vincitrice della Palma d'oro a Cannes in uscita nelle sale il prossimo 6 novembre 2025
Uno degli ospiti più attesi della Festa del Cinema di Roma forse perché regista simbolo della resistenza culturale iraniana, forse perché fresco della vittoria della Palma d’Oro a Cannes per Un semplice incidente. Questa sera Jafar Panahi riceverà il Premio alla Carriera, consegnatogli dal premio Oscar Giuseppe Tornatore, durante la ventesima edizione della manifestazione. Il riconoscimento, annunciato dal presidente della Fondazione Cinema per Roma, Salvatore Nastasi, su proposta della direttrice artistica Paola Malanga, celebra “un autore che ha saputo trasformare la censura e la clandestinità in un linguaggio universale di libertà”.
“Un premio è un onore, ma anche un modo per far vedere i miei film”
“L’obiettivo di un regista è quello di far vedere i suoi film al maggior numero possibile di spettatori e quindi ricevere un premio significa anche questo: è un onore ma è anche funzionale al fatto che lo veda più gente possibile.” Per lui, i riconoscimenti non sono mai stati una questione di prestigio personale, ma strumenti di diffusione, spazi di libertà in un contesto dove realizzare un film è, ancora oggi, un atto di coraggio.
“In Iran se non fai un film di propaganda governativa non ti fanno lavorare. È questo il vero problema. Allora ti puoi rassegnare o trovare una soluzione. Ho cominciato così a pensare: cosa potrei mai fare se non facessi il regista? Mi sono detto: potrei guidare un taxi, ma anche guidando un taxi probabilmente mi metterei a girare.” Così nascono i suoi film più iconici, come Taxi Teheran, girati letteralmente in clandestinità, dentro automobili o case private. “Oggi i migliori film iraniani – aggiunge – sono realizzati in maniera clandestina”.
“Donna, Vita, Libertà”: il cambiamento in Iran
Il regista parla anche del movimento Donna, Vita, Libertà, che ha ridisegnato il volto del Paese: “Nel mio film si vede a un certo punto una donna senza velo. In altri tempi sarebbe stato una finzione, oggi invece la finzione sarebbe metterne una.” Panahi, che ha conosciuto il carcere per le sue posizioni civili, racconta con umiltà quell’esperienza: “Ho visto tanta gente stare peggio di me. C’era chi faceva lo sciopero della fame per venti giorni e nessuno ne sapeva nulla, mentre se lo facevo io per due giorni lo sapeva tutto il mondo.”
La Palma d’Oro e gli occhiali della moglie
Rievocando la serata di Cannes, Panahi sorride con emozione: “La sera prima della cerimonia ho ricevuto una telefonata dal carcere: un amico detenuto mi diceva che erano pronti a festeggiare. La notte non ho chiuso occhio. Quando hanno chiamato il mio nome mi sono rilassato, e solo a fine serata mi sono accorto che gli occhiali che indossavo erano quelli di mia moglie.”
Presentato in anteprima mondiale a Cannes, Un semplice incidente (Un simple accident) è il primo film girato da Panahi dopo il suo ultimo periodo di detenzione. Uscirà nelle sale italiane il 6 novembre con Lucky Red, e rappresenterà la Francia agli Oscar.
La storia parte da un evento minimo: un automobilista investe un cane e chiede aiuto a un meccanico. Da lì si sviluppa una tensione morale: il meccanico crede di riconoscere nell’uomo uno dei suoi torturatori e inizia una spirale di ossessione e sospetto, in un viaggio che mescola memoria, colpa e desiderio di vendetta. “In realtà il tema della vendetta o del perdono non sono certo la parte più profonda del film” dichiara il regista, “ma quella superficiale, funzionale a portare avanti la storia e a spezzare il circolo vizioso di violenza che genera violenza.”
Uno sguardo al futuro
Panahi, da poco tornato in libertà, guarda oltre l’attualità del suo cinema: “Cerco di guardare al giorno in cui tutta questa crisi sarà finita e spetta solo a noi scegliere come comportarci.”
Riguardo la situazione internazionale il regista non nasconde la sua preoccupazione, in particolare per la situazione a Gaza: “Non sono ottimista. È impensabile che una persona come Trump possa realizzare una tregua. Quando l’ho visto in TV con un sorriso ridicolizzante dire di evacuare la Striscia per poi proporsi come ricostruttore della regione, l’ho trovato un pensiero degradante” ha dichiarato a Sky TG24.
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