Il co-creatore dello show, Ian Brennan, ha voluto rispondere alle numerose polemiche che circolano attorno alla serie, affermando che non è stata affatto creata per essere “comprensiva” nei confronti del Cannibale di Milwaukee. “Penso che mostriamo un essere umano. È mostruosamente umano ed è mostruosamente mostruoso”, ha dichiarato in esclusiva ai microfoni del magazine statunitense Page Six in occasione della premiére di un'altra sua miniserie, "The Watcher"
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Dopo le innumerevoli critiche che si sono levate da quando la serie Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story è approdata su Netflix, stavolta a prendere la parola è lo stesso creatore.
Non parliamo del celebre Ryan Murphy ma del (poco) meno famoso co-creatore dello show, Ian Brennan (che comunque è il co-creatore di Glee, quindi anche lui assai noto). È lui che ha voluto rispondere alle numerose polemiche che circolano attorno alla serie, affermando che non è stata affatto creata per essere “comprensiva” nei confronti del Cannibale di Milwaukee.
“Penso che mostriamo un essere umano. È mostruosamente umano ed è mostruosamente mostruoso” ha dichiarato in esclusiva ai microfoni del magazine statunitense Page Six in occasione della premiére di The Watcher (che si è tenuta mercoledì 12 ottobre). The Watcher è l’ultimo show di Brennan, un'altra inquietante miniserie sempre sul true crime che segue la vera storia di una coppia sposata, che dopo essersi trasferita nella casa dei loro sogni nella periferia del New Jersey venne molestata da lettere firmate da uno stalker di nome The Watcher.
La serie criticata perché crea fascino attorno a un serial killer
Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story sta attirando numerose critiche perché ha affascinato il grande pubblico, portando in auge una figura la cui efferatezza rimane imbattuta nella storia della cronaca nera.
Jeffrey Dahmer è stato accusato dell'omicidio e dello smembramento di 17 uomini e ragazzi tra il 1978 e il 1991.
Come sottolinea Nicki Gostin su Page Six, molti degli omicidi riguardavano cannibalismo, necrofilia e conservazione di parti del corpo. Fu poi picchiato a morte nel 1994 all'età di 34 anni mentre stava scontando sedici ergastoli consecutivi in carcere.
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Il timore che Dahmer possa trasformarsi in un'icona della cultura pop
L'enorme successo riscosso in queste settimane sulla piattaforma di streaming video (visibile anche su Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick) sta facendo sorgere innumerevoli paure, tra cui quella di vedere gente travestita da Dahmer per Halloween.
La preoccupazione per cui si teme che un mostro del genere possa diventare un'icona della cultura pop spaventa parecchio la rete, che chiede a gran voce di non celebrare in nessun modo questo orribile criminale, tantomeno scegliendolo come travestimento per la notte del 31 ottobre perché vorrebbe dire metterlo sullo stesso piano di icone come Freddy Krueger, e addirittura come Marilyn Monroe.
Lo stesso co-creatore ha ammesso nell’intervista a Page Six che non capisce proprio l'ascesa dei "fan" di Dahmer, assetati di qualsiasi cosa riguardi quell’assassino.
"È inquietante", ha commentato. “Pazzesco”.
Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story è uno show che ha riscosso un successo tale da diventare la seconda serie più popolare su Netflix, dopo la quarta stagione di Stranger Things.
La miniserie è interpretata da un eccezionale Evan Peters, davvero pazzesco. Non si può usare la frase fatta "in stato di grazia", dato che per questo suo ruolo potremmo semmai utilizzare un'espressione come "in stato di dannazione".
Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story è stata rilasciata su Netflix il 21 settembre e da allora è tra gli show più visti della storia della piattaforma.
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Brennan: “Abbiamo cercato di mostrare un ritratto il più oggettivo possibile”
“Abbiamo cercato di mostrare un ritratto il più oggettivo possibile” ha affermato il co-creatore Ian Brennan, 44 anni, durante l’intervista rilasciata a Page Six. In quell'occasione ha inoltre rivelato di essere davvero stupito dal boom che la sua serie sta registrando. Ha confessato di essere stupito dal successo dello spettacolo e non è sicuro del motivo per cui è esploso.
Brennan ha risposto a chi lo critica per aver spettacolarizzato una tragedia realmente accaduta che per lui è interessante analizzare storie orribili come quella di Dahmer. “Penso che sia un modo per le persone di avvicinarsi alle cose spaventose di se stesse, guardarle (essere) ritratte sullo schermo”, ha aggiunto.