A Casa Tutti Bene 2, una escalation di tensioni e tensione. Recensione degli episodi 3 e 4
Le nuove puntate della serie tv Sky Original diretta da Gabriele Muccino sono in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now. Tra amori che finiscono e altri che ne nascono, la famiglia più disfunzionale della televisione italiana continua a stupire
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Amori perduti, amori ritrovati, amori che rischiano di perdersi e amori che non possono perdersi. Il terzo e il quarto episodio della seconda stagione di A Casa Tutti Bene (LO SPECIALE), in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now venerdì 12 maggio, continuano a esplorare le dinamiche famigliari dei Ristuccia e dei Mariani col solito occhio clinico di Gabriele Muccino, sempre più a suo agio con la serialità e una forma di racconto che gli consente di espandere gli universi narrativi dei singoli personaggi.
Una danza frenetica e imprevedibile
Così ci si ritrova a navigare tra le storyline di Carlo e Ginevra, di Diego e Sara, di Riccardo e Luana, di Paolo e Giovanni. Storyline che procedono, a tratti, parallele, per poi incrociarsi e riallontanarsi, come se si fosse dentro una danza frenetica e imprevedibile. Il personaggio che ha in mano il pulsante del detonatore in grado di far esplodere la situazione da un momento all’altro è Ginevra, tornata a casa senza ricordare nulla dell’incidente che l’aveva portata a un passo dalla morte e di ciò che l’aveva preceduto, eppure straordinariamente rapida nel suo processo di recupero e adattamento.
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UNA BRAVISSIMA LAURA ADRIANI
Il disagio e lo spaesamento di Ginevra sono affidati a una Laura Adriani che lavora tantissimo di espressività e poco con le parole. I primi piani che spesso le sono dedicati ci portano dentro la sua confusione e ci presentano un personaggio alle prese con un cubo di rubik personale, un enigma da risolvere, una caccia all’indizio per poter ricostruire la propria memoria. Dall’altro lato, Ambra (Laura Morante) vive questa attesa come un reo il cui giudizio è sospeso ma inevitabile, in uno stato d’angoscia insostenibile.
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RELAZIONI IN BILICO
E mentre Carlo è in bilico tra un presente pieno di incertezze con Ginevra e la tentazione di rifugiarsi nel passato con Elettra, Sara guarda al futuro, cercando di mettere da parte una volta per tutte la sua relazione tossica e sbilanciata con un Diego sempre più ossessivo. Paolo, invece, trova conforto e una nuova speranza nella sua lotta per mantenere la custodia del figlio Giovanni grazie al nuovo personaggio di Rebecca, avvocata in grado di risolvere i suoi problemi famigliari e donna potenzialmente capace di ridargli serenità anche sotto l’aspetto sentimentale.
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SANDRO E BEATRICE, L'AMORE CHE RESISTE
Nel vortice di relazioni disfunzionali che trascinano verso il basso anche l’amore tra Riccardo e Luana, il rapporto più sano continua a essere quello tra Sandro e Beatrice, fisicamente più distanti ma ancora profondamente e sinceramente legati uno all’altra, nonostante il progredire della malattia di lui, ricoverato in una casa di cura per malati d’Alzheimer ma ancora sufficientemente lucido per comprendere e accettare che la moglie possa avere una relazione e continuare a vivere, al di là di ogni egoismo, gelosia e possessività.
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LO SPETTATORE DENTRO LA VICENDA
La regia dinamica di Muccino, con i suoi piani sequenza e la camera che gira attorno agli attori in dialoghi e confronti senza campi e controcampi che non conoscono soluzione di continuità, trasporta chi guarda dentro la vicenda, al seguito o all’inseguimento dei personaggi, camminando tra i tavoli del San Pietro, in una sorta di rottura della quarta parete invertita, in cui non è il personaggio a uscire dallo schermo ma lo spettatore a entrarvi. E man mano che la tensione sale, verso un climax drammatico annunciato dai cambi di registro nella colonna sonora, aumenta anche il pathos che conduce a un finale di quarto episodio in cui le venature del crime si fanno sentire prepotentemente e la vicenda torna a tingersi di rosso.
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ESALTAZIONE DEL LAVORO COLLETTIVO
A metà della seconda stagione, A Casa Tutti Bene 2 appare come una serie ricca, quasi barocca, stratificata. Una pietanza cucinata da uno chef stellato in cui tutti gli ingredienti appaiono bilanciati tra di loro, nell’esaltazione di un lavoro collettivo, quello di troupe e cast, che in modo evidente non ha accettato compromessi nella ricerca della qualità. Un dramma all’italiana, certo, in pieno stile mucciniano, ma anche la convincente prosecuzione di un esperimento che ormai si può ben dire sia perfettamente riuscito.