Baby Reindeer, Richard Gadd al processo: "Anni di stalking mi hanno traumatizzato"

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Il creatore e interprete della serie tv ha raccontato la sua verità in una nota legale in risposta a Fiona Harvey, la "vera Martha" che a giugno ha fatto causa a Netflix per diffamazione per la cifra di 170 milioni di dollari

Richard Gadd, creatore e interprete di Baby Reindeer, avrebbe subito anni di stalking “profondamente traumatizzanti” da Fiona Harvey, la donna che a giugno ha fatto causa a Netflix per diffamazione per la cifra di 170 milioni di dollari. Nella realtà, Gadd aveva conosciuto Harvey nel 2014, quando lavorava al pub The Hawleys Arms di Londra. Nel 2016, dopo due anni di molestie, “migliaia di e-mail, centinaia di messaggi vocali e numerose lettere scritte a mano”, spesso “sessualmente esplicite, violente” e con “contenuti denigratori, d’odio e minacce”, l’uomo aveva denunciato alla polizia la donna. Nella finzione, il personaggio di Martha Scott, che perseguita il personaggio interpretato da Gadd, è invece una stalker arrestata due volte e condannata a cinque anni di prigione, un’evidente differenza con Harvey che, invece, non è mai stata condannata per nessun crimine. La donna ha accusato il colosso di streaming di non aver fatto “letteralmente nulla per confermare la “vera storia” raccontata da Gadd...Non ha mai indagato se Harvey fosse stata condannata, una gravissima rappresentazione distorta dei fatti. Non ha fatto nulla per comprendere la relazione tra Gadd e Harvey, se ce n’era una...Come risultato delle bugie, della cattiva condotta e del comportamento totalmente sconsiderato degli imputati, la vita di Harvey è stata rovinata. Semplicemente, Netflix e Gadd hanno distrutto la sua reputazione, il suo carattere e la sua vita”. In una nota di risposta depositata lunedì in un tribunale della California, Gadd ha invece specificato che Baby Reindeer è una “rivisitazione romanzata del mio viaggio emotivo attraverso diverse esperienze reali estremamente traumatiche”, e “non un documentario o un tentativo di realismo”.

"È STATO ESTENUANTE"

“[Quando lavoravo al pub] dovevo continuamente cercare di evitare le sue avances e i suoi contatti fisici non richiesti”, ha dichiarato Gadd nella nota legale. “Ho pregato Harvey di lasciarmi in pace, ma lei ha sempre ignorato le mie richieste, e non ha mai smesso di avere quegli atteggiamenti nei miei confronti”. La donna avrebbe anche interferito più volte con il lavoro dell’uomo, che ha risentito di un “effetto cumulativo di tutte le azioni di Harvey”, che “è stato enorme. È stato estenuante ed estremamente sconvolgente avere a che fare con le sue continue interazioni personali all’Hawley Arms, con il suo seguirmi in giro per Londra, anche vicino a dove vivevo, e con le sue comunicazioni incessanti e profondamente spiacevoli”. Le conseguenze sono state sgradevoli: “Avevo paura, soffrivo di attacchi di panico. Non salivo sugli autobus e sulla metropolitana per paura di incontrarla, e più di tutto temevo che potesse fare del male ai miei genitori”. Nel 2016, Harvey aveva però ricevuto un First Instance Harassment Warning dalla polizia di Londra, e da allora non aveva più inviato e-mail e messaggi vocali a Gadd. “Nel complesso, è stato un periodo incredibilmente stressante e preoccupante, e la fase del comportamento implacabile si è protratto per diversi anni”, ha aggiunto l’uomo. Intanto, Harvey ha negato di averlo aggredito o perseguitato: “Non credo di avergli mandato niente", aveva raccontato in un’intervista a Piers Morgan. “Ci saranno state un paio di email, battute scherzose, ma questo è quanto”.

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