Christian 2, il bacio di Giuda. Recensione del finale di stagione
In esclusiva su Sky e in streaming solo su Now sono arrivati gli ultimi due episodi della seconda stagione della serie Sky Original coprodotta da Sky Studios e Lucky Red in collaborazione con Newen Connect. Tra dono e maledizione, sacro e profano, bene e male. In un'ambiguità che continua a essere ricchezza
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“Ogni rivoluzione chiama una controrivoluzione”. Ed è così che l’utopia coatta di Christian finì per fallire, soppressa da forze reazionarie e spinte conservatrici. Gli ultimi due episodi della seconda stagione della serie tv Sky Original coprodotta da Sky Studios e Lucy Red con la collaborazione di Newen Connect sono andati in onda ieri sera su Sky Atlantic e in streaming su Now, e sono disponibili on demand. E non sembrano affatto voler chiudere la parabola del santo picchiatore.
Nel passato di Rachele
In un quinto episodio che si apre con un ponte tra il passato e il presente di Rachele, mostrandoci la sua prima esperienza con la droga ma anche la nascita di un’amicizia e del personaggio di Virginia, assistiamo al ritorno della violenza, delle pistole, della morte in una Città-Palazzo che adesso ha anche un carcere già provvisto di tutte le storture tipiche del sistema penitenziario. E mentre Christian si avvia coi suoi stessi piedi lungo il sentiero dell’autodistruzione che altri hanno preparato per lui, Rachele sembra proprio l’unica a cercare di remare ostinatamente contro la corrente.
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UN DONO CHE È MALEDIZIONE
Edoardo Pesce continua a incarnare perfettamente il ruolo del messia riluttante, dell’uomo semplice a cui è stato rifilato un dono che in realtà è una maledizione. È pieno di dubbi ma è costretto a celare le sue fragilità dietro una patina di ostentata sicurezza, perché nella periferia non c’è spazio per un leader che non sappia comandare col pugno di ferro. Inevitabilmente, però, finisce per essere preda di cattivi consigli mascherati da buone intenzioni, vittima di falsi alleati ed ex amici.
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LA TENTAZIONE DI RACHELE
Ci sarebbe Rachele, a cui aggrapparsi, ma anche lei viene indotta in tentazione da Matteo (Claudio Santamaria), che la convince a “smettere di nuotare” a “lasciarsi trasportare dalla corrente”. Così Rachele si ritira nel suo appartamento, si butta sul divano davanti alla televisione, senza alzarsi mai. La sua depressione viene inquadrata in una scena breve ma perfetta, con la camera che la segue descrivendo un angolo di 180 gradi intorno a lei, con tagli di montaggio che cadenzano il tempo sfruttando gli ostacoli che l’obiettivo incontra davanti a sei nel disegnare il suo semicerchio.
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UNA GRANDE SILVIA D'AMICO
Silvia D’Amico è perfetta nell’incarnare il dolore, la sofferenza, la tribolazione di una donna che ha combattuto per tutta la vita, che sembrava aver finalmente trovato il suo angolo di felicità e che invece ora si sente tradita e abbandonata. La sua disperazione procede attraverso un climax che segna il finale del quinto episodio, lasciando lo spettatore appeso a un cliffhanger angosciante, che viene risolto in avvio di sesto episodio con un anticlimax che rallenta il ritmo e prepara il terreno per il gran finale.
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IL BIONDO E LA NERA
Se nei confini di Città-Palazzo il christianesimo è ormai una realtà incarnata dal gruppo di fedeli/fanatici guidato da Michela, fuori di essi continua a muoversi quella guerra per procura tra forze superiori, con Il Biondo (Giulio Baranek) e La Nera (Laura Morante) che muovono le rispettive pedine sulla scacchiera. Come avvenuto già nella prima stagione, Il Biondo è protagonista di un memorabile dialogo con Christian, a cui propone due alternative: fuggire o restare e affrontare le conseguenze terribili di una ipotetica passione. “Cosa è meglio?”, chiede il protagonista, ma Il Biondo continua a lasciargli tutto il peso del libero arbitrio: “Per te è meglio il mare o la montagna? Il camouflage di Bottura o la lasagna della mamma? È meglio Totti o Del Piero”. “Questa è facile”, replica Christian.
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L'UMANITÀ DI CHRISTIAN
E alla fine, al di là delle rivelazioni di Matteo, importa poco capire se Christian sia messia o anticristo, ciò che conta è la sua umanità, quel suo “volevo solo fare del bene” sussurrato a Rachele e ribadito al Biondo. È impossibile non stare dalla sua parte, non vedere del buono in lui, a prescindere dagli interessi di chi lo manovra e di chi lo ostacola. Perché il nemico non può essere un ragazzo un po’ ignorante che ricevuto il potere di fare di miracoli si sforza in tutti i modi di usarlo nella maniera più altruistica possibile, il problema, semmai, è il fanatismo in ogni sua forma, il potere con tutte le sue facce, i manipolati che si ergono a manipolatori.
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LA LOTTA PER CITTÀ-PALAZZO
Virando prepotentemente verso il dramma nel suo finale e continuando a giocare su un'ambiguità che è ricchezza, la seconda stagione di Christian stupisce lo spettatore con le continue evoluzioni dei suoi personaggi. E mentre il piano della Nera viene finalmente rivelato, Matteo sfida a tresette la sua immagine riflessa allo specchio e Christian, come Gesù, viene tradito dal bacio di chi lo ama, la vicenda prende una direzione inaspettata ma perfettamente logica, lasciando la porta aperta a un finale ancora tutto da scrivere. Ciò che è chiaro è che gli equilibri di potere, a Città-Palazzo, sono destinati a cambiare ancora una volta. E che la guerra per la salvezza della periferia romana non è ancora finita.