Nel sesto episodio della terza stagione di True Detective, Wayne Hays (Mahershala Ali)e Roland West (Stephen Dorff) indagano su Tom Purcell (Scoot McNairy), il padre di Will e Julie, mentre Amelia (Carmen Ejogo) presenta il suo libro. Su Sky Atlantic, l'appuntamento con True Detective 3 è ogni lunedì dalle 21.15 con l'episodio in italiano. E, a seguire, l’episodio appena andato in onda in America in versione originale con sottotitoli. Leggi la recensione del sesto episodio.
True Detective 3: Segreti e Bugie
"Sai cosa mi ha insegnato la guerra? Che La vita è adesso." Con questa considerazione, il detective Wayne, fumando una sigaretta sotto le lenzuola, commenta la sua prima volta a letto con Amelia Reardon. Inizia così il sesto episodio della terza stagione di True Detective. Ed è un paradosso, perché in questa serie tv passato, presente e futuro giocano a rimpiattino. Per i protagonisti di questo show il tempo è circolare. Un eterno ritorno, in cui i ricordi cambiano forma, la memoria vacilla. Sospetti e sospettati si rincorrono come in una danza macabra. Ma, episodio dopo episodio, la verità affiora dagli abissi del rimosso, dalle paludi della colpa.
In questa sesta puntata scopriamo infatti la doppia vita di Tom Purcell (uno Scoot McNairy sempre più bravo). Sul finire del quinto episodio di True Detective 3, Julie al telefono accusava Tom di non essere il suo vero padre e di avere probabilmente assassinato il piccolo Will. Non sappiamo se l'uomo sia davvero colpevole. Quello che sappiamo, attraverso la riapertura delle indagini, è però che Tom frequentava un locale gay. Tra i suoi oggetti personali viene ritrovato un volantino su come guarire dall’omosessualità. I detective Wayne Hays e Roland West iniziano a sospettare che sia stato Tom a mettere lo zaino nell'abitazione di Brett Woodard. E proprio quello zainetto, che si è trasfigurato in una sentenza di morte per il nativo americano che viveva raccogliendo rifiuti, diventa un nuovo elemento su cui indagare.
Negli anni Ottanta A trovare l’oggetto e a capire che apparteneva al piccolo Will era stato l’agente Harris James (Scott Shepherd). Ora Harris ha lasciato la polizia e fa il capo della sicurezza alla Hoyt Food. Ma, come altre persone legate al caso Purcell, scomparirà senza lasciare tracce agli inizi degli anni Novanta. Dan O’Brein, il cugino di Lucy intrepretato da Michael Graziadei, invece, è stato ritrovato. O meglio sono stati ritrovati i suoi resti in una cava del Missouri. Ma nel sesto episodio lo vediamo vivo e vegeto anche se palesemente tossicodipendente. Dan in cambio di settemila dollari è pronto a fare sconvolgenti rivelazioni e lascia intendere a Roland e Wayne che Lucy sia stata assassiinata e che la morte per overdose sia una messa in scena. Si sa, in True Detective le cose non sono mai come sembrano.
True Detective 3: La stanza rosa
"Un bambino perduto è un vuoto. Un'eco che risuona avanti e indietro nel tempo. E abbraccia non solo le stanze in cui siete stati con loro e in cui non starete più, ma perfino quelle stanze in cui non siete mai entrati insieme. La negazione è profonda, è la consapevolezza che in qualsiasi stanza entriate per il resto della vostra vita, loro dovrebbero essere lì, ma, non ci sono. E i ricordi diventano il simbolo della loro assenza. Un bambino perduto è una storia che non potrà mai finire." Sono parole tratte dal libro "Life and Death and the Harvest Moon."
Amelia (Carmen Ejogo) le legge davanti a una platea di spettatori attenti. In fondo in quelle pagine c’è tutta la legittima aspirazione di una donna nera a non essere soltanto una moglie e un madre. Nel sesto episodio vediamo la donna interrogare una ragazza che ha frequentato lo stesso centro di recupero di Lucy. Tuttavia l’unica cosa che Amelia riesce a scoprire è che Julie si definiva “la regina di un castello rosa.” Un’immagine fiabesca. Un sogno infantile, che però l’ultima scena del sesto episodio di True Detective 3 tramuterà in un incubo.
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